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Il vuoto della solitudine

Salve a chiunque leggerà queste righe. Questa è la prima volta che scrivo su di me, ma le voglio provare tutte per cercare di stare meglio. Sono un ragazzo di poco sotto i 30 anni. A 18 anni sono andato via di casa in quanto c’è stato un tradimento in famiglia e dopo 2 anni di urla, grida e scene agghiaccianti ho deciso di cercare di uscire da un incubo e con la maggiore età sono partito, lasciando tutti alle spalle. Nella nuova città all’inizio non era male, ma poco dopo ho capito che era solo un fattore di novità temporanea: ero solo. Piano piano e con enorme fatica sono riuscito a relazionarmi con altri ragazzi tra università e lavoro, avevo trovato anche una ragazza. Con questa ragazza abbiamo deciso di cambiare città, lei per questioni universitarie, io per seguire l’amore. Ancora città nuova, ancora dover ripartire da zero, ma c’era lei. Era diverso, lo spirito di ricominciare era diverso e sapevo di poter contare quantomeno su una persona. Ma anche questa volta è stato un grande abbaglio di felicità. Dopo qualche anno ci siamo lasciati o meglio mi ha lasciato. Motivo: si era invaghita di un altro. Eccomi ancora da solo in un’altra città, ma questa volta era una città troppo grande dove la gente va di corsa, non ti degna di uno sguardo, è diffidente, non ti fa avvicinare a loro. Nel tempo che sono stato con quella ragazza le mie attenzioni erano solo per lei, non importava quello che poteva servire a me, non pensavo al giorno che ci saremmo lasciati cosa o chi mi sarei ritrovato. Vagavo per la città da solo di giorno, la sera per vergogna di essere da solo mi chiudevo in casa e bevevo. Poi ho incominciato a bere anche di giorno nei vari bar, ma per finire sempre la sera a casa. Il mio pensiero era che magari succedeva come nei film, in un bar uno fa delle conoscenze. Illuso. Quando ho iniziato a vedere che il bere stava iniziando ad essere un vizio, una routine ho avuto paura di cadere nell’alcolismo e ho diminuito sempre di più, ma aumentavano le giornate passate a piangere. In fondo non chiedo tanto…(mi dicevo)…un abbraccio, una parola di conforto. Quando mia madre mi telefonava dicevo che andava tutto bene o addirittura che ero impegnato a fare cose o con delle persone e cercavo di tagliare corto. Credo che per una madre (soprattutto se distante e impossibilitata ad aiutarti) sentire un figlio triste o comunque sapere che è un solo deve far male e questo dispiacere non glielo volevo e non glielo voglio dare, già ha sofferto tanto. Non riuscendo più a reggere la situazione in quella città ho deciso di ritornare da dove ero partito, dai miei vecchi amici, nella mia vecchia casa dove sono nato e cresciuto. Purtroppo non ho trovato quello che speravo, a distanza di anni, tutti gli amici, giustamente, si sono sistemati. Non c’è spazio per me neanche quì ormai. Sono tornato così a vagare nuovamente per la città, a passare le giornate in giro da solo, a bere, a piangere. Ogni fine giornata poggio la testa sul cuscino pensando a quello che quella stessa giornata mi ha lasciato: niente. Il vuoto. Giornate monotone, giornate da solo, giornate in cerca di un sorriso, in cerca di un saluto qualsiasi. Ecco che per la solita vergogna la sera mi rinchiudo di nuovo pensando: se mi vedono che vado in giro da solo sarei solo vittima di additamenti e derisioni. Tanto nessuno ti rivolgerebbe la parola, perchè loro sono in branco e sono più fichi e si sa che oggi essere più fichi per molti vuol dire schernire l’altro, mettersi ad un livello superiore di te. Chi ti accoglierebbe in un gruppo a fare anche solo due chiacchere se non ti conoscono? Nessuno. Capita ogni tanto che appena sveglio mi sento speranzoso che quella giornata sia diversa, ma dopo 3 o 4 ore si spegne tutto e ritorna il buio. Forse scapperò un altra volta. Non lo so. Spero sempre che Dio si ricordi di me e che non mi abbandoni a me stesso per sempre. Questa lettera l’ho scritta affinché chi la leggerà fino in fondo, se domani vedrà in giro una persona sola in un tavolo di un bar, al bancone, per strada, ovunque: guardatelo negli occhi e leggetegli l’anima. Se vedete che si sente solo, se gli leggete la tristezza in quegli occhi, non abbandonatelo a lui stesso. Anche solo una parola o un semplice sorriso può cambiargli tutta la giornata e dargli una piccola speranza per il giorno successivo. Da soli si è tristi. Anche se fuori si vive, la solitudine ti uccide dentro.

Lettera pubblicata il 16 Febbraio 2014. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 3 commenti

  1. 1
    Aton -

    Guarda che di gente come te se ne vede un sacco e di solito viene evitata perché tutti hanno i loro problemi, anche se non sembra, e nessuno vuole caricarsi di ulteriori rogne. Fai un primo passo, iscriviti a una associazione dove la gente si diverte insieme (CAI, FIAB, Gruppi NOI etc.) e smettila di bere, taglia completamente.

  2. 2
    Angelo9 -

    Hai ragione: a volte basta un sorriso, una parola. Io ho cominciato a uscire da una situazione di scontentezza e depressione grazie ad una stretta di mano e un sorriso che non mi aspettavo. Ma segui anche il consiglio di Aton: comincia a fare qualcosa di concreto.

  3. 3
    Vicentina -

    Forza ragazzo!
    Reagisci, non lasciarti andare.
    Puoi anche iscriverti ad un’associazione di quelle che hanno tanto bisogno di volontari per aiutare il prossimo meno fortunato.
    Andare a fare la spesa per qualche anziano e non solo.
    Ci sono tante persone che hanno bisogno di aiuto e dedicare un po’ del tuo tempo per loro non può che farti stare meglio.

    Ciao

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