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Scuola e articolo 5

Il 3 Agosto il Consiglio dei Ministri ha approvato la versione definitiva dell’ art. 5 della Legge 53/03 che prevede la formazione universitaria per i futuri insegnanti e la traumatica espulsione dei precari attuali: le graduatorie del concorso ordinario vengono definitivamente abolite, non è del tutto chiara la sorte delle graduatorie permanenti delle quali non si fa alcun cenno nel testo approvato dal CDM.
Le recenti 35000 immissioni in ruolo decise dal governo rischiano di essere le ultime per i precari, visti i pesanti tagli previsti dalla Riforma e la totale latitanza delle ulteriori immissioni in ruolo promesse dal ministro Moratti nella conferenza stampa del 24 Giugno.
Bisogna però tenere sempre presente che i numeri dichiarati dalla Moratti (30000 immissioni in due anni) sono del tutto insufficienti a garantire un futuro nella scuola pubblica a tutti gli attuali precari.
Appaiono completamente disattese le promesse fatte a febbraio dal ministro Moratti e dal Senatore Valditara sull’assunzione di tutti i precari prima dell’entrata in vigore dell’articolo 5.
Quella che sicuramente dovrebbe cambiare è la prospettiva: fornire soluzioni sul precariato significa infatti guardare ad esso non come ad una piaga da eliminare ma come a una reale risorsa. È innegabile che i precari costituiscano, della scuola, una componente già formata, competente, con un bagaglio di esperienza che rappresenta l’oggettivo valore aggiunto rispetto a ciò che è previsto dalla nuova formazione docente. Una o più lauree quadriennali o quinquennali, spesso più di una abilitazione, titoli vari e anni di servizio prestato nelle scuole sono il bagaglio culturale e professionale medio di cui ogni precario dispone. Buttare a mare questa preparazione, svilire questa professionalità sarebbe operazione vergognosa. Qualunque riforma del reclutamento deve quindi partire dal presupposto della eliminazione TOTALE del precariato già esistente.
La mia opinione è che se il governo vuole dare risposte adeguate ai precari, dovrà predisporre un piano pluriennale di immissioni in ruolo su tutti i posti disponibili, il ricambio automatico dei pensionamenti e garanzie per gli attuali precari di non essere scavalcati dai futuri abilitati e di non vedersi il posto sottratto dalla mobilità degli insegnanti di religione.
Sono necessari inoltre, secondo me, degli aggiustamenti alle graduatorie permanenti, come l’abolizione del punto h della tabella di valutazione, un tetto massimo di punti (ad esempio15 ) per i titoli culturali, la ripulitura delle GP dal personale di ruolo, una differenziazione del punteggio per il servizio svolto nelle scuole pubbliche rispetto a quello svolto nelle scuole paritarie, oltre ad una riduzione della quota massima di immissioni dalle graduatorie da assegnare ai docenti riservisti (attualmente al 50%) ed alla parità contrattuale tra docenti precari e di ruolo.
I precari attendono risposte concrete dalle forze politiche: ricordo che attualmente il loro numero ammonta a circa 160000 persone: il loro voto, unito a quello dei loro familiari e amici, può decidere le sorti delle prossime elezioni.

Prof. Brunello Arborio

www.precari.org (v. Global Forum)

Lettera pubblicata il 22 Agosto 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Lavoro - Scuola

La lettera ha ricevuto finora 3 commenti

  1. 1
    gianluca lovreglio -

    L’articolo ripropone la sacrosanta verità sulla situazione del precariato scolastico. Spero che serva a far comprendere agli Italiani che i TG e le testate nazionali stanno raccontando loro una quantità enorme di balle, a proposito della scuola. La situazione reale basta chiederla direttamente a qualche precario, come me ormai da 10 anni.

