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Non c’è più amore o amicizia

di

Salve, mi presento, sono un ragazzo ed ho 16 anni.
La mia esperienza scolastica sarebbe metaforicamente espressa come un viaggio su di una nave in tempesta, alti e bassi si alternavano sistematicamente mettendo a nudo tutte le mie non-capacità.
A volte il liceo mi sembrava solo una corsa, nella quale solo il più furbo arrivava primo.
Fatto sta che appena mi accorsi della situazione, i miei voti nelle materie “parlate” cominciarono ad oscillare tra l’otto ed il nove.
Tuttociò attirò l’attenzione dei miei ex-amici (l’ex verrà spiegato tra un po’) che non persero tempo e nella grande ipocrisia di cui sono saturi si sono allontanati dalla mia persona e piano piano hanno trascinato con grande (forse anche troppa) influenza tutte le classi circostanti, compresi molti dei miei amici, o almeno quelli che credevo tali.
I miei compagni, quelli che frequento, li frequento solo in classe, sono ridotto a chiedere di uscire tre o quattro volte prima di avere una risposta!
Sarò io diventato improvvisamente noioso, saranno loro implicitamente emarginatori, sta di fatto che non mi diverto proprio con loro; l’ultima volta abbiamo visto un film, dopodiché sono usciti pazzi (sarà la troppa Sprite) ridevo, scherzavo senza riscontro… dopodiché salutoni e ciao, non esco più di casa da una settimana.
Dovrebbero essere questi gli anni migliori della mia vita, ma in qualche modo io ne sono refrattario, non mi diverto, non ho stimoli, uscire non mi piace.. e dove andare poi???
È crollato tutto, sono crollato io, i miei avversi, i miei “conoscenti” di classe, e persino le fondamenta in cui speravo allora in qualche modo i gruppetti potevano esistere solo senza di me, in qualche modo sono divenuto un elemento distruttivo, non so perché, ma quando oggi me ne sono reso conto, ho pensato istantaneamente alla futilità della mia vita.
È così:

“Le esperienze delle persone sono le cose più preziose in assoluto, non puoi possederle in maniera universale, non puoi modificarle, sfiorarle, averne coscienza o provarne le stesse sensazioni, sono quasi invidiabili.
Dunque perché non scegliere di decidere da soli e senza dubbi il -come- condurre una vita che possa esaudire le tue aspettative?

Non puoi sapere cosa al momento pensa il tizio accanto, al massimo puoi intuirlo;
caricati dei momenti che sfiorano il TUO percorso e nonostante le incertezze, anche tu alla fine padroneggerai una vita autentica e senza rimpianti; che sia stata emozionante o meno.

Le scelte che farai non serbano una vita retta o errata, contengono solo un opaco futuro e un inesistente necessità di rimpiangerle, buone o aspre che siano, riempiono poco a poco la tua “borsa” delle esperienze.

Se vuoi gestire il tuo futuro, fa finta che questi attimi di decisione conoscano già la tua risposta, e agiscano solo poiché possono scrutare nella tua “borsa” tutto ciò senza fare caso alla qualità o quantità del tuo passato, ti condurranno, dove è scritto che tu debba andare. ”

Desideravo spartire questo concetto parecchio generico, conscio di non sostenere utilitaristicamente un prospetto materiale del futuro previsto;

Più che altro, nutrivo una doverosa sensazione di ripetere questo soliloquio a me stesso.

O magari non è così, e neanche io so cosa voglio e in cosa credere.

Non vi è amore, solo affetto.
Non vi è gioia, soltanto scherzo.
Vediamo passare le nostre esperienze, nella più totale effimera apatia di cui ognuno è capace.
La nostra attenzione, può essersi spenta ancor prima di nascere.
O magari non è così ed esiste l’amore…
Chissà cosa mi aspetta.

Ciao a tutti, grazie per la lettura.

