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Test Medicina: l’Italia non è dalla mia parte!

di

Gentilissima Professoressa Stefania Giannini,
non sono molto brava con le parole e per questo mi scuso in anticipo se in questa lettera le mancherò di rispetto involontariamente, usando talvolta una forma un po’ troppo colloquiale. Se le scrivo è perché ho vent’anni e alla mia età si crede ancora di poter cambiare il mondo, o almeno di provarci. Si crede che se le cose non vanno come vorremmo abbiamo il diritto di farci sentire, di lasciare libere le nostre idee facendole volare nel vento affinché tutti possano ascoltarle. Si vive di speranze e di sogni. A questo punto potrà ben capire che se le scrivo è perché vedo portarmi via i miei diritti. Forse, o quasi sicuramente, la mia è una storia comune a molti, e spero che proprio per questo leggerà con attenzione quello che ho da dire. Non voglio che legga questa lettera in veste di Ministro ma in veste di donna e di madre.
Non mi sono ancora presentata, sono Sara, vengo da Napoli e ho preso la maturità classica nel liceo della mia città. Questo probabilmente non le importerà molto, ma servirà a farle capire che sono una ragazza che non si dà per vinta. Durante i cinque anni da liceale mi sono sentita come Alice nel Paese delle Meraviglie, mi sono trovata in un mondo fantastico dove i latini sapevano amare, e i greci combattere. Ho imparato dunque che un elettrone non è una sferetta, che Dante si è sentito come Dio al momento dell’Apocalisse e che in ogni nostra piccola cellula si cela il mistero della vita. Ma la cosa più importante che ho imparato è che nulla è impossibile. Ogni mattina mi guardo allo specchio, sorrido e non vedo riflessa l’immagine di me stessa in pigiama e con i capelli arruffati, ma vedo quella di un affermato neurochirurgo che mi ricambia il sorriso. Ed ecco arrivati al punto. Sono una dei tanti studenti che sognano di indossare il camice bianco. Credo che ognuno sia predestinato a diventare qualcuno. Io so che il mio posto è in una sala operatoria, vestita di un camice e con un bisturi in mano. Lo so da sempre, però a quanto pare l’Italia non è dalla mia parte. Ho fatto il test di ammissione a Medicina e Chirurgia lo scorso anno e non sono passata, allora ho deciso di ritentarlo quest’anno. Non so ancora quale sia l’esito, ma di sicuro che sia positivo o negativo questo non cambia il problema che le sto presentando. Non credo che sia giusto che il futuro di un ragazzo vada deciso in 100 minuti. Ci vuole ben altro per giudicare una persona, bisogna conoscerla, riuscire a capire cosa vuole davvero, darle un’occasione. Ci vuole davvero un cuore di ghiaccio a presentare a migliaia di studenti un test composto da 60 domande quasi assurde. Lei mi potrà sicuramente dire che nonostante tutto ci sono alcuni che ce la fanno. E ha ragione. Ma come dice un vecchio proverbio “le dita della mano non sono tutte uguali”, per nostra fortuna. Ogni ragazzo che si presenta come aspirante medico è un caso a sé. C’è chi come me ha fatto il liceo classico e non è ferrato riguardo le materie scientifiche, chi invece con tutto che si impegni al massimo non riuscirà mai a capire come risolvere le domande di logica, chi proprio ha un’avversità per la matematica nonostante abbia fatto cinque anni di scientifico, e chi preso dalla troppa ansia va in panico nel momento in cui si trova a dover rispondere alle domande. Questo non vuol dire che non saranno bravi medici, significa soltanto che per il resto della loro vita penseranno di aver fallito alla prova più importante che li ha portati a diventare chi in realtà non volevano essere. Anche io inizialmente sono caduta in questo errore. Ho pensato che non sarei mai stata un chirurgo e che quindi tanto valeva cambiare strada. Ma poi ho pensato che a infrangere il mio sogno non sarebbe stato di certo un test. Lascerò il mio Bel Paese e andrò a conseguire la mia tanto amata laurea in Medicina all’estero: Spagna, Albania, Romania, Francia…
Ancora non mi è chiaro il perchè un ragazzo debba lasciare il proprio paese per poter realizzare i propri sogni. Non ci è permesso nemmeno più di studiare. Non le chiedo molto, le chiedo solo di ragionare un po’ sulla questione, di mettersi nelle vesti di un genitore che è costretto a vedere andare via un proprio figlio pur di saperlo felice, o nelle vesti di una studentessa ventenne che è costretta a lasciare la sua famiglia, i suoi amici, la sua bella Napoli dalle calde sfumature. Una studentessa che nonostante tutto ama l’Italia, la sua storia, il suoi colori. Lasciamo che l’Italia possa essere per i giovani una madre affettuosa invece che una matrigna, facciamo in modo che possa risorgere dalle ceneri proprio come la mitologica Fenice. Il Nostro Paese è un po’ il Giano Bifronte, la mitologica divinità greca. Investiamo sui giovani non lasciamoli fuggire. Facciamo in modo che il dio dalla doppia fronte ne mostri solo una e decida di rinunciare per sempre all’altra, che mostri solo la parte migliore.
Spero che riesca a capire il mio rammarico e il mio sconforto, comune a migliaia di ragazzi. Spero che almeno per cinque minuti riesca a sentirsi come mi sento io in ogni momento della giornata: piena di sogni e di paure, piena di speranze e di rabbia per un Governo che talvolta non ascolta il popolo. Concludo così con il quarto articolo della Costituzione della Repubblica italiana:
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria SCELTA, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

Sara-Napoli

Lettera pubblicata il 20 Aprile 2014. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso - Scuola

La lettera ha ricevuto finora 3 commenti

  1. 1
    Priscilla -

    Ma svegliati che la realtà è l’esatto opposto di quello che abbiamo letto a scuola!

  2. 2
    Aton -

    Va all’estero. Al limite registriamo l’hashtag #SaraTstaiserena. L’Italia è piena di medici e astronauti mancati.

  3. 3
    rob -

    Che sognatore…..pensa che nella prima guerra mondiale questo paese ha spedito al fronte milioni di 17enni quando aveva finito le scorte dei 18enni…tutti dilaniati e mutilati dalle bombe e armi…mai come allora ha investito in giovani!! …non pensare che oggi i cervelli che dirigono questo paese sono differenti di allora…sono semplicemente cambiate le armi..e se ti senti una vittima hai già la risposta!!!

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