Salta i links e vai al contenuto

Non si può parlare di brave persone “a prescindere”

Trovi il testo della lettera a pagina 1.

Può sembrare un’affermazione troppo generale e quindi restringo al campo che mi interessa: di recente ho notato che ci sono persone buone e persone buone, due grandi categorie insomma. (In senso generale, per “buone” intendo dire persone intelligenti positivamente, ottimiste, razionali, non crudeli a prescindere, capaci di stare vicino agli altri, insomma tutte le doti positive che chi ha un’indole molto negativa non ha) . La prima, è la categoria dei “buoni ma sempre dopo aver fatto prima convenienti ragionamenti”. Poichè ho avuto a che fare con una persona del genere, descrivo quei tratti che mi hanno sorpreso:

  1. tendenza a valutare razionalmente – quindi poca pochissima spontaneità, anzi zero – situazioni e persone prima di avvicinarsi. Qualora ad esempio la persona in questione si dimostri poco conveniente (non perchè negativa, ma ecco perchè poco conveniente insomma poco portatrice di bene concreto nella vita dell’altro che può essere materiale come spirituale in fondo) , tendenza ad allontanarla o volersi allontanare, ma usando sempre prima il ragionamento del doversi allontanare senza che lei può parlare male, e per fare questo spesso si è disposti anche alle azioni più meschine e subdole per far apparire l’altro in torto, insomma l’importante è sopravvivere ma soprattutto apparire “buoni”;
  2. bè, anteporre un ragionamento a tutto, e a seconda di quanto sono intelligenti riuscire a volgere spesso interi gruppi di persone a proprio favore. Come se non bastasse, ho visto suddetta persona dire: “faccio così solo perché altrimenti potrebbero escludermi”, e dopo un po’ di frequentazione ho visto le persone avvicinate che pendevano tutte dalle sue labbra. Ora, è vero che questa persona è intelligente e sa essere buona, sa piacere, sa essere apprezzata, ma ecco, “SA ESSERE buona”, lo fa avendoci ragionato e riuscendo davvero a vestire quei panni alla perfezione. Potrebbe avere a che fare con chiunque comprandoselo e vendendoselo con poco. E infatti così fa. Se una persona non gli interessa, non la pensa proprio, ma sempre apparendo lui come una brava e bella persona.
  3. Un altro grande tratto è l’essere efficaci. Ci sono poche cose che li abbattono e se decidono di essere crudeli lo sono fino in fondo e in maniera devastante. Altro che buoni. A livello pure fisico senza scrupoli a volte. Ma sono capaci di tornare agnellini indifesi non appena ci sono occhi indiscreti o se devono giustificarsi.
  4. Insomma sono un pezzo di pane, adorabili, amorevoli, danno ottimi consigli perchè si sanno muovere bene nel mondo, fanno innamorare tutti o quasi, mettono pure nella condizione gli altri di essere buoni con loro per forza, ma io sinceramente provo nausea all’idea di finire sotto le loro grinfie, sono pericolosi, e a lungo andare si capisce che anche un bel gesto è per loro in fondo amore sì ma anche e soprattutto investire.

E questo è.

Nessuno oserebbe mai dire di loro niente di negativo, ma guarda caso spesso la famiglia non ha moltissimo rispetto per lui, cioè stranamente gli amori si allontanano, amici strettissimi pochi, in famiglia gli tengono un broncio enorme come un punto. E la persona ovviamente interrogata dice che sono loro il problema. Eppure anche noi che gli stiamo vicino, che siamo fessi conclamati con tutti e nella vita e nelle cose pratiche, sentiamo che qualcosa di inquietante c’è. Eppure spesso ci dà così tanto supporto e si rende talmente utile che ne diventiamo dipendenti. Sarà questo il suo gioco con noi?

