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Tentazione forte di abbandonarmi

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Lettera pubblicata il 4 Agosto 2014. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 44 commenti

Pagine: 1 2 3 4 5

  1. 21
    xxBeaxx -

    bene. E’ tutto molto più complesso dell’ovvietà.
    Per essere un po’ più comprensibile: credo che il mio sentirmi sola non sia dato dal fatto che sono spesso sola, che non mi sento compresa, quanto dal fatto che non sento alcun senso di appartenenza al mondo, mi sento alienata. Incompresa non per mancanze altrui, ma in quanto io incomprensibile. Talvolta anche a me stessa. Ecco perché da questa lettera speravo di incontrare qualcuno che “capisse, provasse qualcosa di simile”. E’ già tanto e strano che qualcun altro non mi trovi pazza per quello che scrivo.

    Unamanoanonima, sono completamente d’accordo con ciò che tu pensi. Mi piace molto e condivido il rispetto e la delicatezza che dimostrano i tuoi suggerimenti, tendenti ad “ascoltarsi dentro”, fare piccoli sforzi quotidiani senza imporsi un’innaturale (e probabilmente fallimentare) forzatura. Davvero, sono d’accordissimo.
    Tuttavia, come tu stesso sostieni, non è questo a fare la felicità, non la mia. Questi accorgimenti li equiparo ad una sorta di anestesia. E’ come “curare”, o meglio “imbrogliare” sempre le conseguenze e non la causa. Ecco in dove consiste la mia rassegnazione: nella consapevolezza che la causa è, nel mio caso, inguaribile. Potrò anche riuscire, forse, a distrarmi con questi piccoli accorgimenti, e devo dire che a volte funzionano benissimo per qualche mezz’ora, ma poi inevitabilmente l’effetto passa e ricado nel malessere di fondo, indecisa se cercare un’altra “medicina” o se lasciarmi scivolare sotto le lenzuola e lasciarmi andare ai pensieri tra il loro profumo di bucato. La stanchezza, l’irrequietezza nella continua ricerca di una nuova distrazione (che una volta ottenuta poi ha un effetto vacuo dato dall’estenuazione) mi porta sempre più spesso alla seconda opzione. Non ne posso più di arrancare per bricole.

    Angelo, se 2(le citazioni) + 1(citi i “tuoi” ragazzi) fa 3, allora forse dovrei chiamarti “prof.”?! Wow! 🙂 Bellissime le tue riflessioni, anche se non ho gli strumenti intellettuali per capirle a fondo. Sai? parlare di “degrado sociale” mi fa venire la nausea, non perché non condivida questa visione, tutt’altro!, ne ho parlato talmente tanto che ormai, anche questa, mi annoia e la lascio per gli amanti dei post sui social network, salvo poi “predicare bene e razzolare male”. Non ho più molta fiducia nell'”uomo civilizzato”, non posso far altro che ammetterlo, me stessa inclusa. Né ho alcun Dio a cui appellarmi, se non ad un destino a cui non so bene se credere oppure no…

  2. 22
    Angelo9 -

    xxBeaxx, chiamami semplicemente Angelo, quell’angelo che su questa terra non potrò mai essere.Se avrai la bontà di leggere una mia prossima lettera, probabilmente mi riterrai più simile ad un demone. L’essere umano è anche questo…
    Scrivi benissimo,e per quanto il linguaggio risulti inevitabilmente insufficiente rispetto a ciò che si prova, leggerti è davvero un piacere che rinfranca l’anima.

  3. 23
    xxBeaxx -

    Angelo,
    siamo fatti di materia organica, gli angeli chissà, se saremo fortunati li incontreremo in un’altra vita, chi lo sa cosa ci aspetta.
    Certo che la leggerò! aspetto la tua lettera, avvisami quando la pubblichi.