    Lettori! Per favore, riflettete per qualche minuto con la *vostra* testa, e sul fatto che dietro queste righe disperate ci sono persone in carne ed ossa provate da anni ed anni di sacrifici, soprusi e sopraffazioni da parte di vaeri governi. Grazie

    prof. Gianluca Lovreglio
    docente di lettere precario da 10 anni

  2. 2
    mmicucci -

    Approfitto di questo spazio per riportare l’ultimo comunicato del MIIP, nella speranza che circoli il più possibile. (Colleghi, ma dove siete?Solo a Gianluca interessa la questione?Inutile poi piangere sul latte versato, quando di ruolo non si entrerà più, semmai dovesse passare questo scandaloso art. 5!)

    MOVIMENTO INTERREGIONALE
    INSEGNANTI PRECARI
    ART. 5: URGENTE LA DEFINIZIONE DEI CREDITI PER I PRECARI
    Si sta verificando, con l’approvazione in via definitiva da parte del CdM del 3 Agosto dello schema di decreto legislativo che definisce le “norme generali in materia di formazione degli insegnanti ai fini dell’accesso all’insegnamento” ai sensi dell’art. 5 della legge 53/03, quanto da tempo il MIIP aveva preannunciato. Effettuata una manciata di immissioni in ruolo, si appronta un nuovo sistema di reclutamento attraverso il 3+2; nel contempo si cerca di tranquillizzare i precari (l’attuale sistema di reclutamento resterà in vigore ancora per due anni) e di ingenerare ancora una volta un insensato e irragionevole clima da “si salvi chi può”, tra false illusioni e speranze di quanti ritengono di poter entrare in ruolo con le prossime tornate. Il tutto si risolverà a breve in una catastrofe per i più: mancano infatti, nel citato decreto, norme transitorie, unica vera forma di tutela e soluzione a fronte di quanto si sta prospettando, soluzione che deve naturalmente essere organica e reale nel rispetto del diritto: le cabale dei numeri non sono più tollerabili! Ricordiamo che la questione precariato, nonostante le varie dichiarazioni del Ministro Moratti, è tutt’altro che risolta, come del resto risulta dagli stessi dati ufficiali del MIUR pubblicati di recente nel volume “La scuola in cifre”: di contro a un esiguo numero di immessi in ruolo, ripetiamo, il problema rimane irrisolto e sarà destinato ad acutizzarsi; i futuri pensionamenti anziché aprire possibilità di stabilizzazione per i precari, nella logica ministeriale, e secondo un trend in atto da diversi anni, si risolveranno ipso facto in un taglio di personale, come già mostrano nella loro nuda evidenza i dati. Sarebbe stato quindi dovere preciso del Ministro, prima di andare a definire il nuovo, stabilire in maniera chiara e inequivocabile il destino dei precari, che oggettivamente costituiscono un patrimonio per la scuola, possedendo un notevole bagaglio di esperienze e competenze (un alto “profilo formativo e professionale”, come denominato nel decreto) costituito da anni e anni di insegnamento, una o più lauree quadriennali, abilitazioni plurime,
    una mole di titoli culturali, che non ha uguali all’interno della scuola e che non appartiene e non apparterrà ad alcuna altra categoria di docenti, tanto meno – è evidente – alla nuova prevista dall’art. 5. Dobbiamo invece constatare ancora una volta come il Ministro sia più interessato a definire il “mirabolante” nuovo – mirabolante nuovo sempre secondo la bassa logica dei suoi “innovativi” interventi – piuttosto che seriamente impegnato a risolvere le vere, concrete e cruciali questioni della scuola. L’esiguo passaggio del decreto del 3 agosto, sapientemente non definito dal Ministro («le modalità ed i criteri per l’accesso ai corsi [quelli che andranno a costituire il nuovo canale di formazione e reclutamento] da parte di coloro che risultino in possesso di titoli di studio universitario acquisiti in base al previgente ordinamento» saranno definite in un successivo decreto), a questo punto costituisce il riferimento più importante, la vera questione e il luogo vero delle norme di transizione: non vorremmo, e però già lo temiamo, che l’indeterminatezza del passaggio sia voluta da chi intenda garantire alcuni privilegi anziché operare per fornire soluzioni. Sarebbe veramente troppo!