Comunque, c’è un’altra categoria di buoni, io la chiamerei la categoria dei buoni f*essi. Spesso alcuni hanno un’intelligenza straordinaria, intuiscono anche le cose più ciniche della vita ma restano pensieri, non hanno quella “cattiveria” di tramutarle in cose vere. Poi va bè non sanno mettersi in situazioni vantaggiose nella vita, danno il cuore per tutti, vengono abbandonati pure dieci volte non capiscono mai, si mettono sempre da parte. Non si amano, a volte. No. Più che essere buoni sembrano quasi traumatizzati. Spesso infatti hanno avuto infanzie e adolescenze difficili, in cui sono stati trattati malamente anche dagli affetti più cari. Non si sa se non sono diventati cattivi o non hanno saputo esserlo. Spesso sono noiosi. Tipo che la gente li cerca per ottimi consigli e abbandonarli di nuovo ma mai per costruire un rapporto. Li cercano per sfruttarli. Ma questi sono così buoni e f*essi che non si capisce per cos’altro li dovrebbero cercare.

Bè alla fine di queste due grandi analisi, sinceramente non mi sembrano buoni nè i primi nè i secondi. Non dico di essere buona o normale io, eh, anzi. Solo che sono affascinata da chi irradia bontà ma mi rendo conto che per vivere bisogna essere forse realistici oltre che buoni (comunque le persone buone irradiano una luce diversa, si vede da tutto quello che fanno che sono “vere”, “belle”, “positive”, che si sforzano per cose importanti. Il punto è che spesso anche i primi irradiano a primo acchito questa luce, vengono acclamati per i loro traguardi professionali, poi uno resta abbagliato, invece ai secondi viene recriminato che “non hanno voluto fare niente”, ma la verità è che sono troppo buoni al punto da essere f*essi e spesso sono sacrificatissimi ma non hanno la velleità di arrivare nella vita) .

Voi che ne pensate? E come la vedete questa cosa?

Io sinceramente, in fondo, una vita non la farei nè con i primi nè con i secondi. Mi si gela il sangue a pensare di rimanere sola in casa al buio una sera che stai “litigato” con il “buono” della prima categoria, ma mi sento male pure all’idea di venire educato da piccolo dal secondo, e di affrontarci situazioni difficili ma difficili davvero, perchè so che non hanno quel bagaglio per essere realistici e in fondo poi mollano pure perchè tanto dicono ch si bastano da sè, che non hanno bisogno. Poi in realtà stanno male e ne soffrono, e sanno in fondo che non sono realizzati. Insomma bocciati entrambi. Voi che ne pensate? Quali sono le vostre esperienze in merito? Avete mai fatto le constatazioni che ho fatto io? Come avete valutato il rapporto con questi due tipi di “buoni”?

Lettera pubblicata il 8 Febbraio 2017. L'autore ha condiviso 13 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
Condividi: Non si può parlare di brave persone “a prescindere”

Altre lettere che potrebbero interessarti

La lettera ha ricevuto finora 39 commenti

Pagine: 1 2 3 4

  1. 21
    celi_lois -

    @Nicola, questa terza categoria di cui parli mi sembra un ottimo bilanciare la propria indole buona (per chi ce l’ha) con il bisogno di stare al mondo. Apprezzo e stimo chi riesce ad essere così. Sarebbe il buono fesso quando decide di essere meno fesso o non esserlo per niente.

    @Xleby Bè, sì, è proprio così, un po’ mi sento entrambi, ma in realtà quelle che ho delineato così precisamente sono due persone che sono presenti nella mia vita e vicinissime affettivamente, persone che conosco da molti anni e ho avuto ben modo di osservarli in talmente tante occasioni. Il buono zerbino un tempo non lo vedevo come zerbino, lo vedevo anzi come illuminato e cercando una persona del genere mi sono trovata il buono della prima categoria, che sinceramente tanto buono non mi sembra.

    Perchè il mio punto è questo: il primo delineato non so bene dove metterlo. Quando fa bene mi fa troppo bene, ma è come se sapessi che lo fa sempre perchè ha valutato che io gli sono conveniente. E quando deve farmi male mi fa TROPPO male, a livello che mi sembra di morire.
    L’unica cosa che me lo rende tollerabile e amabile è che non è ambiguo ed è molto diretto.