    A tutti voi: GRAZIE! E’ un grazie sentito quello che vi sto scrivendo.
    Mi avete un pochino rincuorata senza appellarvi ai luoghi comuni, in particolare Unamanoanonima. Spero di risentirvi. Un abbraccio!!

    xxBeaxx

  4. 24
    ivano -

    Ciao Bea, ho letto queste ultime lettere, ti dirò, mi aspettavo che tu scrivessi cosi. Può sembrarti strano, ma anche io ho fatto il tuo stesso percorso. Ma la malinconia la sfogavo astraendomi dal mondo…mi concentravo sulle cose: i motori, la chimica, la campagna, la scienza, la tecnica…era iù forte di me. Poi ho avuto anche problemi a casa con la malattia e la scomparsa di mio padre…figurati che con la mia sensibilità sono rimasto bloccato diversi anni…Non ti preoccupare, se la sensibilità, se questo è per te un problema, lo supererai. Torno a dire che l’animo sensibile è una virtù. Anzi visto che siamo in tema di angeli, la sensibilità è un dono. Tu puoi vedere e capire cose che altri non vedono, percepisci cose che altri neanche pensano. Se vedi il male, allora vedi anche il bene. E’ che sei giovane, ancora non hai molta esperienza. Ma credimi, è cosi.
    I suggerimenti di unamanoanonima sono molto validi. Però hai ragione tu Bea, queste sono anestesie…il peggio è quando ti risvegli. Io ho superato tutto concentrandomi su me stesso, mi sono reso conto che sono diverso dagli altri, che non posso arrivare dove gli altri vanno, ma sono consapevole che posso fare forse di più. E’ l’esterno che mi taglia fuori, la gente vicino che non mi capisce…allora io cerco di abbassare il mio livello. Non lo so se mi segui… La malinconia nasceva dal fatto che non riuscivo a fare quello che desideravo, quello che vedevo negli altri, ma se cambio il desiderio, senza rinunciare allo scopo base, ma solo cambiando strada per raggiungerlo…forse riesco. Ecco questa è una delle mie tattiche. Ma ce ne sono altre. Poi decido io, come è meglio, ma lo decido in situ, cioè man mano, senza troppi programmi “anestetici”.
    Come ora ti scrivo qui, ma non pensavo di farlo, perchè un po’ mi vergogno, ma se ti scrivo avrò un’amica con cui parlare, e se parlo non mi vergogno più.
    Tu non hai niente, non sei pazza, ne malata…non hai niente da guarire. Hai un pensiero profondo, non sei superficiale. Tutto qua. Non posso dirlo con certezza, ma io e te, (e chissà quanti ce ne sono) siamo simili. Grazie per aver scritto su questo sito. Anche io ora so che non sono solo.
    E per chiarezza di chi mi leggerà, voglia di vivere ne ho da vendere. Essere sensibili non significa falliti o sfigati) Ciao.

  5. 25
    rossana -

    Cara Bea,
    so che non potrò scriverti che banalità, già lette e sentite. Una filippica su base pseudo-filosofica che potrebbe anche contrariarti. A mio avviso, la vita non è né bella né brutta: è semplicemente vita, e nemmeno si ha la possibilità di sceglierne una di gradimento. Si dovrebbe ringraziare di non essere nati in un continente dove persiste una lotta perenne per vincere la fame oppure in uno qualsiasi dei tanti stati dove quotidianamente esseri umani, di qualsiasi sesso o età, patiscono, direttamente o indirettamente, gli orrori di una qualsiasi guerra. Non è questione di consolarsi guardando a chi sta peggio ma di sapersi orientare sul mezzo bicchiere pieno anziché sul mezzo vuoto.

    Vero è che molto dipende dal temperamento di base ma è altrettanto vero che si dovrebbe fare del proprio meglio per non permettergli di rovinarci la vita. Tutto sta, forse, a non avere grandi aspettative, che non significa non aspirare a nulla e non avere obiettivi ma essere in grado di calibrare entrambi sulle nostre reali possibilità, senza trasformarli in forzature. Alcune realizzazioni dipendono da noi ma altre non avranno mai modo di essere concretizzate se non favorite dal momento epocale o dalla sorte. Analizzare la realtà che ci circonda resta di vitale importanza per adattarvicisi, così com’è sempre di fondamentale importanza conoscere il più possibile se stessi, i propri gusti e le proprie naturali inclinazioni. Realizzare il seme che è in noi dovrebbe essere l’unico vero obiettivo.

