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Tentazione forte di abbandonarmi

Voglio essere sincera, non so perché sto scrivendo qui. In realtà non cerco nulla, non so nemmeno che senso possa avere pubblicare  quanto segue. Io, che di solito mi tengo tutto dentro, sto riempiendo uno spazio bianco come il vuoto, forse perché mi ricorda quello che riconosco nella mia persona. Quel qualcosa non lo posso chiamare dolore. Ho troppo rispetto, un rispetto riguardoso, per il dolore. Non la posso chiamare nemmeno delusione. E’ una amarezza appiattita, non dalla noia, non dalla monotonia dalle giornate tutte uguali, nemmeno dal senso di frustrazione che mi accompagna da un tempo che ormai non quantifico più. E’ un malessere che può assomigliare alla rassegnazione, forse. E’ la consapevolezza di essere quello che non vorrei e che non ho la facoltà di poter cambiare. Sì, non mi piaccio, ma ridurre tutto a questo sarebbe improprio. Sì, ho pochi, e in certi periodi nulli, contatti sociali, ma nemmeno questo è il fulcro. Sì, mi mischio ai mucchi di disoccupati, ma non attribuisco al lavoro la fonte della mia felicità. Credo che vivere non faccia per me. E’ troppo faticoso. In troppe occasioni anche un respiro fa male e un sorriso è un prestito della tristezza. Ho superato da un bel pò l’adolescenza, sono in quel che sarebbe il fiore dell’età delle persone comuni, o almeno quelle che osservo attorno a me. Tutto sommato sono legata a qualche valore, che nonostante il degrado in cui versa la mia personalità continuo, fors’anche per cultura e abitudine a ritenere importante; eppure anch’essi, questi valori, hanno fatto e già superato il loro tempo, quello in cui ci credevo ciecamente, lottavo, mi schieravo, credevo, e ormai sono intinti nell’acre sapore della stagnazione. Quelli che erano (e che sarebbero, se non fossi ridotta in stati emotivi così miseri) miei ideali non mi hanno delusa, semplicemente è come se si fossero esauriti con la mia fede, la fede nell’Uomo, la fede nel Creato, la fede nel destino e nel libero arbitrio insieme. Non mi entusiasma più nulla, raramente qualcosa mi incuriosisce per più di qualche minuto. Non ho alcuna prospettiva futura, ma a farla semplice onestamente non ho idea nemmeno per ciò che farò oggi o tra 5 minuti. Le mie giornate si trascinano nell’attesa di un “non so cosa”. Inutile dire che non sono felice, ma nemmeno (troppo) triste. Se escludo gli scoppi di lacrime, intensi, solitamente protratti per ore tra me e me quanto improvvisi, non sto poi così male. Mi sento semplicemente sola, senza scopo, vuota, inutile. Penso a tutto il dolore che ho provato nella mia vita e questo mi sembra un nulla in confronto. Eppure non ho mai avuto la tentazione forte come adesso di lasciarmi andare nel Nulla, di abbandonarmi da questo corpo e, sperare, in un modo che da non credente nemmeno immagino, di Vivere finalmente. E non so nemmeno cosa significhi “Vivere”, sento la tremenda mancanza di accorgermene con tutti i sensi che lo sto facendo, sto Vivendo. Tutto qua” Come ripeto. Non so nemmeno io perché abbia scritto. Quello che so è che speravo di non scendere nei soliti suggerimenti o nelle solite considerazioni e ringrazio chi avrà la delicatezza, senza volermene, di non scrivere nulla piuttosto di dirmi di andare all’oratorio, di iscrivermi a qualche corso o dallo psicologo. Forse semplicemente c’è in me un bisogno inconscio e latente di incontrare qualcuno che solo, semplicemente capisca, che provi qualcosa di “vagamente simile” senza tante inutili parole, forse. Forse solo questo.

Lettera pubblicata il 4 Agosto 2014. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 44 commenti

Pagine: 1 2 3 5

  1. 1
    Francesco -

    La tua lettera è la più bella che abbia letto nella mia vita. Complimenti

  2. 2
    raffy -

    Oggi ho detto a mia madre che stamattina sono arrivato alla conclusione:” Perché mi hai messo al mondo? wabè adesso ci sto e ok.. vivo la mia vita affronto tutto quello che devo (studio ecc.) per vedere dove mi porterà ma sinceramente: “NON NE VALE LA PENA” e Lei mi fa:”tu sei depresso vuoi andare da uno psicologo” e io:”non sono depresso,vedo solo che voi reggete meglio di me questa vita, io invece no, per me non ne vale la pena preoccuparsi per 1000 cose (trovarmi un lavoro, trovarmi una ragazza, farmi una famiglia ecc.) non sono nato per questo, no perché se sono nato per questo meglio non nascere proprio, mi sembra semplicemente dik venir trascinato, si ok ci proverò, ma nulla è certo, non amo nessuna, quindi non ho un obbiettivo preciso, vorrei tanto ma che devo farci non ce l’ ho!!, non so se lo trovo un lavoro.. vedo tutto incerto non in senso negativo…, constato solo che non ne vale la pena di vivere se questo è vivere per voi.. e si non mi accetto nemmeno del tutto, non solo fisicamente, non è che faccio schifo, ma manco dentro faccio schifo è che non saprei a chi potrei piacere, non so forse ho il timore di stare sbagliando tutto e forse mi pentirò di qualcosa un giorno..”
    già, il tuo discorso è simile:
    “E’ la consapevolezza di essere quello che non vorrei e che non ho la facoltà di poter cambiare. Sì, non mi piaccio, ma ridurre tutto a questo sarebbe improprio.”; “Credo che vivere non faccia per me. E’ troppo faticoso.”; “Non ho alcuna prospettiva futura..”