  2. 22
    celi_lois -

    @Golem, ciao!
    Sulla sincerità, bè, è difficile riflettere su questo. A me la sincerità piace, pure quella nuda e cruda (non mi piace avere sorprese covate da tempo per il mio bene, ma anche io ho mentito per il bene altrui, e ho ritenuto di aver fatto bene e che la cosa saputa sarebbe stata inutile, avrebbe solo ferito.)
    Però a volte è relativa, cioè, ogni volta che parliamo, la lingua ci costringe a dare un’implicita interpretazione della verità, vuoi per manipolarla a fini pratici, per farla accettare, o per altri motivi, e quindi come dire, come fa uno ad essere sincero.
    Senza dimenticare che chiedere un parere sincero ad una persona vuol dire accettare i limiti intellettivi e culturali (e “di esperienza”) della persona, quindi come dire, non so, è troppo relativa la sincerità.

    Dall’essere “buoni” mi aspetto qualcosa di più oggettivo come descrizione, più univoco o meglio.
    Io non vorrei tentare di definire “la persona buona” in generale, perchè capisco che dovremmo partire appunto dal definire cos’è per noi la sincerità, la zerbinaggine, o l’opportunismo, sarebbe impossibile.
    Mi concentro però sulle due figure della mia vita che ho delineato perchè mettono in discussione quello che penso e potrei pensare di una persona “buona”.
    Perché ho sempre creduto di volere accanto persone buone.
    Forse dovrei pensare che chi ha interesse a stare con me poi sarà anche buono, ma vedo che il buono della prima categoria è buono a fatti suoi perchè quando le mie cose non coincidono con le sue diventa un mostro.
    Quindi?
    Dovrei trovare un buono bilanciato, quello delineato da Nicola. Che è come vorrei essere, riuscendo a tirare fuori il meglio di me.

  3. 23
    Vic -

    Suzanne,
    certamente dire al proprio partner che
    è il più sottodotato è veramente una cattiveria
    gratuita, viceversa dire che è il più dotato se è
    vero giusto farlo come secondo me se apprezziamo
    una persona è giusto dirlo,
    sarebbe migliore il mondo se lo facessimo.

  4. 24
    maria grazia -

    Suzanne.. l’ obiettività sarebbe DISUMANA?? beh, vaglielo a dire ai giudizi che devono condannare o assolvere un imputato in base a prove OBIETTIVE, o ai medici che devono fare una diagnosi su un paziente secondo analisi OBIETTIVE, o ancora.. vaglielo a dire a coloro che – in un contenzioso o in fase di selezione- devono basarsi sui fatti OBIETTIVI nel fare una valutazione su una determinata persona. Piaccia o no, una società CIVILE DEVE basarsi sull’ OBIETTIVITA’.
    Allo stesso tempo, non riesco a trovare proprio niente di UMANO nella falsità, nella mistificazione e negli equivoci nei quali quella stessa società che si autodefinisce “normale” cade in continuazione, e che sono spesso fonte di drammi se non addirittura di TRAGEDIE.

    Cicci, condivido ogni parola! Che dire… nient’ altro da aggiungere.

  5. 25
    rossana -

    Celi_lois,
    per me la bontà, come la bellezza e la verità, non è facile da delineare con concetti condivisi da tutti. personalmente, faccio riferimento all’indole delle persone che mi attraggono o che fanno parte del mio ambito famigliare. da suddividersi innanzitutto, a grandi linee, fra egoisti e altruisti. i migliori, ovviamente, si posizionano in un apprezzabile punto d’incontro fra i due opposti.

    MA… e non è un MA di poco conto, solo alla prova dei fatti più estremi si ha modo di conoscere l’essenza più profonda di una persona. essere buoni in generale, comunque, non basta. si deve tener presente in quali contesti e verso quali specifiche persone quest’attitudine si manifesta.