    Premesso quanto sopra, la distimia (un tempo classificata come vera e propria depressione e oggi leggermente ridimensionata) regna sovrana quasi ovunque, frutto dei nostri tempi, ampliato dalla crisi. Puoi, se vuoi, ricorrere a farmaci, oppure cercare una tua personale terapia esistenziale. Non un anestetizzarti ma un dar spazio a una parte piacevole nella quotidianità. […]

  6. 26
    rossana -

    […] Qui sta la maggior difficoltà. Ottimi e apprezzati i suggerimenti di Unamanoamica. Cosa potrei aggiungervi? A me piacciono i fiori, di tutti i tipi e di tutte le specie (mi dà gioia sentirmi in sintonia con la natura). Amo l’arte, o meglio la bellezza, in tutte le sue manifestazioni, e cerco di valorizzarla persino nell’alternarsi delle stagioni. Un paio di collezioni di scarsissimo valore economico mi danno gratificazioni quando incappo in uno dei pezzi mancanti. Anche un puzzle può tener desto l’interesse, di giorno in giorno, nella calma della solitudine. Ascoltare musica, scrivere e leggere possono far provare benessere, soprattutto se si prende l’abitudine di riportare su un quadernetto pensieri volanti utili, nel tempo, ad approfondire la conoscenza di sé o a favorire la costruzione di una struttura portante interiore. A te potrebbe, invece, essere di maggior vantaggio camminare, appassionarti a un qualche sport oppure prenderti cura di un animale… Solo se riuscirai ad individuare cosa ti dà sensazioni positive, potrai trarne beneficio, come chi, ad esempio, ha deciso di frequentare un gruppo o di spendersi nel volontariato… Ci vuole impegno e pazienza per scoprire i giusti percorsi, da non considerare in serie B, ma poi sarà possibile sentirsi meglio.

    Solo la vita dei grandi uomini, come eccezioni alla massa umana informe, può far pensare che la loro esistenza abbia avuto un senso, per il benessere apportato all’intera umanità o per aver favorito un progresso in vari campi, proficuo per molti. Gli altri, le persone comuni, possono dare alla loro vita soltanto lo scopo che nel loro ristretto ambito sembra loro più interessante e adeguato. A volte ci vuole più coraggio per vivere che per lasciarsi morire.

    Resta comunque determinante non perdere la propria dignità, in salute come in malattia, in gioventù come in vecchiaia, in solitudine come fra persone care, in bellezza come in condizioni fisiche scarsamente attraenti, in ricchezza come in povertà. Non permettere mai a nessuno di immiserire il tuo essere e non ostinarti a volerti fare del male da sola. Nella tua mente sta la chiave di volta della tua esistenza: è lei a darti la misura e le dimensioni della tua realtà, e sei tu a poterla condizionare come meglio desideri: se vorrai essere serena, nei limiti di quanto umanamente possibile lo sarai; se, invece, ti vorrai torturare inultilmente, non dubitare: anche questo ti riuscirà alla grande!

    Scusa il “pesantore” del mio contributo.

  7. 27
    xxBeaxx -

    Ciao!

