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Le mille, invisibili possibilità

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Ho scoperto questo sito pochi giorni fa. Mi trovo all’estero per l’Erasmus e vi parlerò di qualcosa di cui avete sentito spesso parlare.

Seduta al bar, su una morbida poltroncina e con la mia cioccolata calda, facevo i conti con questa nuova avventura: 23 giorni netti di permanenza in città, in università, nello studentato in cui mi hanno dato la camera, senza ancora essere riuscita a trovare “amici”, se vogliamo chiamarli così, o semplicemente “compagni”. Figlia dell’era digitale, a tanti problemi e a tanti perchè rispondo abitualmente aprendo Google e digitando una domanda qualsiasi. E’ così che sono arrivata qui.

Sono a Londra e sono sola, sempre sola, forse troppo sola, e, mi sono detta, la cosa è poi così strana? Tutte le storie dei miei conoscenti raccontano che in posti come Londra si incontra tanta gente, si incontra subito, esci e trovi sempre chi si prende una birra con te. Le classiche storie che a una come me mettono un po’ di “ansia da prestazione”, perchè se le cose non vanno così anche per te sembri un po’ una disadattata, una che non sa coltivare contatti, fare rete, o semplicemente rapportarsi con gli altri. Senza dubbio l’ostacolo linguistico fa la sua parte, tante volte non so dire più delle tre o quattro battute scritte sul libro delle superiori, nonostante il mio certificato IELTS dica tutt’altro. Ma questo centra poco, perchè io non so sostenere le conversazioni in generale, in qualunque lingua esse siano. Molto spesso in queste prime tre settimane ho pensato di voler tornare in Italia, dove forse tutto è “meno” ma ogni cosa è più chiara e più facile.

Consigli? Grazie in anticipo.

Lettera pubblicata il 18 Ottobre 2015. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 6 commenti

  1. 1
    Sandro82 -

    Ciao. Anche se io ancora non ho affrontato il grande passo di lasciare l’Italia (sarebbe pure ora, visto che sono alla soglia dei 34 e non ho un lavoro), penso sempre a come sarebbe vivere in un altro Paese, da solo. I timori che nascono sono proprio quelli legati ai problemi che tu citi. Anch’io temo di rimanere completamente in solitudine, isolato dalla barriera linguistica e culturale che, purtroppo, si creerebbe. Nonostante sia consapevole che fuori dall’Italia troverei comunque situazioni più favorevoli, sia in campo lavorativo che in qualità di vita, mi chiedo se il gioco valga la candela. In Paese X lavorerei e potrei (forse) coltivare qualche hobby, ma al costo della solitudine. Ho paura di non riuscire a fare amicizia con nessuno o, in caso ci riuscissi, potrebbe comunque essere un’amicizia superficiale. Sarebbe una vita di lavoro e nient’altro. Questa è una delle paure che finora mi hanno tenuto incatenato a questa terra che non mi ha mai dato niente, se non delusioni, frustrazione e dolore.

  2. 2
    Rossella -

    L’imbarazzo è legittimo. Un ragazzo che ferma una ragazza per offrirle una consumazione si deve fermare al banco. A parte che i ragazzini di oggi frequentano i bar con una nonchalance da fare paura… imitano gli adulti o quei ragazzi cosiddetti di strada. Appunto. Un ragazzo di mondo è consapevole che il secondo appuntamento dipende dal primo. La donna ha bisogno di sentirsi utile e rischia di sentirsi una “fallita” se non le consenti di accettare quel sano imbarazzo che separa l’uomo dalla donna. Questo approccio è un approccio fecondo… non puoi pretendere di uscire con una farfalla. Studiando la figura femminile so come dovrebbe essere una donna che ha vissuto un’intimità importante con un uomo. Il punto è che sono un bruco e non posso recitare una parte per mettere a mio agio gli uomini, dando ad intendere che tra noi c’è stato qualcosa. Fino a quando si scherza tutto ok! Al dunque mi butterei tra le sue braccia perché ancora non ho imparato a camminare… capitolo primo della Genesi. Arrivo e voglio sentirmi utile a costo di apparire ridicola. Non voglio fingere!

  3. 3
    rossana -

    Sandro,
    la solitudine è qualcosa con cui sarebbe bene fare i conti il più presto possibile, considerando che prima o poi, un po’ più un po’ meno, arriva per tutti. più tardi s’impara a conoscerla, peggio è per assuefarsi ad accettarla.

    in gioventù e maturità non dovrebbe essere difficile fare nuove conoscenze, non in un mese ma neppure oltre i due o tre mesi. scegliere un paese accogliente, fare una prima ispezione in vacanza e poi provarci, soprattutto se non si ha niente da perdere. perchè non coinvolgere un parente o un amico nell’impresa?

    rientrare qui dovrebbe essere sempre possibile, se non si trova quello che si va cercando… poco più che ventenne ho trascorso lavorando un anno a Parigi e uno a Londra: sono stati i due anni più ricchi e i più proficui di tutta la vita!

  4. 4
    Golem -

    Quello che stai facendo ti servirà da adulta, e non sai ancora quanto.
    Solo queste esperienze di viaggio daranno un respiro meno provinciale alla tua visione del mondo. Emale che vada avrai imparato una lingua. La più importante tra l’altro.
    Sii sempre affamata di curiosità e di novità. Sono il cibo della mente.

  5. 5
    Nicola -

    ho un figlio a Londra ha 22 anni, è li per lavoro da 18 mesi e si è adattato perfettamente. E’ fidanzato con una ragazza italiana che si trova sul posto anche lei e quindi potete mettervi in contatto e allargare la tua cerchia di conoscenze. Se mi lasci una email ti faccio scrivere.
    Cerca di superare le difficoltà iniziali e in futuro ne trarrai sicuramente dei vantaggi.

  6. 6
    michelle -

    Resisti, non tornare in Italia, vedrai che la situazione migliorera`! Se riesci iscriviti ad un corso di inglese, oltre a migliorare la lingua potrai conoscere gente.
    Ps: se proprio ti senti sola passami a trovare a Northampton, e` ad un’ora di treno da Londra, e vedresti qualcosa di diverso 😉

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