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Nella vita ci vuole coraggio

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Lettera pubblicata il 2 Maggio 2008. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 12 commenti

Pagine: 1 2

  1. 11
    lupetto -

    Ben detto,Daniela,il fatto che la grossezza del p…sia tra gli argomenti + ‘gettonati'(uso il linguaggio di striscia)fa riflettere.Mi sta bene l’amore,l’islam,ma ‘quello’…Del resto questo è ancora uno dei pochi,pochissimi siti dove non c’è ostruzionismo e non si arriva alle sconcerie di altri siti dove si può parlare di tutto in senso stretto senza pudore.Almeno qui certi termini sono punteggiati e inseriti per sfogo col giusto ritegno.Purtroppo sul lavoro i + grandi e indefessi lavoratori lavorano facendo proprio quello,è come se quello non facesse sentire la fatica.I colleghi + seri non fanno quello ma hanno una grande voglia di comandare anzichè lavorare.Dagli umili teste di gallina ai seri caporioni sul piedistallo alle galline/comandanti che racchiudono entrambi gli aspetti con la giusta proporzione.Pensa che qualche mese dopo l’assunzione il gruppo di neoassunti,tutti laureati e giovani e appena conosciutisi,pensò di regalare alla + carina un completo intimo,una mia collega,apparentemente seria,nella categoria dei caporioni sul piedistallo,giustificò dicendo:-Svegliati,si usano questi regali,una mia collega mi regalò un paio di mutandine rosse che non indossai mai,indovinare le taglie non è un problema-.(se condivideva perchè non le indossava,c’è da chiedersi).Quando un mio capo andò in pensione gli regalarono gli eccitanti per il sesso.Detesto i baci e gli abbracci,le distanze sono indice di enorme rispetto verso l’altro.Non biasimo le colleghe che ti sanno baciare garbatamente sulla guancia senza la minima invadenza,ma quelle che per richiamare l’attenzione ti mettono il dito su ginocchia e gambe e vogliono andare + in là con altre toccatine e strusciatine meriterebbero cinque dita stampate.’Siamo tra donne’ ti dicono,ma non siamo tra sorelle nè siamo bambine.Scusa se apro momentaneamente un’altra parentesi,magari se vuoi rispondermi nella discussione del collasso,sai cosa significa quando un dottore ti scrive ‘parentesi nervosa agitata’ in seguito alla prova con lo sfigmomanometro?Tra collassati dovremmo capirci.
    p.s.:chissaè se Belinda Victoria mi assomiglia…

  2. 12
    Daniela Bigottà -

    Per toccare almeno due argomenti, sia pur marginalmente, dico che, almeno in due occasioni, mi è stato proposto il compromesso pur di raggiungere un qualcosa che mi era assolutamente dovuto. Ovviamente ho declinato gli ‘inviti’ perché mi rispetto e non cambio i miei principi a nessun costo. Somma ingiustizia, sì. Ma il mondo è pieno di ingiustizie e, se dovessimo far caso a quante ce ne vengono propinate, avremmo un avvocato che lavora solo per ognuno di noi. Alcune, poi, non possono neppure venire provate. Altre sì ma, come in un caso che mi è successo, ho perso la causa e ne è uscito risplendente chi mi ha danneggiata. Avrei dovuto piangere, strapparmi i capelli? A cosa sarebbe servito? A niente. Quando non si è persone autorevoli, ovvero ricche, con un’immagine sociale di tutto rilievo, vivere da perdenti è la prassi. Il rispetto ti viene da quello che hai, non da quello che sei. Dunque, Mik, non sempre siamo noi i veri responsabili di quel che ci accade nonostante sia facile commettere errori per inesperienza, ingenuità o leggerezza. Sul dolore si costruisce la nostra identità, sul suo superamento la nostra forza interiore. Non a caso il numero di suicidi è maggiore nell’ambiente dei ricchi che, non dovendo aspettare di avere, e avendo troppo, non sanno più cos’è la rinuncia, non giustificano i voltafaccia delle persone, non hanno più niente da desiderare. Gli ostacoli cui accenna Fabio sono anche questi: battere in ritirata per cose che possono essere risolte o il non volerle affrontare. Nella lotta quotidiana, nel dolore, ci fortifichiamo e siamo sempre più in grado di non demordere. Ho conosciuto una persona speciale: un inglese con un buon lavoro nella sua città, una moglie, un bambino. Poi succede che la moglie s’innamora di un italiano e, una sera, quando lui torna a casa, non c’è nessuno. Partiti per chissà dove, neanche un biglietto. Fa le dovute ricerche e viene a conoscere la località. Poiché perlomeno non vuole avere l’impedimento di vedere suo figlio, vende tutto quel poco che ha e, senza sapere una parola d’italiano, si trasferisce immediatamente in Italia. Un anno di ricerche sfibranti, di disperazione, ma mai la resa. Oggi quell’uomo ha un lavoro in Italia, seppure non così di rilievo, e vede regolarmente suo figlio. Un esempio di chi il coraggio l’ha avuto, ed è arrivato là dove voleva. A Lupetto dico: gli ambienti di lavoro lasciano molto a desiderare e la volgarità è in ogni dove. Surclassa con una serena indifferenza. Dove le lotte sono inutili, inutile è il dispiego di ogni energia. La tua vittoria sta solo nel non abbassarti a certi livelli ed è interiore. “Raglio d’asino non sale in cielo”. Circa Belinda Victoria ti dico purtroppo o per fortuna che è unica. Neppure te la posso mostrare, perché sta nella mia fantasia. Di Amedeo parleremo dunque nella pagina che la riguarda, del collasso in altra. La cosa più gratificante, voglio sperare, è che quel collasso, quel collasso e quel coma, nel caso mio, li possiamo raccontare.

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