    Ivano,
    davvero hai/avevi tutti quegli interessi? che bello! mi affascinano queste cose. Mi racconti, se ti va, cosa facevi di preciso? a cosa ti dedicavi? questo te lo chiedo solo per curiosità 🙂
    Sai? fino a qualche anno fa anch’io pensavo che la sensibilità fosse una dote. Però con il tempo, arricchendo e concatenando qualche conoscenza (poche, mi sono rifugiata spesso sulla selettività, sulla ricerca del proprio simile, pur fallendo miseramente) mi è sembrato di capire che la sensibilità ha anche il lato rovescio della medaglia, ed è forte come quello meraviglioso, troppo per la mia fragilità. Forse sono completamente arenata dentro una vasca di fango, forse il pessimismo al quale sono approdata, schiantandomene, mi sta eccessivamente condizionando, ma sono state le persone più sensibili che ho conosciuto a ferirmi di più. Compresa me stessa. Personalità intense, delicate, particolari, dolcissime, di acuta intelligenza perlopiù emotiva ma anche sempre problematiche, complessate, irascibili, spiccatamente contradditorie.
    So di essere sensibile, di una sensibilità sospetto patologica. Ma non ne sono contenta né orgogliosa. Non mi sento migliore all'”uomo comune”, semmai me ne sento svantaggiata. Ho sofferto davvero tanto per cose che a molti sarebbero passate accanto senza nemmeno che se ne accorgessero. Forse ho sofferto troppo, e ho iniziato troppo presto. Uno dei problemi che mi rende difficile guardare al futuro con un pò di fiducia è la memoria, il ricordo ancora molto vivido di troppi dolori: li rivivo al solo pensiero, (per quanto mi sforzi ad elaborarlo e non riuscendoci allontanarlo, evitarlo) quasi con la stessa intensità dei momenti in cui ci ero completamente immersa e sono diventati dei piccoli innumerevoli traumi che sommati insieme mi sono indigesti. Credo di esserne ossessionata, nel senso che sono diventati invalidanti e insuperabili, così tanto da essermi convinta che ci sia qualcosa di malato in me e che non ho la possibilità di cambiarmi. E mi sento impaurita da tutto questo. Eppure non riesco più a reagire, qualcosa non và. Non riesco a trovare il mio equilibrio, un motivo per sentirmi soddisfatta di me stessa, non mi piace nulla di me, tutto mi sembra fallimentare, anche quello che ha anche solo indirettamente a che fare con me.
    Come potrei ringraziare una sensibilità che mi ha fatto stare così tanto male? Come potrei non desiderare di vivacchiare di giorno in giorno e sentirmi soddisfatta dalle sole frivolezze…

  8. 28
    xxBeaxx -

    ..come mi sembra riescano a fare in molti, soprattutto miei coetanei ma non solo? Come potrei non invidiarli? O desiderare che ci sia qualcosa che mi riesca senza troppe difficoltà, innatamente, e invece devo sempre fare tanta fatica per tutto e poi i risultati non mi appagano mai?

    Rossana,

    grazie! Il tuo mi sembra un intervento molto assestato, colto, rispettoso, è stato un piacere leggerti.

    Cosa collezioni, Rossana? perdona l’invadenza, queste curiosità che mi nascono sono il mio modo di dare importanza alle persone che incontro, se ti và di dirlo.

    Come a te, anche a me piacciono i fiori. Di solito per i giovani è la musica l’evasione.. quella che fa sognare, che porta lontano dai problemi e che spezza la monotonia. A me piace mettermi le cuffiette e chiudere gli occhi, ma la rigenerazione maggiore riesco a percepirla al massimo della sua potenzialità quando mi immergo in un vialetto alberato, quando lo sguardo abbraccia distese verdi, colline in sottofondo e spuma di mare. Nella mancanza, un bel mazzo di fiori, una piantina, colora l’umore con un tocco romantico. E accarezzare il mio cagnolino mi regala momenti di affetto disinteressato. Così come trovo una sensazione quasi irreale farsi trasportare altrove da un libro o cenare in giardino all’imbrunire.
    Tutte piccole cose che rendono le giornate più piacevoli e il pensiero che alcune persone non le vivranno mai, credimi, mi arreca un sincero dispiacere. L’ambiente ospedaliero mi era familiare già da piccola, e l’immagine di un bambino denutrito mi ha sempre commossa. Credimi, il dispiacere al pensiero è reale e sincero. Ma purtroppo, pur vergognandomene, paragonare la mia situazione alla loro non mi solleva. Razionalmente mi rendo conto di essere molto fortunata al confronto delle situazioni vissute da troppi esseri umani, abbandonati al loro destino, ma noi siamo, tra le altre cose, anche quello che viviamo ogni singolo giorno, quello a cui dobbiamo volenti o nolenti rapportarci e immergerci: e in quel qualcosa non riesco a non sentirmi completamente incapace. A sentire che qualcosa manca… Purtroppo sono completamente affranta. Ma ho apprezzato tanto le tue parole. Devi aver fatto molte esperienze e aver letto / studiato molto per riuscire ad avere visioni così equilibrate!

