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La rosa nera. La violenza sulle donne

di

Un giorno per puro caso incontrai nel mio cammino una bellissima rosa nera, essa però era spezzata, il suo profumo la sua delicatezza e il suo bisogno di aiuto riuscì a persuadermi e mi convinsi a coglierla, fin da subito l’ansia mi assalii anche se un motivo apparente non c’era, mentre la coglievo sentivo il mio respiro sempre più affaticato, le mie gambe si misero a tremare e il mio passo era sempre più lento e incerto era la prima volta che provai una sensazione del genere, nonostante questa tremenda sensazione la presi tra le mani delicatamente e la portai con me, mi presi cura di essa affinché potesse riprendersi.
La cura e l’amore dopo un breve periodo diede i primi risultati finche un giorno finalmente vidi attraverso il piccolo vasetto di vetro spuntare le prime radici, ero felice..
Decisi di piantarla nel mio stupendo giardino fiorito pieno di mille farfalle che svolazzavano tra un fiore e l’altro, cercai un punto speciale dove poterla piantare, il sole in quel punto splendeva sempre e il venticello leggero avrebbe asciugato la brezza del primo mattino in modo tale da non rovinare i suoi stupendi petali di velluto.
Quando la presi tra le mani per piantarla l’unica spina che aveva mi punse, dal mio mignolo vidi scivolare via una goccia di sangue, in quel momento non ci diedi tanta importanza anche se nei giorni successivi quell’ immagine mi riaffiorò continuamente…
Al risveglio il mio primo pensiero era quella rosa nera cosi bella e attraente, le mie giornate passavano, osservavo ogni minimo particolare era incantevole. La curavo con tutto l’amore per vederla finalmente fiorire nuovamente, diventò sempre più bella.
Come ogni mattina andai di corsa nel mio splendido giardino con la speranza di vedere un’altra rosa sbocciare, ma il cielo quel giorno era scuro e il vento soffiava all’impazzata.
Mi guardai attorno tutti i miei fiori erano secchi, morti, non c’era più nulla vuoto tanto freddo e buio tutto cosi tremendamente triste, davanti a me quella che prima era una piccola rosa nera timida impaurita e bisognosa d’amore divenne enorme piena di spine taglienti come lame, essa sbocciò mille rose nere, le sue radici succhiarono la linfa dei miei splendidi fiori la terra diventò arida piena di spaccature, mi avvicinai ancora una volta con le lacrime al viso e ancora una volta le sue spine mi punsero avevo milioni di ferite profonde da quelle che non erano spine ma lame, i suoi rami mi stringevano il collo togliendomi il respiro dopo ore riuscii a fuggire..
Non tornai mai più in quel giardino lasciai tutte le mie cose, ancora oggi porto tutte le cicatrici e ogni tanto esse sanguinano e fanno male, tanto male, il dolore mi sveglia durante la notte e rivivo ancora quegli attimi, da quel momento la mia vita è cambiata e ogni volta che qualcuno si avvicina a me mi assale la paura e il terrore che quel giorno provai.
Monica.

Lettera pubblicata il 18 Ottobre 2012. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 13 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    kiky9326 -

    Purtroppo so di cosa parli. Un abbraccio.

  2. 2
    mony -

    Vorrei capire come superare questa situazione, non riesco più a fidarmi di nessuno e sto male quando sto con le persone che non conosco.. ho paura..

  3. 3
    Mayte -

    dopo 10 anni la mia rosa divenne nera,,,,,e come te il mio corpo , le mie mani rimasero ferite …ma un raggio di sole…arrivava ogni mattina…la vita mi bussava ….e nel buio di quel giardino …vidi una rosa rossa,,,crescere spontaneamente ,,,,non l’avevo chiamata…
    eppure come ogni cosa della vita avevo solo la possinilità di viverla o di rimanere buia e nera come le rose nere…..e invece mm dopo mm….ho deciso di vivere,,,,ora splende il sole…e menomale che quella rosa non l’ho fatta morire e non l’ho abbandonata…perchè oggi ha infestato il mio giardino…e ho scelto io …scelto di vivere,,,scelto di viverla….l’alternativa era la morte,,,,

  4. 4
    kiky9326 -

    Se vuoi posso darti la mia mail, così possiamo parlarne kiky93a@hotmail.it
    Qui ti posso solo dire che ci vuole del tempo, ma tanto tempo e non basta nemmeno a cancellare tutto lo schifo, almeno non a distanza di 17 mesi. Poi la cosa più difficile, le persone giuste. Quelle che ti fanno capire che non tutti sono dei mostri e che ti dimostrano più affetto, più di così vado sul privato e qui non me la sento di scrivere.