    Il MIIP aveva presentato da tempo e per tempo, in relazione
    all’art. 5, una precisa richiesta e uno schema di riferimento affinché tramite il sistema dei crediti e in base non ad astratte definizioni, ma a determinazioni concrete, fossero pienamente riconosciuti professionalità e titoli dei precari. Rifiutando la logica della sterile contrapposizione tra passato e futuro, il MIIP ha sempre richiesto un confronto puntuale sul presente come
    necessario luogo delle soluzioni e del reale passaggio verso il nuovo. Su questo urge una risposta precisa: crediamo che il Ministro, con le sue dichiarazioni, di fatto a questa soluzione
    si sia impegnato fortemente, a meno che le sue non siano vuote parole. Dare definizione all’indefinito passaggio del decreto è necessario, urgente e non ulteriormente procrastinabile.
    Si ripropone qui di seguito la proposta fatta dal MIIP nel documento “L’insensato e il ragionevole” del 17 Aprile scorso:
    «Pensare al nuovo garantendo diritti acquisiti dovrebbe essere assunto come regola per ogni governo che vuol chiamarsi riformatore e per chiunque abbia la sana ambizione di promuovere politiche programmatiche. Una soluzione, infatti, può dirsi veramente organica solo se mostra di sapersi inserire nell’esistente e utilizzarne le risorse. Sicuramente non si deve prescindere dalla Costituzione, con la quale l’articolo 5 fa a pugni, come già rilevato in più sedi. Necessario e ragionevole sarebbe quindi prevedere che nel nuovo sistema si pensi all’accesso
    di tutti quanti possiedano una laurea quadriennale e un’abilitazione di qualsiasi (Ordinario, Riservato e SSIS), poiché tutte le abilitazioni sono state volute dalle leggi dello Stato e sono pertanto equivalenti; coloro che abbiano inoltre prestato servizio nella scuola pubblica debbono avere accesso direttamente
    alle stesse posizioni destinate a chi conclude il biennio abilitante previsto dal nuovo percorso, visto che tali graduatorie darebbero diritto al ruolo dopo un anno di tirocinio, anno che questi precari hanno già ampiamente e da tempo di fatto espletato, ma che comunque potrebbe tradursi, per coloro che già insegnano da tempo, in anno di formazione-aggiornamento in tematiche didattico-pedagogiche (che i precari ben conoscono per averle studiate e praticate). Ragionevole sarebbe pensare inoltre ad un
    inserimento nel biennio specialistico, ad esempio attraverso un semestre aggiuntivo, di chi possiede i titoli sopra elencati ma non il servizio: tale inserimento potrebbe essere studiato tramite il
    riconoscimento di crediti, riconoscimento che però non deve essere lasciato all’arbitrio delle singole Università ma deve essere reso coerente su scala nazionale e determinato dallo Stato che, per forza di cose, non può non riconoscere abilitazioni da esso stesso rilasciate. Perseverare nella negazione di norme di transizione organiche, consegnando questa operazione all’insensatezza, non può che portare la politica riformatrice verso il fallimento: l’azione si prospetta come nefasta perché astratta, priva di una morale e avulsa dalla vera politica che, lo ripetiamo per l’ennesima volta, è capacità di trovare soluzioni e di approdare alla costruzione di nuovi percorsi. La distruzione tout-court e la difesa di interessi particolari saranno operazioni gravide di contraddizioni pesanti che il paese non potrà più tollerare.”
    Venerdì 26 Agosto 2005

    Movimento Interregionale Insegnanti Precari
    MIIP Coordinamento Unitario: 055/368551 – 06/90154590 – 0734/228685
    E-Mail: info@precari.org Web: http://www.precari.org

  3. 3
    Brunello Arborio -

    Il documento del MIIP ha il grosso pregio di fare delle proposte concrete per risolvere la difficile situazione dei docenti precari: speriamo che ci sia la possibilità di essere ascoltati dal MIUR

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