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Sono un cittadino offeso ed umiliato

Caro Cavaliere, per chi ci ha preso?

Io sono un cittadino di questa Repubblica – DEMOCRATICA, ANTIFASCISTA, FONDATA SUL LAVORO, dove LA SOVRANITA’ APPARTIENE AL POPOLO, CHE LA ESERCITA NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE – e sono profondamente offeso ed umiliato non tanto e non solo dai Suoi quasi cinque anni di Governo della Repubblica, ma dal modo assolutamente inaccettabile con cui si rivolge, attraverso la stampa (cfr. lettera pubblicata su La Repubblica del 7 corrente), ai cittadini.

Lei non può continuare a prendere in giro il Paese che governa; Lei non può – e non deve – considerare i Suoi concittadini minorati psichici.

I minorati psichici La hanno eletta – caro dott. Berlusconi – e Lei finisce per essere il Presidente di un elettorato fatto da minorati psichici (in mezzo ci sarà anche qualche magistrato); non Le viene il sospetto che il minorato potrebbe essere Lei ? anzi, Lei non lo è perché, altrimenti, il Suo burattinaio non La avrebbe scelta per fare il burattino, come sta facendo benissimo in tutti i campi: dalla politica interna, economica, sociale, a quella estera.

Lei sembra un burattino, dott. Berlusconi, e Le conviene recitare questa parte, perché solo in questo modo ha avuto infinitamente ampliato il Suo Impero economico e mediatico; ed ha definitivamente cancellato dalla Giustizia Giusta le infinite marachelle (voglio essere buono !) con le quali ha fatto soldi e potere.

Caro Dott. Berlusconi; Lei certo è abile e furbo; ma – MI CONSENTA – credo che ogni cretinetto in Italia e nel mondo saprebbe far soldi, se una ancestrale morale di onestà e responsabilità non frenasse i suoi peggiori istinti.

Caro Cavaliere, Lei ha tolto alle persone discernimento, razionalità, speranza, impegno e responsabilità, alluvionando il Paese da decenni di spazzatura televisiva: dapprima Fininvest, poi Mediaset ed ora anche RAI.

Smetta, per favore, di prenderci in giro !

avv. Filippo Trippanera, Prato
E-mail: filtripp@tin.it

Lettera pubblicata il 8 Agosto 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Politica

La lettera ha ricevuto finora 14 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    luc2005 -

    mi sembra esagerato! Poteva semplicemente dire che non cadrà più nel tranello…

  2. 2
    Fil Tripp -

    In questi giorni stiamo raschiando un fondo da tempo ben noto, ma sempre pensato o camuffato come inesistente, tanto che chi ne afferma l’esistenza viene tacciato da non politico ovvero da persona che vive ”nell’isola che non c’è” e che cammina nell’aria a cento metri dal suolo. REALPOLITIK, si dice; non sogni o poesia.

    Ma se è così, abbiamo allora sbagliato tutto ?

    Non si deve parlare di queste cose ?

    Sembra quasi di sentire il leit-motiv fascista: “qui non si parla di politica; qui non si fa politica … me ne frego, cioè devi fregartene !”. Gli altezzosi e scandalizzati commenti di Fassino, Angius, Napolitano ed altri somigliano tanto a degli interdetti di Tridentina memoria: “Si quis dicat …. ei anathema sit ” !

    Ritorna il dogmatismo politico, tanto caro a stagioni mai sopite della politica italiana: molto dogma e poca e nulla politica; molto fideismo ideologico e poco di contenuto e proposta; molto affarismo poco chiaro e vuoto di senso dello Stato e della collettività. E questo vale per chi è accusato e per chi accusa.

    La politica è altro: qui siamo alla prepolitica; alla giungla, che la politica è chiamata a ordinare.

    Il problema, infatti, non è che gli apparati tradizionalmente di sinistra compiano operazioni economiche, di per sé legittime ed autonome dalla politica; neppure è un problema che certi apparati siano cinghie di trasmissione od esprimano collateralismo di una parte politica.

    Il problema è intendersi. cos’è la politica ? cosa sono ed a cosa servono i partiti ? cosa è un affare e cosa è la libertà di iniziativa economica, sancita dalla Costituzione ? che rapporto c’è tra politica, economia ed affari ? l’affarismo è politica ?

    E poi: la politica è eticità ? esiste un’etica della politica e dell’economia ? é’ morale fare un affare ? a che livello morale ed eticamente accettabile si pone il puro e semplice affarismo ?

    Per quanto ci riguarda, nel caso in questione, emerge una gran commistione di livelli di giudizio e uno scarso discernimento dei termini di discussione e di problemi sul tappeto, in un momento particolarmente delicato della situazione politica e sociale del Paese.