  3. 3
    ivano -

    Ciao Bea, anche io ho passato un periodo del genere…è molto triste….ma la cosa più brutta è che nessuna delle persone vicine a me, mi capivano. Ora va molto meglio, ma alle volte torna…e fa male. Dobbiamo essere forti, però è difficile…lo stesso vale anche per Raffy…ragazzi facciamoci forza, tanto lo psicologo a poco serve, se non siamo noi a cambiare. Se volete, potremo rimanere in contatto…

  4. 4
    filipp -

    Ciao Bea scrivi benissimo e hai saputo rendere alla perfezione quella sensazione non facile da spiegare ed anche a me tanto famigliare!!! Mi sono riconosciuto tantissimo nella tua lettera! È vero è come dici tu… Non è depressione, non è tristezza sarebbe banalizzare il problema. È qualcosa di più ampio e diverso, un mal di vivere che nasce dal non sentirsi adatti a tutto questo. Darwin ha messo la capacità di adattamento al centro della sua teoria evoluzionistica. L’organismo che presenta le caratteristiche che meno lo rendono adatto all’ambiente viene naturalmente selezionato, soccombe proprio perché svantaggiato rispetto i più adatti. Questo ha una finalità evolutiva di miglioramento e rafforzamento della specie. Così in senso lato è per gli uomini, solo che la nostra società ha eliminato lo stato di natura sicchè il meno adatto vive, ma ovviamente la qualità della sua vita sarà inferiore rispetto il più adatto. Io la vedo così…

  5. 5
    xxBeaxx -

    Ciao,
    vi ringrazio. Mi scuso, di cose da dire non ne ho molte, vorrei compensare con la fantasia, ma anche lei manca di brio. Credo che a spingermi a scrivere sia una sorta di “stanchezza cronica”. Vivo con un peso nell’anima da così tanto tempo!
    Vi è mai capitato di avere una gran voglia di piangere, ma esserne bloccati, e poi esplodere “senza un perchè” mentre fate una passeggiata, o state guidando, o sotto la doccia?
    Oggi il mio quartiere è vuoto. Il cielo è di un bianco sporco con nuvoloni quasi metallici e riflettenti, quasi artificiali; quasi tutto è statico, c’è silenzio, sembrano le domeniche mattina che ho sempre odiato, guardarsi intorno può far credere di essere entrati dentro uno di quei quadri dai paesaggi uggiosi. Aspetto tutto l’anno che arrivi ferragosto e le strade si svuotino, amo la calma, la pace. Eppure stamattina mentre passeggiavo non riuscivo a deglutire, risucchiata in nell’atmosfera cupa e malinconica. E’ come se il tragitto che solitamente percorro in questi giorni di partenze di massa verso mete sconosciute in un certo senso appesantisse il mio stato d’animo.
    Se mi chiedessero cosa vorrei in questo momento, credo risponderei la sensazione di essere una persona normale, vivermi la sua vita per un paio di settimane, questa sarebbe la mia vacanza. Perdonate lo sfogo.

  6. 6
    LupaSolitaria -

    Io mi trovo in questo limbo da anni.
    Raffy e Bea vi capisco.

  7. 7
    Sim -

    L’insofferenza genera insofferenza, e quest’ultima si tramuta quasi sempre in un essere angosciosamente e disperatamente scontroso, ma mai egoista, e perciò comprenderai che per questo la condivisione del dolore riesce ad annullare parte del proprio malessere. Penso comunque che la tua ricerca d’un altro individuo capace di ascoltarti sia banalmente illusoria, poiché credo tu sia pienamente consapevole del fatto che mai potrai trovare conforto.
    La ricerca è l’unica via possibile. Il non accontentarsi è la sola maniera per rinfrancare lo spirito e, di conseguenza, mantener viva la carne.

  8. 8
    KATY -

    Ehm, sarò la terza a scrivertelo, o la quarta….ma

    SCRIVI BENISSIMO. BENISSIMO nel senso che leggerti è piacevole al punto che quando la lettera è finita ci son rimasta quasi male.

    Avrei voluto proseguisse ancora !

  9. 9
    raffy -

    il pianto immotivato, poi trattenuto, il senso di solitudine, i miei compagni di viaggio..

  10. 10
    Giovanna -

    Ma perche’ non formate un’associazione no profit dal titolo ” Non ho piu’ voglia di vivere ” .Credo che ci sarebbero abbastanza iscritti,magari poi organizzate dei ritrovi dove ognuno andra’ volentieri perche’ e’ certo di essere davvero compreso…E’ poi spero che passera’ a tutti questa voglia perche’ l’unione crea la forza. Auguri!!!..

Pagine: 1 2 3 5

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