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Sindacati

E’ di oggi la notizia che anche la banca d’italia segnala che gli stipendi, dei giovani specialmente, in questi ultimi anni non solo non sono aumentati ma sono rimasti al palo e hanno il valore di anni addietro. Oramai solo l’ISTAT e i SINDACATI sono convinti che lo stipendio medio di un operaio sia sufficiente per vivere in maniera decorosa. Mentre posso sforzarmi a capire l’ISTAT i cui dati sono mirati e suggeriti da indicazioni del governo e da una certa ottusità (siamo sicuri che ci sia qualche addetto al rilievo dei costi andando in giro per mercati o negozi, o chiedono direttamente alle industrie), per quanto concerne il SINDACATO continuo ad esprimere il mio disappunto per una istituzione, che nata per difendere gli interessi dei lavoratori e con loro essere solidale, oggi abbia perso questo fine ed abbia assunto quello di seguire le indicazioni della politica, specie di una sinistra che sempre più cerca di assomigliare alla destra. Gli interessi dei lavoratori sono e devono essere quelli di una dirigenza chiusa nelle loro scatole dorate, con la convinzione che sia sufficiente l’indicazione e il pensiero di alcuni dirigenti che mirano ad assumere uno scranno in quello che viene definito nassimo esempio di democrazia, il Parlamento.
Io credo che questa forma di pseudo-dittatura per cui bisogna seguire le indicazioni che vengono da chi ci governa, perchè non si può essere opposizione a chi dirige (specie ora che al timone di questa triste barca, c’è la sinistra).
Già quando lavoravo non riuscivo a capire a pieno l’operato dei sindacati, ora da pensionato faccio ancora più fatica. Invece che difendere gli interessi ed il futuro dei giovani, procurando posti di lavoro sicuri con una retribuzione decorosa, stanno li inerti e a discutere su sottigliezze linguistiche e di politica. Mi rammentano quella poesia di Trilussa dedicata al quel deputato, che pur avendo un sacco di affari da sbrigare al comizio si sforzò di andarci e allora arringò la folla con tanto convincimento che … quasi ci credeva puro lui…
Ma io sono come quello che spaparanzato all’ombra di un pagliaio … ecc. ecc.
ge45

Lettera pubblicata il 22 Ottobre 2007. L'autore ha condiviso 6 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Lavoro

La lettera ha ricevuto finora 6 commenti

  1. 1
    leilaluna -

    Io sono molto giovane e di politica non ne capisco molto.. quindi mi scuso in anticipo se dirò qualcosa di “stupido”.

    Non mi è piaciuta questa frase: ” (specie ora che al timone di questa triste barca, c’è la sinistra)”

    Allora.. abbiamo avuto al governo per 5 anni da destra. rispondi solo a questa domanda:” cosa ha fatto??”
    la sinistra si è trovata un paese in ginocchio.. e mi sembra a parer mio ( da persona ignorante) che i primi a rimetterci sono i cittadini.
    Ora.. sono giovanissima.. dovrei comprarmi una casa, sposarmi e un’auto nuova.. e non ho uno stipendio adeguato.
    Non so nemmeno se vedrò la mia pensione figuriamoci..
    Io credo solo una cosa.. sinistra o destra c’è differenza?? abbiamo al governo tremila politici che non fanno che darsi addosso a vicenda quando a rimetterci siamo noi.. sembra di guardare le puntate di una telenovela quando si guarda il telegiornale.. uno da addosso a un’altro e viceversa..ogni giorno ce n’è una.. ma i nostri problemi chi li risolve??
    a questo punto che devo dire.. era meglio il fascismo?? la verità è che siamo un popolo di inetti.. aumenta la benzina??? non la prendi la macchina.. fai sciopero.. invece di andare a fare il pieno.
    Aumentano pane e pasta?? non li compri.
    come disse maria antonietta mangeremo le brioche.. ma non possiamo rimanere sempre indifferenti.. qualcosa qua si deve fare.

  2. 2
    ge45 -

    A leilaluna,
    attenzione, io non voglio la destra al potere, non voglio il fascismo, vorrei solo un governo che pensi e si adoperi per fare il bene e gli interessi della poplazione. Che pensi ai giovani, che pensi agli immigrati, che pensi ai pensionati, che pensi ai malati, ecc. ecc.
    Non di sicuro questa accozzaglia di persone che assomigliano 2ai capponi di Renzo”.
    Vorrei una classe politica che sia disposta a cambiare, a progredire (e non solo nei propri interessi) ad avere gente nuova con idee nuove, e non le solite facce, le solite persone il solito ricambio (Prodi – Berlusconi e Berlusconi – Prodi) come se fossere gli unici che hanno l’abilità di governare il nostro paese.
    ge45

  3. 3
    uragano -

    Io penso che il problema principale sia questo:la maggioranza dei sindacalisti si mettono nei sindacati per diventare essi stessi capi.Ossia fingono di difendere da capi per fare loro i capi per primi.Oppure si mettono solo per ottenere la tutela della condotta antisindacale e difendersi dalle proprie manchevolezze. O magari per fare carriera politica mettendosi in mostra. Ho reso bene le mie idee?