    Il Governo Berlussconi non è certamente un incidente di percorso dell’Italia. Si può ben dire che il berlusconismo non ha niente a che vedere con la politica, ma con un falso concetto di politica, che, per essere solo concetto, per ciò solo è impolitica, astrattezza, teoria, falò, teatro, e, in realtà, rivela solo spietate logiche e ragioni di affarismo, sfruttamento, sopraffazione, superficialità, oscurantismo, virtualità.

    La politica – ce lo insegna la Scuola di Barbiana, che, in “Lettera a una Professoressa ”, ne ha dato una delle definizioni più alte che si conoscano – è l’essenza, la proiezione e lo sviluppo della persona umana (animale politico – diceva Aristotele e tutta la cultura classica -), per cui “Il problema degli altri è uguale al mio: sortirne insieme è la politica; sortirne da soli è l’avarizia “.

    Il mio problema, i miei problemi: vivere dignitosamente, istruirmi, essere tutelato dal punto di vista sanitario, lavorare, credere, giocare, progredire, capire, esser capito, svilupparsi, crescere, avere pari opportunità in tutto, vivere tranquillo nella famiglia, nella città, nel Paese, nel mondo, insieme agli altri: (Giorgio La Pira definiva la città: ” una casa per amare, una chiesa per pregare, una fabbrica per lavorare, una scuola per imparare, un ospedale per guarire, una piazza e tanto verde dove i nonni giocano con i nipotini “); i miei problemi, insomma, sono uguali ai problemi degli altri e la precondizione per la soluzione dei miei problemi è che tale soluzione non sia in contrasto con la soluzione dei problemi degli altri: dal mio quartiere alla mia città, dalla mia città al mio Paese, dal mio Paese al mondo intero. Questa è la politica. Se si ignora tale precondizione crolla tutta l’impalcatura: il problema mio diventa diverso e non uguale a quello degli altri e la politica fugge per la tangente.

    Ed allora non più “case per amare”, ma case per speculare; non più “scuole per imparare”, ma scuole per indottrinare (sulla superiorità della razza ariana o della cultura occidentale rispetto a quella islamica e sulla necessità della guerra preventiva); non più “fabbriche per lavorare”, ma fabbriche per sfruttare; non più “ospedali per guarire”, ma ospedali per morire, magari di tangenti; non più “chiese per pregare”, ma chiese per costruire steccati e fabbricare un dio guerriero; non più “piazze e verde” ma “alberi di trenta piani”.

    In questa antipolitica affaristica è il brodo di coltura del berlusconismo e non solo, per cui Berlusconi, le varie tangentopoli “a senso unico”, tale stesso “senso unico” e tutti i “sensi unici” della nostra storia repubblicana non sono solo incidenti di percorso, ma il frutto di un preciso disegno antidemocratico innestato dai poteri sconfitti per vendicarsi dell’epopea costituente, unica in cui ci fu un temporaneo trionfo della politica; trionfo definitivamente affossato nel 1978, con l’assassinio di Aldo Moro.

    Ne è nata una cultura speculativa, da ogni parte, nella quale è stata distrutta la responsabilità e la dignità della famiglia e della persona, dell’economia e della cultura, della tradizione e della storia, in previsione di un falso legalismo costituzionale, creatura di un progetto di consumismo materialista e di un tecnologismo pseudo – scientifico e disumanizzante, che ha finito per distruggere i principi fondamentali del nostro contratto sociale, sanciti dai primi tre articoli della Costituzione repubblicana, nata dalla resistenza.

    In tal senso, Don Lorenzo Milani nel 1951 profetizzò ai suoi ragazzi, alle prese con le novità del primo dopoguerra: “co......; non vi accorgete che vi hanno già calzato e vestito per i prossimi 50 anni !”, dove quei cinquant’anni vuol dire sempre, “finché non vi ribellerete”, finché, cioè, non farete prevalere il primato della moralità, ovvero la precondizione della politica.

    La moralità, quindi, è la precondizione della politica; la politica è il progetto, l’economia, la finanza e gli affari sono gli strumenti.

    Quando economia ed affarismo diventano precondizione, la politica resta sempre progetto; ma è la moralità che diventa solo uno strumento machiavellico, con la dignità dell’innominabile nome di Dio JHWH, per cui chi la nomina o chi la pone come problema … “EI ANATHEMA SIT ”.

    Allora le botteghe chiare diventano oscure, come oscure sono le vie chiare dell’etere berlusconiano, in un inestricabile inciucio sulle spalle del popolo. E non resta che concludere amaramente con i versi del primo coro dell’Adelchi, di manzoniana memoria:

    “” dividono i campi, dividono gli armenti;
    si posano insieme sui campi cruenti
    di un volgo disperso, che nome non ha “”.