  6. 26
    Golem -

    Celi-lois, capisco quello che intendi dire, ma la bontà é un concetto relativo. Essere “buoni” non sempre significa assecondare le aspettative altrui, che spaziano da uno a infinito, ma significa essere sempre coerenti nelle relazioni col prossimo. Quando io sono “sincero”, che sia una azione gradita o sgradita, sono “buono”, nel senso che sto dando all’altro un’indicazione affidabile di quello che penso, con la quale azione tuttavia ritengo “sinceramente” di aiutare il mio interlocutore. Certo la “sincerità” gratuita che ferisca inutilmente l’altro non è più sincerità. Questa deve sempre tendere a dare segnale costruttivo, anche se può non piacere a chi lo riceve. Se invece parliamo di bontà intesa come empatia, con la quale spesso viene associata, entriamo in un ambito relazionale diverso del rapporto, dove interviene una soggettiva sensibilità, non sempre necessariamente indice di “altruismo”. A volte i “sempre” empatici hanno solo bisogno di “sentirsi” buoni. Cioè sono “buoni” per un loro bisogno, non per quello dell’altro.
    La pietà, la compassione o la carità sono componenti dell’empatia e attengono all’ambito emozionale, la bontà è un concetto più legato alla sfera della ragione che non alle emozioni.
    Ciao

  7. 27
    Yog -

    Bella ‘scussione. Ma quelle bbone secondo me meritano. A prescindere.

  8. 28
    Nicola -

    Vorrei spendere due parole sulla verita’.
    E’ assodato che di verita’ ne possono coesistere diverse nella stessa persona, alcune sembrano addirittura contraddirsi. Sono normali i cambiamenti dell’umore, si puo’ oscillare, ad esempio, tra la serenità e la forte tristezza, tra l’intensa rabbia e il senso di colpa. A volte emozioni contrastanti sono presenti contemporaneamente, tanto da creare caos nel soggetto e nelle persone a lui vicine.
    Questi stati d’animo si scatenano soprattutto in risposta ad eventi relazionali piacevoli/spiacevoli, come, ad esempio, un rifiuto, una critica oppure una particolare attenzione da parte degli altri. La reazione emotiva puo’ essere più immediata, marcata e duratura rispetto a quella delle altre persone.
    Certe volte , bisognerebbe fermarsi a riflettere , e cercare di capire che , forse , dietro a una persona che , apparentemente ci può sembrare con determinate caratteristiche negative , può nascondersi una grande persona , di buon cuore , piena di sentimento.
    Per questo motivo il buono mette in conto anche verita’ fumose, incomplete, nel dubbio che dietro l’apparenza si nasconda una persona completamente diversa, cerca di astenersi dall’esprimere giudizi negativi.
    Per le valorizzazioni invece procede con minor cautela.

  9. 29
    Vic -

    La società spesso sta in piedi con la menzogna,
    cerca di creare il consenso, mostra
    solo quello che vuole.
    Ma ogni moneta ha un dritto e un rovescio.
    Una moneta che ha due dritti…è falsa.
    La verità è nuda.
    L’istinto di solito non sbaglia se lo seguiamo,
    il problema è che a volte vogliamo vedere
    solo ciò che vogliamo vedere!
    Da secoli i governi adoperano la paura
    e la menzogna.
    Però nel tempo vengono scoperti…
    Ricordate le famose “armi di distruzione di massa”?
    Io non avevo mai creduto a questa cosa, solo pretesti,… come quello di Gleiwitz che servì a Hitler
    per avere un pretesto per invadere la Polonia.
    Ma era credibile che la piccola Polonia,
    avesse attaccato una stazione radio della germania
    nazista, 100 volte più forte di loro?

  10. 30
    rossana -

    Nicola,
    interessante il commento 28, utile per eventuali ulteriori approfondimenti…

    ti andrebbe di precisare la tua età?

Pagine: 1 2 3 4

Lascia un commento

Max 2 commenti per lettera alla volta. Max 3 links per commento.

Se non vedi i tuoi ultimi commenti leggi qui.


▸ Mostra regolamento
I commenti vengono pubblicati alle ore 10, 14, 18 e 22.
Leggi l'informativa sulla privacy. Usa toni moderati e non inserire testi offensivi, futili, di propaganda (religiosa, politica ...) o eccessivamente ripetitivi nel contenuto. Non riportare articoli presi da altri siti e testi di canzoni o poesie. Usa un solo nome e non andare "Fuori Tema", per temi non specifici utilizza la Chat.
Puoi inserire fino a 2 commenti "in attesa di pubblicazione" per lettera.
La modifica di un commento è possibile solo prima della pubblicazione e solo dallo stesso browser (da qualsiasi browser e dispositivo se hai fatto il Login).

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 caratteri disponibili