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LAD
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Ma il punto non è che fa comicità sulla disabilità, bensí che le battute fanno pena. Non è per tutti, sicuramente. Me lo ricordo dalle Iene, mi è sempre sembrato un cretino.
Bè, è un’interpretazione soggettiva quella dell’inclusione molto soggettiva. Se non l’ho capita io, che ho la fortuna di avere la vista, Max ancora meno, e lui, al contrario di me, non è rozzo e massificato.
Sicuramente non è per tutti quella “satira”, ma non lo è nei termini opposti a quelli che citi, e per le abbondanti ragioni “intestinali” che ho citato.
I Monty Phyton la sfiorano, ma quella è così raffinata e intelligente che davvero non è per la massa. Quella però.
Stunt, hai ragione, noi persone con disabilità non pretendiamo né la compassione né tantomeno l’approvazione a prescindere. Anche noi vogliamo essere trattati per ciò che valiamo e essere richiamati all’esigenza di comportarci in modo socialmente compatibile. Ribadisco che non ho né avuto io stesso né promosso in altri una reazione piccata e offesa allo sketch di Angelo, in esso critico: 1. Il fatto che egli ci rimproveri per comportamenti che conseguono al nostro stato (il chiedere informazioni su ciò che ci circonda mira a compensare il fatto che, appunto perché non vediamo, rischiamo di rimanere isolati ed estranei); 2. Se abbiamo alcune agevolazioni come i parcheggi riservati o un contributo dallo Stato, queste son misure atte a compensare un disagio nel quale, comunque, viviamo; 3. Non vogliamo “fare gli abili”, ma vogliamo cercare di essere un po’ meno disabili. E questo grazie al nostro ingegno e grazie all’aiuto della collettività e di chi ci sta vicino.
Rossana, quella belva silenziosa doveva essere fermata già da prima, il problema è che lo stato preferisce sprecare i soldi in caxxate strafregandosene di tutti quanti noi comuni mortali, per questo spero solo in una giustizia divina!
Viviamo in un mondo falso purtroppo rossana.
Al nostro Presidente ho suggerito di non optare per una risposta indignata al pezzo di Angelo ma piuttosto, di invitarlo a conoscere un po’ più da vicino la nostra realtà, aderendo ad alcune iniziative che vengono organizzate appunto per sensibilizzare le persone vedenti verso la nostra situazione. Ad esempio, può essere utile partecipare ai Percorsi al Buio, nei quali gruppi di persone vedenti vengono guidati, da ciechi, a effettuare percorsi al buio completo, sperimentando i diversi tipi di ambiente (strada tranquilla o col suono degli uccellini, strada trafficata e piena di rumori assordanti, marciapiedi ingombri di ostacoli ecc.). Oppure partecipare a una Cena al Buio, nella quale le persone vedenti si trovano a consumare un pasto al buio, servito da persone cieche, dovendo capire come si affronta senza vedere l’uso corretto delle posate, il riconoscimento del cibo, il versare bevande da una bottiglia ecc. Il tutto senza tristezze e in un’atmosfera serena e incoraggiante.
Max, sei un delizioso signore.
La tua elegante replica al tentativo di Stuntman di far passare come intelligente, in quanto “inclusiva”, quella specie di “cinepanettone” cabarettistico, è una lezione di raro stile.
Nel tuo caso, ma non solo nel tuo, avendo avuto io in ufficio un Davide non vedente, spiritoso e ironico sulla sua disabilità e che spesso accompagnavo al bus che lo riportava a casa, viene dimostrato come certe “disabilità” conferiscono abilità che certi “abili” non potranno mai avere.
Non voglio farlo, ma potrei inventarmi -immaginandomi non vedente- dieci scenette sulle disabilità di un vedente come quel pirla di Duro.
Grazie Max per la tua gentile e intelligente risposta, molto ma molto più interessante di altri commenti che ho letto, scontati e banali. Non so guarda, io non faccio il comico e non è che me ne intendo molto, ma personalmente non ho visto in quel monologo un reale intento di colpire le persone disabili. Magari Angelo avrebbe potuto utilizzare parole e frasi diverse, meno fraintendibili, ma è anche vero che così facendo non sarebbe stato il suo stile, non sarebbe stato lui. E forse tutto il discorso avrebbe perso di quel significato e di quella carica che lui ha voluto dargli. Secondo me lui non sfotteva i disabili, ma l’ atteggiamento ( e i pensieri ) che molti hanno verso di loro.
Tommy, mi spiace per la tua amica. Lo Stato però non è Dio, non è un’entità astratta che plasma i nostri destini muovendoci come marionette inermi. Lo Stato siamo tutti noi, singolarmente e come collettività, e pertanto abbiamo responsabilità di ciò che ci accade. Tanto per fare un esempio : tanta bufera sulla “costrizione” vaccinale durante il Covid e sull’incapacità del Sistema sanitario di far fronte ad un evento pandemico. E ora? Va tutto bene? Ora la sanità è messa addirittura peggio del periodo ceitico, ma nessuno se ne indigna, nessuno se ne preoccupa, se non quando ti ammali perché lo screening preventivo sulle forme tumorali curabili è stato sospeso, oppure le cure disponibili non vengono somministrate a tutti perché troppo costose, o ancora ti accorgi che in ospedale tutte le procedure standard stabilite dalle aziende sono volte al risparmio e quindi si evitano emocolture pee individuare batteri specifici, si rimandano esami costosi e nel frattempo i ricoverati muoiono.
Purtroppo ne ho recente esperienza diretta : mio padre ce lo siamo portato via perché il degrado dei reparti in cui era ricoverato faceva accapponare la pelle. Tutto ciò unito a personale non adeguatamente formato (soprattutto dal punto di vista umano), disinteressato alla cura del paziente, incapace di relazionarsi coi parenti. Un ambiente di menefreghismo diffuso, di infermieri e OSS ciondolanti nascosti in qualche stanzino pur di non essere disturbati. Un quadro davvero desolante. Mi immagino tra l’altro quelle persone anziane che non hanno nessuno a vigilare come possano essere trattate. Ci vuole un cambiamento radicale, persone motivate, formate e adeguatamente retribuite, che vengano incentivate a fare il proprio mestiere in modo dignitoso per sé stesse e per i pazienti. Ci vogliono soldi, vero, ma anche educazione e cambiamento di paradigmi.
Tommy,
più che d’accordo con te: si guarda alla crescita del PIL e all’avere sempre di più a livello individuale, trascurando gli aspetti più importanti nella vita di tutti quelli che per salvaguardare la loro salute dipendono dall’assistenza sanitaria di stato.