    avv. Filippo Trippanera, Prato
    E-mail: filtripp@tin.it

  3. 3
    ferdie -

    Scusi, ma quelli di prima, che mi par di capire lei apprezza di più, perchè non hanno fatto in modo che il Berlusca non potesse essere rieletto? (una leggina sul confltto di interessi avrebbe sistemato parecchie cose; fosse stata fatta all’americana)E poi, per favore, sono almeno trent’anni che siamo governati da incapaci: guardi lo stato delle infrastrutture! Sono trent’anni che ci governa un’oligarchia, non una democrazia! Partiti con il 3% hanno fatto cadere governi, abbiamo fatto referendum annullando alcune cose (finanziamento partiti, ministero dell’agricoltura) e i nostri governanti li hanno bypassati. E lei mi dice che la nostra è una democrazia! Ma mi faccia il piacere. Il nostro è un paese in cui si va a votare e quelli che abbiamo votato si fanno gli affari loro, perchè intanto, quando riandiamo a votare, sempre loro sono. Berlusconi ha fatto quello che imprenditori con imprese di quelle dimensioni hanno fatto, perchè il sistema glielo permetteva. L’unico errore che poteva evitarsi è stato quello di scendere in politica. Ma come lei ben sa un vecchio adagio siciliano dice che è megghiu cumannari ca futtiri. Non si arrabbi tanto, perchè se non la prende per i fondelli Berlusca, lo fa un altro. A meno che la sua non sia una questione personale col cavaliere.

  4. 4
    vittoria seminara -

    Miei cari signori,
    La situazione è triste in Italia e lo sappiamo tutti. Non c’è un solo uomo politico che ispiri fiducia, nessuno che spicchi per doti morali o perchè sia preso con il cuore verso i problemi della comunità insomma un leader da seguire, come uno di quei condottieri romani che c’erano un tempo senza macchia e senza paura (e si vede). Avevo un amico Cileno diplomatico , che mi raccontava i trascorsi della vita politica del suo paese, e ogni volta che parlavamo della politica italiana , (ne sapeva più di me certamente)inorridiva. ” Se il Cile ti sembra corrotto – mi diceva – tu non puoi immaginare cosa sia l’Italia da questo punto di vista. Siamo famosi!. Non potevo difendermi , ma mi dispiacevo molto e ancora di più soffrivo per me stessa, io vivo in questo paese e lo amo. Spesso mi sono soffermata sulle cause di tali malesseri e mi sono detta che se queste persone che non stimiamo, non ci soddisfano , non ci sembrano adeguate sono al potere la colpa è anche nostra e di chi ha lasciato questo tipo di cose immutato, per indolenza verso la politica (e ce ne sono tanti), per ignoranza e per superficialità. Di chi non va a votare per le elezioni e soprattutto per i referendum popolari. Poi ci lamentiamo se passano certe leggi , passano si……..
    Ma come! l’unica forma di democrazia esistente ancora in Italia è il referendum popolare e gli italiani NON VOTANO. Le statistiche dicono che solo il 10% 20 % si fa vivo alle urne, il resto……. a mare o in montagna. Miliardi vengono spesi invano che potrebbero essere spesi per l’assistenza sociale e invece nulla. Non esiste quasi più stato sociale in italia, ma subentrano sempre di più le istituzioni private, tutte o quasi le riforme attuate negli anni 70 (da governi di sinistra) stanno via via per essere abolite, e gli italiani continuano a non votare……….I poveri stanno aumentando e gli italiani non votano. Siamo noi che dobbiamo correre “appresso “alle istituzioni e non le istituzioni a noi e ancora non lo abbiamo capito? Aspeppiamo sempre che il politico “tal dei tali” risolva i nostri problemi, come un bimbo che aspetta di essere imboccato e poi il boccone non ci piace. Io da parte mia invito tutta la nazione a prendere più a cuore i problemi della società, perchè se i primi ad attivarci siamo noi, loro per inerzia se non altro devono senz’altro venirci dietro, noi siamo la massa di potenziali elettori.

  5. 5
    ferdie -

    scusa, ripeto, quando abbiamo votato (vedi mio precedente post)hanno comunque fatto quello che volevano…Non riesco a vedere una soluzione

  6. 6
    filtripp -

    Per Ferdie 04/09

    Pregasi leggere mio commento 31/08/2005.

    Ho sempre sostenuto che il male dell’Italia non é Berlusconi, ma chi ne ha reso possibile la vittoria del 2001, ovvero chi oggi fa (dovrebbe fare) l’opposizione.
    Quanti hanno alzato un dito per Enzo Biagi quando fu cancellato dalla RAI; quanti hanno sostenuto il “resistere, resistere, resistere” di Borrelli. Ovviamente parlo di quelli del centrosinistra !
    Chiaro ?

  7. 7
    luc2005 -

    D’accordo con filtripp però il troppo è troppo…Si rischia di passare per fessi totali.

  8. 8
    filtripp -

    credi che lo siamo stati solo subtotali ?

  9. 9
    luc2005 -

    L’unica arma in democrazia è il voto o il suicidio di massa!
    (che farebbe comodo a chi governa perchè darebbe la colpa a una “minoranza” … di esaltati fanatici).

  10. 10
    filtripp -

    Bravo !!!!!

Pagine: 1 2

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