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Qualcuno ascolta?

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Lettera pubblicata il 8 Luglio 2013. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Cittadini - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 17 commenti

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  1. 11
    sara -

    Ciao Acquasag(gia)!
    Oggi tanti ragazzi non hanno neanche la possibilità di laurearsi perchè i genitoli li spingono a lavorare e contribuire il prima possibile. Tanti si laureano in lettere e facoltà umanistiche ma aihmè sai bene che non c’è spazio per l’umanità nel mondo del lavoro dove la sopraffazione regna sovrana.
    Sei stata fortunata, la tua laurea ti ha aiutato a trovare lavoro? E posso chiederti dove sei stata? Ho meno della metà dei tuoi anni…credi che un giovane potrebbe ancora far fortuna all’estero senza delle grandi capacità? Perchè la crisi ha colpito più o meno tutti e oggi il boom di benessere partito negli anni 80 inizia a cedere violentemente. Tu dici di essere partita senza risorse… ma come hai fatto? Condivido quello che dici sull’italia e gli italiani e ho provato una rabbia enorme ma ho lottato contro i mulini a vento e mi trovo senza forze,senza speranze e galleggio nell’inerzia ormai, sognando solo di trovare un appiglio, dentro o fuori di me, per andare avanti…

  2. 12
    acquasag -

    Cara Sara, il mio non credo sia stato tanto il coraggio quanto la disperazione! Non ne potevo piu’ davvero piu’! Mi ricordo che un giorno qualcuno commento’ le mie obiezioni dicendomi: “Questa e’ l”italia! Se non ti piace, vattene!” Mi e’ scattato qualcosa dentro ed ho detto:” Hai ragione! Adesso mi organizzo e me ne vado!” Due mesi dopo avevo due valigie ed un biglietto per New York!!! Da li e’ iniziata la mia avventura americana. Ovvio che non mi aspettavo il tappeto rosso, ed ho incominciato un po’ come tutti, a servire ai tavoli in un ristorante, ma piano piano ho costruito il mio cammino e sono diventata un’apprezzata professionista. Ti raccomando di visitare questo sito: http://www.voglioviverecosi.com/ dove troverai varie testimonianze e consigli di persone che hanno deciso di dire basta e fare gli “expat”! Ci vuole solo un pizzico di coraggio, un tocco d’incoscienza e tanto, tanto ottimismo! Fallo finche’ puoi e non hai altre forti pressioni e responsabilita’, come una famiglia e dei figli. In bocca al lupo!

  3. 13
    marco -

    Ma che lavoro facevi e soprattutto come hai fatto per il visto USA? Poi lì la vita costa di più che in Francia e Inghilterra, non ha senso fare paragoni con l’Italia visto che molti guai li hanno combinati quelli con le lauree comprate-chissà che danni farà il Trota in futuro!

  4. 14
    Gabriele -

    Ciao, ho letto il tuo sfogo, e ti comunico una cosa.
    Non sei per nulla anormale, fuori dal coro, come ti definisci.
    Al contrario è questo paese, la maggioranza degli italiani che sono fuori dal coro e anormali, aggrappati a quelle poche certezze a scapito degli altri, solo per galleggiare.
    Il vile danaro in questo paese ha la priorità su tutto e compra anche le gli animi delle persone.
    Si, sono disgustato e mi sento quasi razzista verso i miei connazionali, che sono diventate persone maleducate e menefreghiste.

    Non sei sola, come noti, come leggi e come senti. Paradossalmente anche io mi sento solo, perchè a parte qualche eccezione, non trovo persone che abbiano il mio stesso punto di vista: essere cittadini normali senza prendere in giro il prossimo.

    Ciao.

  5. 15
    acquasag -

    Ciao Marco. Il permesso di soggiorno come residente l’ho ottenuto dopo tre mesi perche’ parlavo bene l’inglese e conoscevo la Costituzione Americana. Di certo allora era molto piu’ facile! Piu’ cara? Non credo visto che in Italia ti tassano anche per l’aria che respiri e non si beneficia MAI dei soldi che si versano all’Erario perche’ non funziona nulla!

  6. 16
    acquasag -

    Ciao Andrea. Mi fa molto piacere sapere che ci sono delle persone come te con le quali c’e’ un affinita’ elettiva. Spero che in un imminente future ne incontri qualcuna personalmente cosi’ mi sentiro’ un po’ meno sola.

  7. 17
    justmyphase -

    Ti capisco benissimo.
    Io ho solo avuto “esperienze” all’estero (Danimarca, UK), ma non mi sono mai trasferito. Continuo ad essere attaccato a questo paese (di me..da?).
    E non so perché continua ad esserci qualcosa che perversamente mi piace, qui.
    Cosa? Forse la natura, o la solidarietà italiana che, quando c’è, è qualcosa di sottilmente irreplicabile.
    Capisco anche benissimo che tu sia tornata per tua mamma.
    Il consiglio che ti posso dare, lavorativamente, è quello di “capitalizzare” la tua esperienza di migrante. Aiuta altre persone che hanno lo stesso desiderio, associale, informale, ecc. ecc.
    Puoi costruirti una nuova professione, così. Anche se non è facile.

    Ciao, un abbraccio..!

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