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Ex che tornano

di
Trovi il testo della lettera a pagina 1.

Ciao a tutti!
Era il 7 ottobre quando con le lacrime agli occhi vi ho scritto che l’uomo della mia vita, l’uomo che parlava di sposarmi, per cui pensavo di trasferirmi in una regione distante dalla mia (sia per km che per stile di vita), mi aveva lasciata di punto in bianco senza nemmeno una spiegazione, solo con un accenno alle difficoltà che io avrei incontrato nel cambiare vita e al suo senso di colpa nel caso in cui non mi fossi trovata bene.
Tre anni e mezzo d’amore, di risate, di problemi affrontati con la voglia di combattere le difficoltà e farlo insieme, per poi mollare tutto a pochi mesi dal giorno in cui le nostre vite si sarebbero riunite dopo un faticoso anno di storia a distanza.
Tutto brutalmente annegato in un mese e mezzo di silenzio, di totale oblio, in cui ho dovuto reinventare me stessa, risollevarmi, lottare per darmi nuovi sogni e nuovi obiettivi, e – ad un tratto – una telefonata giunta il 18 di novembre…
Era lui.
Non so spiegarvi l’emozione, la felicità ed insieme la rabbia, che ho provato.
Pensavo che avrei pianto ed invece ero io quella forte, io che ascoltavo senza battere ciglio le parole di un uomo per cui avrei fatto qualunque cosa al mondo e a cui tremava tremendamente la voce…
Lui, l’uomo forte, l’uomo fatto di muscoli e senso pragmatico, aveva la voce rotta dall’emozione, mentre io, emotiva ed impulsiva, ero tranquilla (superato lo shock iniziale).
Si è scusato… Mi ha detto di essersi sentito confuso, giunto al bivio, ad una svolta che non era certo di essere pronto ad affrontare ma che non ha mai messo in dubbio di amarmi…
Parole, tante parole, ragazzi… Ho sentito che erano parole sincere e conoscendolo so che i suoi comportamenti sono stati dettati dalla paura folle di sbagliare estirpandomi dal mio mondo per “impiantarmi” nel suo… ma sono e restano parole… i fatti sono che mi ha fatto troppo male e che scusarsi in questo caso non basta, nemmeno se lo amo ancora.
Non so cosa ci vorrebbe per far tornare tutto come prima, so solo che non riesco a dare un colpo di spugna e a dimenticare che in questo mese e mezzo di dolore, lui non c’è stato perché era troppo intento a guardare nel suo guscio per trovare un po’ di posto anche per me…
Non riesco a smettere di pensare a tutte le altre volte che potrebbe ricapitare, ad ogni crisi e ad ogni problema in cui potrebbe staccare la spina e sparire per rimanere solo a meditare…
E così gli ho detto che io adesso ho imparato a star da sola e che è da sola che voglio stare. Ha detto che mi aspetterà, ma io ormai non credo più in lui, non credo più nelle cose che promette, non conosco più il suo cuore… Mi chiama, di tanto in tanto, e sento che vorrebbe dire molto più di quanto io non gli permetta di dire tagliando sempre corto in tutte le chiamate, ma nonostante tutto preferisco così…
Non so come andranno le cose, non ne ho idea. Vi scrivo solo per dirvi che, alla fine, la riscossa arriva, proprio quando pensereste che non giungerà mai, proprio quando sentirete che nonostante il posto vuoto che avete nel cuore vi siete pienamente rialzati e vi sentirete pronti a guardare con ottimismo al futuro, nonostante il dolore grande e le cicatrici inflitte, quando sentirete di aver accettato di aver ricevuto del male – a volte gratuito – e vorrete andare avanti…
Ora sono padrona di me stessa. Ho il mio cuore, le mie orecchie e la mia testa. Sono mia, non sua, e questo mi permette di guardarlo dal di fuori e gli impone di rispettare la distanza. Mi dispiace che soffra, ma in fondo ho sofferto pure io…
La ruota gira…
Scrivo per testimoniarlo e per lanciare un messaggio di speranza a tutti coloro che in questo momento soffrono per amore…

Lettera pubblicata il 3 Dicembre 2008. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 39 commenti

Pagine: 1 2 3 4

  1. 31
    agata R -

    @B80 “…è come se l’amore che sento per lui fosse congelato…” credimi, anche io vivo ciò che vivi tu, a volte mi chiedo se lo amo ancora… io credo di sì, come probabilmente anche tu, è che quando si soffre tanto ma tanto tanto e si ha paura di ciò che potrebbe accadare, come l’ipotesi di un fallimento, ci si crea una sorta di schermo per autoproteggersi… credo poprio che il “congelamento” sia qs… Anche tu sembri forte, stai dosando per bene, io invece, non so se lo sono stata, ma attenzione, è una prova… già qs sera per non aver risposto al cell (mi ha richiamato dopo 1 ora) non ti dico che cosa non ho pensato… sarà qs il più grande ostacolo che non so se riuscirò mai a saltare… se così non fosse gli parlerò e gli dirò che non sarà mai più possibile stare insieme.
    Un abbraccio

  2. 32
    b80 -

    @AgataR

    “già qs sera per non aver risposto al cell (mi ha richiamato dopo 1 ora) non ti dico che cosa non ho pensato… sarà qs il più grande ostacolo che non so se riuscirò mai a saltare… se così non fosse gli parlerò e gli dirò che non sarà mai più possibile stare insieme”.