Lettera pubblicata il 18 Luglio 2010. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 8 commenti

  1. 1
    rossana -

    ciao gar,
    bello è un po’ triste il tuo post! sei molto maturo per la tua età e scrivi bene, cosa per niente frequente nei giovani d’oggi.

    mai sentito parlare della “solitudine dei numeri primi”? a dirti la verità, non so bene da dove derivi questa espressione ma per me ha la sintesi del senso che ti voglio esprimere.

    poi, ci sono, evidentemente, anche gli “ultimi” a patire per l’involontario isolamento (come nel post della ragazza che si sente sola a causa della sua conformazione fisica).

    quelli che stanno nel mezzo hanno senza dubbio più possibilità di trovare persone a loro affini. gli altri, invece, molte di meno, purtroppo… bisogna sapersi adattare e cercare, pazientemente, amore e amicizia nel ristretto cerchio di chi ci somiglia.

    consolati, in quanto il tuo è lo scotto di chi sta in testa. per quelli in coda è di gran lunga peggio…

    un abbraccio

  2. 2
    Gar -

    La solitudine dei numei primi è un libro che giusto l’anno scorso ebbi il piacere di leggere.
    Sai non avevo pensato all’idea dello scatto iniziale, forse è questo che mi rende ridicolo nelle relazioi attuali; non avevo mai pensato di essere superiore agli altri, magari c’è davvero questo scatto iniziale, invisibile ma c’è.
    Ciao Rossana

  3. 3
    rossana -

    gar,
    a me quello che definisci “scatto iniziale” appare evidente in modo macroscopico.

    mi dici, in sintesi, qual’è l’insegnamento del libro sui numeri primi, così almeno in futuro saprò qualcosa di più in merito e non
    rischierò di parlare a sproposito?

    ciao!

  4. 4
    toroseduto -

    @ gar. Sicuro di aver letto il libro ed afferrato il senso?
    Io l’ho letto senza provare nessun piacere, una storia angosciante.
    Chiedo se l’hai letto, perché anche rossana ha confuso il concetto
    espresso nel libro. Non si riferiva ai numeri “UNO” in senso di bravura, ma al concetto matematico appunto dei numeri primi, che non legano per la loro peculiarità con gli altri numeri. Quindi solitari.

  5. 5
    Gar -

    Certo, il romanzo racconta delle difficoltà di 2 persone, un ragazzo ed una ragazza che presentano particolari problemi che non gli permettono a primo acchito di socializzare o comunque conseguire una serena vita adolescenziale.
    Entrambi i ragazzi hanno uno shock che li perseguiterà per tutta la vita e che li porterà in una spirale continua di autocolpevolizzazione e autodistruttiva, infatti perderanno anche tutte le amicizie rimanendo dei solitari.

    In sintesi i due ragazzi sono paragonati a due numeri primi gemelli (i numeri primi che differiscono tra loro di due): accomunati dalle stesse particolarità, attratti l’uno verso l’altra, non riescono mai ad unirsi, separati da un solo invalicabile ostacolo.

    @Rossana certo è sicuro che non parli a sproposito, l’espressione è comune da sentire.

  6. 6
    rossana -

    grazie a Toroseduto e a gar
    per le precisazioni sul libro. andrò ad approfondire meglio in rete, dato che sono curiosa e vorrei conoscere il tipo di shock subito dai ragazzi del romanzo…

  7. 7
    toroseduto -

    Ciao rossana, se leggi questa lettera, in cui c’è anche un tuo post,
    troverai una mia descrizione, inerente solo al tema della lettera.

    http://www.letterealdirettore.it/sono-autolesionista/

  8. 8
    rossana -

    ciao Toroseduto,
    adesso ho capito perchè stamattina, quando ho cercato in rete la trama del romanzo, mi sembrava di sapere già molto sul libro, sia pur non ricordando da dove mi provenivano le informazioni.

    ritenevo, erroneamente, che me ne avesse parlato una nipote…

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