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Silloge Poetica

di

Sopravvivenza
E’ triste pensare alla sopravvivenza
della dea mediocrità, espressione contusa
di botte tra ubriachi, risse tra poveracci
e quell’osso rosicchiato non sfama
l’ambizione di troppi cani

(sciolti o organizzati che siano…)

E’ bello lasciarsi guidare dalla penna…

Comunque vada…

Comunque finisca…

Precarietà
Questo senso di precarietà
mi verrebbe da bisbigliare…
Perché tutto si tinge d’incerto?
La nostra vita ricerca il significato
tra strani geroglifici e la violenza del romanzo
urta quella pace (perché gioca a nascondino?) macchiata
da pensieri che s’incrociano,
sfuggono, non si guardano
Forse non si piacciono?
Forse aspirano a chiudersi nell’olocausto
di ricorsi folli e perdenti?
Forse abbiamo deciso
di morire così…rassegnati?
Questo senso di precarietà
mi viene da urlare…

Ombre
Ombre ineluttabili
avanzano
Il marciapiede
da dietro
osserva
l’asfasto macchiato
Non una nube
ma il buio della presenza
copre
l’assenza del passo,
indifferente nella direzione…

Globalizzazione
Questa mattina osservavo
una signora della Milano bene
a braccetto con un’elegante donna con il Burka
Attraversavano il semaforo e occhi sbigottiti
guardavano questa strana coppia…
E riflettevo…
su come fosse ancora lontano l’altro lato della strada…
Al segnale del verde
motociclisti irrequieti
ripartivano con un sospiro di sollievo…

Finzione
È strano vedersi che vivi,
ti domandi perché sei lì…in mezzo agli altri (chi?)
Forse è tutta la finzione di un dio effimero
(prigioniero in un corpo acquoso)
Persino il tempo, pagliaccio neuronico,
è l’immaginazione di un frutto che, marcio,
si spiaccica nel ritorno all’humus di una nuova terra…

Sintesi
Quando il tempo assottiglia la foglia

chiusa tra le pagine di un vecchio album

che,giovani,riempivamo di belle speranze

allora il domani ci appare nelle vesti

di quella saggezza sprecata

nell’adolescenza del pensiero

che,fattosi adulto, riconosce

la futilità del proprio vivere

Attesa
Sentite gli umori del popolo
Oggi tace

Ascoltate le parole della gente
Domani sarà troppo tardi

Le piazze ora sono deserte
Un piccione becca un tozzo di pane
Un passante incrocia un turista disperso
Un palco vuoto aspetta che il vento
disperda le polveri…

Marco Saya

Lettera pubblicata il 4 Ottobre 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Cultura

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    Konta Giante -

    Fanno abbastanza pietà, credimi.
    Leggi “Le ceneri di Gramsci” di Pasolini, o anche qualcosa di Giovanni Giudici: poi riprova.

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