  5. 5
    mony -

    grazie mille per le sue splendide parole, spero che il mio racconto possa terminare con un bel giardino fiorito di rose rosse, qualcuno che conosca L’amore Vero.
    Grazie kiki al piu presto ti scrivo.

  6. 6
    Silvio -

    Quando leggo queste cose, immediatamente mi vergogno di essere un uomo.
    Poi pero’ penso che non tutti siamo come quelli che avete avuto la sfortuna di incontrare che, anzi, non definirei nemmeno “uomini” ma “mostri” come ha scritto kiky. Sicuramente non bestie, perche’ offenderei gli animali.
    Purtroppo c’e’ ancora chi non ha capito che la differenza tra ‘conquistare’ e ‘prendere con la forza’ e’ molto sottile da un punto di vista puramente semantico, ma e’ invece profonda se riferita ai rapporti con le persone.
    Che altro posso dire? Solo augurarvi che possiate incontrare uomini e mai piu’ mostri.

  7. 7
    Monica -

    ciao Mony , sono Monica abbiamo in comune lo stesso nome e la stessa triste esperienza . @ Silvio hai ragione non tutti gli uomini sono così …! X FORTUNA ! Ma ci vuole tanto coraggio x affrontare nuovamente la vita …..tanta forza di volontà ! A distanza di 8 anni provo ancora tanta rabbia e odio x quel mostro .

  8. 8
    LUNA -

    …infatti, neanche a me piace parlare di ‘uomini’ riguardo la violenza. Lo trovo ingiusto nei confronti degli uomini, a parte che la violenza non ha sesso. Alcuni giorni fa due uomini mi raccontavano le loro esperienze di stalker subito, molto pesanti. Un mio amico ha avuto anni fa un’esperienza pazzesca e devastante. Ora sta bene, ma ci ricordiamo coi brividi quel periodo. – MOMY, i percorsi di ripresa e rielaborazione dopo questo genere di esperienze non son brevi e semplici, purtroppo. Tanto più è stata lunga, intensa, contorta, violenta, l’esperienza. Tanto più ha invaso, destabilizzato l’equilibrio e l’esistenza e l’identità. Ma si ‘guarisce’. Virgoletto ‘guarisce’ perché gli effetti di trauma, paura, adattamento etc son pesanti. Però la violenza è una malattia di chi la usa, di chi usa meccanismi perversi, di chi non conosce livelli più sani, sereni, rispettosi, coerenti di comunicazione e relazione. E’ chiaro che è importante identificare il proprio ruolo in un’esperienza, la propria parte, perché a terrorizzare son anche i concetti di passività (mi ha travolto, non potevo farci niente, ero impotente) e o di colpa (è colpa mia, non ho saputo riconoscere la violenza, o proteggermi, difendermi etc)

  9. 9
    LUNA -

    e recuperare invece la sensazione di essere agenti e protagonisti della propria vita. Non negare la propria esperienza negativa, ma non ‘fondersi’ ad essa, pensando di ‘essere’ l’esperienza, considerando la propria identità e la propria intera esistenza solo e interamente in base a un periodo nero della vita e certe sensazioni. Momy, so di cosa parli e non la faccio facile. Files lesionati, a volte li chiamo così. Bisogna avere pazienza, verso di sè. La prima cosa è spostarsi dalla violenza. Poi ridarsi il diritto di stare dentro sè, intanto, ri-conoscersi. Per certi versi è come tornare da un paese in guerra, lo so. Mayte ha scritto una cosa importante e bella, parlando da protagonista. E’ un messaggio positivo, attivo, non solo consolatorio. Parla di scelta. Dice tante cose. Anche la metafora che hai usato tu è chiarissima, racconta, dice così tanto. Se posso darti un consiglio non tornare continuamente (anche se viene naturale) nel tuo giardino solo per guardare quanto sia devastato, col rimpianto di cosa sia stato, prima. Comincia a piantare nuove piantine dentro di te.

  10. 10
    mony -

    Grazie LUNA del tuo splendido consiglio, l’errore forse più grande che commetto è proprio quello di guadare al passato, a com’ero prima e a dispiacermi per non riuscire ad essere nuovamente quella persona spensierata e piena di vita, però hai ragione tu è ora di tornare nel mio splendido giardino dato che quella rosa nera non esiste più, con amore cercherò di prendermene cura… Grazie ancora, mi ha fatto riflettere su un errore che costantemente commetto.

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