  9. 29
    rossana -

    Bea,
    colleziono cartoline del capoluogo della mia provincia (1890-1940), di edifici e monumenti d’arte italiani e di pittura nei secoli e nel mondo su un particolare tema.

    essere sensibili equivale quasi sempre a essere soli, talvolta persino quando si vive in coppia con il migliore dei partner. sono due facce della stessa medaglia, con le quali si deve imparare a convivere.

    non ho accennato a evasioni ma a piccoli piaceri, accessibili a tutti, da assaporare con questo spirito, cioè non sottovalutandoli; così come non ho voluto metterti in relazione a chi sta peggio ma invitarti a valorizzare maggiormente quello che hai. possono sembrare sfumature ma non lo sono: cambiano i punti di vista mentali e la modalità di percepirne i risultati.

    hai ragione nell’ipotizzare nel mio contributo una lunga serie di diverse esperienze, che mi hanno permesso di capire che, se si è ammalati, si devono fare tutte le possibili cure per stare meglio ma, se non lo si è, è tempo perso quello trascorso a commiserarsi. in un momento di difficoltà gli altri possono sostenerci per un giorno o per qualche mese ma il resto torna poi a ricadere inevitabilmente su di noi, o meglio sulla nostra forza di volontà. e ci sarà più spesso di quanto non si immagini qualcosa che manca… così come quasi a tutti tocca misurarsi con la fatica e l’impegno della quotidianità…

    un abbraccio.

  10. 30
    ivano -

    Buonasera Bea, rispondo volentieri alle tue richieste. Ti dico però che non entrerò nei dettagli, perchè ho paura che qualcuno che mi conosce possa leggere queste cose e risalire a me, pure se ne dubito, comunque non si sa mai…
    Già dai 10 anni ero un pò diverso. Ad esempio quando uscivo con gli altri bambini non ero felice al 100%, ma mi dispiaceva per mia sorella che rimaneva sola a casa. Una sera, rientrando, mamma mi disse che mia sorella era rimasta sola soletta…quella notte piansi. Questo per farti capire la mia situazione, da dove parto. Anche al liceo mi sentivo diverso…preso da apprendere la tecnica, fissato con la scienza, a tal punto da costruire da solo a casa i trasformatori elettrici…quanti botti nella saletta) mentre gli altri stavano dietro alle ragazzine, ma io no, io solo che mi ridevano già mi sentivo a disagio, già avevo paura del pregiudizio…cosi preferivo evitare. Ero bravo a scuola, quindi tutto il mio mondo era concentrato a capire, apprendere…perchè per quelle cose ero apprezzato. Avevo trovato il legame tra me ed il mondo esterno: andare bene a scuola ed aiutare, anzi passare, i compiti agli altri. Cosi ero un grande amico di tutti, solo che io sensibile, magari me la prendevo per una battuta, e mi mortificavo tanto, che solo ora ho capito che veramente erano amici, magari non del cuore, ma amici.
    Poi ho iniziato l’uni, li è stato diverso. Da solo è stato difficile, ma non molto. Ho sfruttato la mia sensibilità per capire le persone ed anche a mio vantaggio…ad esempio, capire cosa un prof pretendeva…e ti dico che nel 95% delle volte ha funzionato. Ho fatto ingegneria, ma dall’altra parte che potevo scegliere? Poi finita la scuola feci a 19 anni lo stage presso un professionista, pochi ci vanno d’accordo, anche la madre, mentre noi siamo amici, come fratelli…io lo capisco e so sempre cosa gli passa per la testa, quindi so quando stare zitto…cosi grazie a lui ho l’interesse per le barche a vela. Poi io amo la campagna, fare l’orto, vedere una pianticella crescere, un fiore sbocciare, le rose, il tramonto con le rondini…tutte cose che mi danno un’energia…Pensa che sapevo tutta la tavola periodica degli elementi a memoria…acidi e basi di Lewis, Arrhenius…cosi tanto preso da queste cose, che nemmeno mi ricordavo della mia sensibilità,ci convivevo E quante persone ho incontrato ed aiutato…ma tante mi hanno ferito…però forte delle mie passioni, non mi ha mai pesato. Capisci? Ho creato un ponte, un legame.

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