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Quando hai sbagliato troppo a lungo poi è difficile ricominciare (1)

Non so nemmeno perché mi ritrovo qui a scrivere, anzi, inutile illudersi, lo so: perché spero in una risposta che è assieme ciò che vorrei e ciò che da me non posso darmi.

Stasera è una di quelle sere come non mi sono mai capitate nella vita, eppure non ho nemmeno trent’anni, e fino ad ora dovrebbe esser stato tutto solo una giostra di emozioni, positività, esperienze: ma è solo stasera che “come mai” ho gli occhi aperti e il coraggio di guardare tutto, il bene e il male (specie quello dentro di me), e non sentirmene sopraffatta. Tengo il balcone aperto con sei gradi fuori e questo fresco mi entra nei polmoni e mi fa tremare di vita, mi sento viva.

Tanto viva che ho il coraggio di piangere su tutti gli sbagli che ho fatto, o meglio dovrei dire che non ho fatto? O che ho fatto ma non erano quelli che avrei dovuto/voluto fare? Il problema sta qui: per tutta la vita non ho saputo scegliere chi essere, cosa fare, come organizzarmi per farlo. Là fuori ci sono persone con i piedi attaccati a terra che vivono e soffrono, lottano e si dimenano, cadono e si rialzano. Molti collezionano per lo più successi, molti di più vanno avanti tra un fallimento e un altro, la media delle persone va così e così e si impegna sempre. Ma io? Fin da bambina la testa affollata da fantasmi, paure, soggezioni, sono sempre stata molto fragile, e ancora di più indebolita da questo pensare e mai agire. Non saprei dire se è un’educazione che mi è stata data, potrebbe essere, anche se poi comunque ho potuto scegliere io che scuola frequentare,  che università, con chi uscire, etc. E’ difficile ora dire l’origine dei miei comportamenti, e mi sembrerebbe stupido dare la colpa agli altri, ai miei genitori in primis, siccome io avrei potuto combattere e alla fine perdere ma almeno combattere, mentre mi sono tirata indietro. Non ho avuto coraggio con la matematica quando stavo alle elementari, e mi sono portata questo strascico a vita. Non sono stata brava con le amiche, non sono riuscita a mantenere i rapporti, mentre loro tra un problema e un altro comunque hanno cantato e hanno ballato e ancora oggi vai vedendo si frequentano. Al liceo ho studiato prima tantissimo, ma più per inserirmi come persona di successo nel mio giro (che tristezza: solo adesso, dopo più di dieci anni dal mio diploma, comprendo l’importanza della scuola e di imparare a pensare, ad essere indipendenti, specie per noi donne), poi all’improvviso dopo molte delusioni in campo amicale e sentimentale, mi sono del tutto tirata indietro anche da questo. Poi l’università…non sapevo che fare e anche adesso, con una laurea in tasca e dopo averne cambiate un paio, non so perchè l’ho presa, non sono nemmeno sicura della mia preparazione, vedo che le persone mi danno una caratterizzazione in base ai miei studi e ancora mi chiedo : ma perché devo tenermi questa cosa, l’ho scelta io? Ma l’ho fatto tanto per prendermi una laurea o perché questa sono io?

E ora arriviamo ad uno dei tasti più dolenti: l’amore. Come ho già scritto in un’altra mia lettera (ho dovuto registrarmi con l’11 invece del 10 vicino al nick perchè ho perso la password, ma sono sempre io), sono fidanzata, ma la storia del mio fidanzamento è veramente triste. Può una ragazza che non ha avuto amiche, non ha avuto amici, non è mai uscita con nessuno, ed è anche abbastanza ingenua, conoscere un giorno oltre i vent’anni una persona su facebook e dopo qualche settimana di tante chiacchiere questi due decidono di vedersi, e poi si fidanzano anche? Lui ha avuto però tante storie, ha cominciato ad avere esperienze sessuali varie e forti verso i 13 anni (come immagino tutti più o meno), tante ragazze si sono susseguite e gli è capitato un po’ di tutto, è riuscito ad affinare il tiro, è un ragazzo in gamba e sa cosa vuole…….adesso che stiamo assieme da un po’ vedo con chiarezza quanto pesano le sue esperienze passate: sa che non deve dimenticare gli amici, sa come mettermi al mio posto senza perdere i suoi interessi, ci sono periodo difficili ma lui riesce sempre ad essere razionale e a non dimenticarsi di sé stesso, perché ogni lezione imparata è stato un errore del passato. E largamente approfitta del mio non capire niente, del mio essere completamente spaesata da tutto: è stato buono e comprensivo con me su tante cose, non posso dire che sia un cattivo ragazzo o altro, ma è troppo troppo in grado di gestirsi le sue cose con cautela rispetto a me. Se mi rifidanzassi oggi con lui, voglio dire, farei diversamente, metterei molte cose in chiaro subito, lo metterei di fronte ad una scelta, gli direi: io cerco questo, perchè questo è ciò che mi rende felice, tu puoi darmelo?

Ma diciamoci la verità: se noi usciamo con una persona, vogliamo sapere cosa vuole per capire se possiamo dargliela, è normale, ebbene io non sapevo cosa volevo, non sapevo di cosa avevo bisogno in una relazione, e ormai è troppo tardi per cambiare le cose in tavola, e mi sono resa conto che tutto volge a suo vantaggio. Io che sto a casa, io che non ho amiche con cui confrontarmi, io che non ho amici maschi che lo fanno preoccupare, mentre lui non fa che tessere e tessere amicizie femminili (quello che ha fatto per tutta una vita, è un campione in questo) e nei momenti difficili sa come muoversi per darmi batoste e farmi diventare gelosa e indebolirmi nelle mie scelte. Cioè mi sono resa conto che c’è un ragionamento grandissimo e un po’ manipolatore in quello che fa, che un po’ è spensierato (come io volevo e mi aspettavo) e molto è estremamente furbo. Ed io ho la possibilità di dire, di pensare: un attimo, questa cosa non mi sta bene? Oggi se uscissi con un ragazzo, un tipo così lo eviterei, a priori: che senso ha uscire con una persona che non è spontanea, che bada sempre a vincere su tutto e su tutti a tal punto che le sue manipolazioni si capiscono a volte solo dopo molto tempo?

(continua nella 2 parte…)

 

 

Lettera pubblicata il 24 Gennaio 2016. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

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