    immagino che sarai stata un’ora con il fiato sospeso e ti sarai sentita tornare indietro di mesi…
    è proprio qui il punto. io non so se sono disposta a stare con una persona per cui non nutro più fiducia. per il momento non credo ancora di potercela fare…
    in un rapporto è fondamentale abbandonarsi ed io con lui mi sento un cubetto di ghiaccio incapace di esternare qualunque genere di emozione, dalla più piccola alla più grande.
    non riesco più a parlargli di nessuna delle cose importanti che mi capitano, né nella vita, né sul lavoro. a volte vorrei farlo ma poi mi blocco e penso che concedergli terreno vorrebbe dire sottrarlo di nuovo a me stessa dopo averlo faticosamente ritrovato e quindi sto zitta, mi limito ad ascoltarlo oppure parlo di argomenti sul tono del più e del meno che si riserva agli estranei…
    anch’io a volte mi chiedo se lo amo ancora e anche io, come te, credo di si. hai ragione, è lo schermo che abbiamo eretto per proteggerci.
    chissà se riusciremo ad abbatterlo. forse solo il tempo potrà dirlo…
    non è facile, però, è anche vero che se riuscissimo a superare insieme questa prova ritrovandoci ciò vorrebbe dire tornare ad essere una coppia più forte.

  3. 33
    annamaria -

    il tradimento così come la sofferenza premeditata lasciano ferite profonde nel cuore e nell’anima mio marito mi ha psicologicamente ucciso ho smesso di sorridere e vivo sul chivalà ogni giorno è sempre uguale al giorno prima e tutto è tremendamente triste e inutile vorrei trovare il coraggio di porre fine alla mia sofferenza dire basta visto che amio marito non gli interessa di come stò io l’importante è che stia zitta e non rompa le scatole lui non ama parlare con me non ha mai nulla da dirmi perchè mi ha sempre tenuta fuori dalla sua vita quindi con me non dialoga e neanche con i suoi figli che bel quadretto famigliare non vi sembra?

  4. 34
    Agata R -

    @Annamaria … non conosco la tua storia … ma da ciò che scrivi non mi sembra affatto una buona situazione per poter riprovare a stare insieme (ovviamente se è così)… Ciò che dici riguardo al vivere sul “chivalà” lo capisco benissimo, perchè anche le mie giornate sono così (e mi auguro che passeranno, prima o poi!)e ci può stare se si sono subiti tradimenti o abbandoni… ma ciò che non ci deve stare è il fatto che per tuo marito tu debba stare zitta… no, qs non lo devi accettare, altrimenti come si fa a pensare di ricostruire un rapporto… Vedi, anche mio marito, quando si tocca il tasto di ciò che ha vissuto quando era fuori casa, si ritrova in evidente imbarazzo e difficoltà, ma cerca di capirmi e mi ascolta.
    Prova a chiedergli di fare una terapia di coppia, oppure di andare, sempre presso le Asl, per chiedere semplicemente consigli su come ricostruire la coppia…. Personalmente ho avuto proprio qs’ ultima indicazione da una psicologa, la quale mi ha ribadito che è troppo pericoloso cercare di ricostruire un rapporto che non era andato poi così bene, senza introdurre degli elementi di novità, elementi che possano davvero contribuire a fare rinascere la coppia…
    Ma, come ripeto, non conosco la tua storia, quindi può essere che ciò che ti ho detto non ti serva a nulla… In ogni caso non è giusto per te vivere in una situazione così …. Un abbraccio

  5. 35
    Ant062 -

    Annamaria, visto quello che hai scritto non so che aspetti ad intraprendere una terapia di coppia (come dice Agata).
    Ma ho come la sensazione che colui che ti vive accanto non abbia voglia di trovare nuove soluzioni per ravvivare il suo/vostro menage.

    La vita è una sola ed è un diritto viverla al meglio.
    Pensate alla frase di David Thoreau:

    “molti uomini vivono vite di quieta disperazione”

    e riflettete.

    Abbraxx!

  6. 36
    b80 -

    ciao annamaria,
    concordo anch’io con chi ti consiglia la terapia di coppia. parlagliene. mettilo di fronte al fatto che così tu non ce la fai più ad andare avanti. chiedere di essere rispettati è avanzare un giusto diritto, non una smodata pretesa.
    credo che sia l’unica soluzione anche per il bene dei tuoi figli. non so che età abbiano ma i bambini/ragazzi percepiscono molte più cose di quanto non si pensi e vederti triste e spenta fa male anche a loro.
    ti auguro di tutto cuore di riuscire a farti largo nella cortina di indifferenza/insofferenza di cui si ammanta il tuo uomo.

  7. 37
    Agata R -

    @ ANTO… saggio come sempre ;-)))
    Un abbraccio

  8. 38
    Ant062 -

    Concordo con B80 riguardo i bambini/ragazzi.
    Ma può anche essere controproducente stare insieme forzatamente. I malumori potrebbero essere, inconsciamente, rivolti verso di loro.

    Agata, fossi saggio non mi troverei in questa situazione.
    Poi la parola “saggio” mi fa venire in mente quei vecchietti dei film western!
    eheheheh…

    Abbraxx!

  9. 39
    Manuela -

    Le cose che scriveste su questo blog le ho trovate utilissime, in parte confortanti. Ho subito l’abbandono da parte di mio marito alla fine di quest’estate, dopo quasi 15 anni di matrimonio che io, nonostante anche alcuni momenti problematici che esso ha avuto, credevo bellissimo. In questi giorni credo di essere entrata finalmente nella fase della “depressione”, quella della reale presa d’atto della situazione. Perché “finalmente”? Perché i primi tre mesi li ho trascorsi nell’atrocità psico-fisica più assoluta, come una tossicodipendente cui mancava l’eroina. Non sto esagerando. Dolore fisico, non solo morale. Chi tra voi ha ancora voglia di parlare? Di raccontare, a distanza di anni, come si è evoluta la propria situazione o semplicemente di porgermi la mano?

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