  4. 4
    ge45 -

    Più sento le notizie, più mi convinco dell’ineficcienza di una classe sindacale che, ripeto, è inefficiente, senza quel minimo di coraggio ad affrontare seriamente i problemi dei lavoratori e della poplazione.
    Si ha l’impressione che abbiano paura di affrontare i problemi per paura di perdere loro stessi il “cadreghino” il potere di tenere le mani in pasta.
    Non so, ma penso che alcune azioni sullo stile di quelle che avvenivano negli anni 60 e 70 potrebbero servire a dare uno scrollone a certa inefficienza politica.
    ge45

  5. 5
    cirillo salvatore -

    8.7.2008-Anche i medici di base potranno certificare le malattie lunghe o reiterate dei dipendenti della Pubblica amministrazione, vale a dire le assenze colpite dalla «stretta» imposta dall’articolo 71 del Dl 112/2008.
    La stretta, per la verità, comincia ad allentarsi in sede applicativa, con il parere 45/2008 del dipartimento della Funzione pubblica, che estende appunto anche ai «medici di medicina generale» la possibilità di rilasciare i certificati giustificativi di queste assenze (si veda «Il Sole 24 Ore» del 5 luglio).
    La norma si applica dal terzo evento di malattia del dipendente pubblico nel corso dell’anno solare e alle assenze, sempre per malattia, che si protraggono oltre i dieci giorni. Per giustificarle, dice il comma 2 dell’articolo 71, il dipendente deve presentare una certificazione rilasciata «esclusivamente da struttura sanitaria pubblica». Secondo una prima interpretazione, letterale, la previsione si sarebbe tradotta nell’obbligo per il dipendente pubblico di chiedere il certificato all’Asl o a un presidio ospedaliero. Questa lettura aveva sollevato più di una protesta nel pubblico impiego, viste anche le fasce ampliate di reperibilità (dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20 di tutti i giorni, compresi i non lavorativi e i festivi, come stabilito dal comma 3 dello stesso articolo 71), che mal si conciliano con l’esigenza di andare all’Asl o in ospedale a chiedere il certificato.
    L’interpretazione ufficiale della Funzione pubblica, che di fatto riavvicina la disciplina della certificazione alla situazione precedente l’ondata delle norme anti-assenteismo, risolve il problema attribuendo anche ai medici di famiglia la possibilità di certificare anche le assenze critiche. I «medici di medicina generale», scrive Palazzo Vidoni rispondendo a un quesito sottoposto dal ministero del Lavoro, possono essere equiparati alle strutture pubbliche in questo aspetto in forza delle convenzioni che regolano i rapporti fra loro e il servizio sanitario nazionale, come previsto dall’articolo 8 del Dlgs 502/1992 recepito nei contratti collettivi nazionali. Fra le attività disciplinate da queste convenzioni, sottolinea la Funzione pubblica, c’è anche il «rilascio della certificazione per incapacità temporanea al lavoro» (Accordo collettivo nazionale del 23 marzo 2005), che di conseguenza può essere continuata «utilmente» anche nella nuova disciplina».
    Rimangono invece da chiarire, in particolare per quel che riguarda il comparto Regioni ed enti locali, i tagli allo stipendio introdotti al comma 1 dell’articolo 71 per scoraggiare le assenze brevi. Per i primi dieci giorni di malattia, la norma prevede che sia corrisposto solo il trattamento economico fondamentale, con l’esclusione «di ogni indennità o emolumento», sia quelli fissi sia quelli variabili. Il problema riguarda soprattutto l’indennità «di comparto», che è collocata nella retribuzione globale di fatto (articolo 10 del contratto del 9 maggio 2006) e di cui non è certa la natura di salario acce

  6. 6
    pensionato45 -

    sono d’accordo ! aggiungo che a mio parare, da quando il sindacato si è politicizzato (può essere spunto per un “cadreghino” a roma) ha perso la sua principale funzione, quella di difendere gli interessi dei lavoratori, indipendentemente da il benestare politico o no.
    anche il lavoratore si è lasciato irretire dalle lusinghe del mercato, si lascia lusingare da un finto benessere che ci illude col farci credere che certe cifre con 3 zeri siano una piccolezza che poco incide sul suo bilancio tanto poi pago a rate.
    diamoci una scossa e rendiamoci conto che senza di noi tutta quella gente non conta nulla e non vale nulla

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