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A cosa imputare la mancanza di maturità, di serietà?

So che il titolo è molto generico a tal punto da non avere senso, ma vorrei provare a chiedervi un parere ugualmente.

In queste settimane sto facendo molte auto-analisi che sembrano condurmi tutte ad uno stesso problema: la mia mancanza di ragioni profonde, e serie, e concrete nell’affrontare la vita.

Grossi errori non ne ho mai fatti, non mi ritengo una persona egoista o cattiva, anzi spesso mi hanno fatto notare quanto io sia semplice, troppo buona forse, etc quindi sto abbastanza tranquilla verso me stessa da questo versante.

Il punto è che sono sempre vissuta al riparo dal mettermi in gioco realmente, e quasi sempre quando ho provato non l’ho saputo fare. Ma sono risalita ai motivi di questo e a parte la mancanza di coraggio, ho notato che è come se non fossi abbastanza intelligente da avere grandi motivi.

Ogni persona a cui parlo, o con cui mi confronto, ha una sua storia ben precisa e ha preso decisioni ed è stata coerente con quelle. E mi stupisco spesso di vedere quanto spessore ci sta nelle persone, quanto coraggio, e quanti sacrifici, anche in quelli che all’apparenza possono sembrare privilegiati. I “privilegiati” sono spesso le persone che lavorano più di tutte, e si godono meno la vita, piuttosto io che sono una mediocre che si trascina non faccio sacrifici e quindi non sono niente e non valgo niente.

Posso risalire all’origine di questo problema a tal punto da cambiare il mio modo di fare? Non dico che vorrei essere in una maniera o in un’altra, probabilmente se sono nata “tonta” non posso morire quadrata, dico solo che vorrei sforzarmi, vorrei vedere il mio sforzo di dare un senso e di impegnarmi in questo, essere una persona concreta, seria, che in fondo non è che i o non mi ci senta ma mi vedo sciocchina, sempliciotta, sempre con la testa fra le nuvole per non prendersi le sue responsabilità.

Mi procura così tanta sofferenza questa situazione, ma sto cercando di non offendermi (cosa che mi abbatte) ma piuttosto di vedere lucidamente cosa posso fare per ripartire.

Potrò farcela?

Lettera pubblicata il 31 Ottobre 2016. L'autore ha condiviso 13 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 24 commenti

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  1. 1
    Rossella -

    L’unico uomo che mi ha conquistato è stato un uomo all’apparenza mite, che ha fatto nascere in me un desiderio che fin dal principio mi ha dato l’idea di avere una prospettiva davanti a sé. Mai capitato. Lui non si è mai scomposto e mi ha dato quella ragione di più che stavo cercando. Non mi ha mai dato l’idea di stranirsi quando mi manifestavo a modo mio. Sembrava quasi che le cose non potessero andare altrimenti. Non ti parlo di un fidanzato, ma di un altro tipo di amore, un amore ancora più casto, che pure mi ha consentito di trovare le conferme che stavo cercando. Sono riuscita a capire immediatamente che cosa rappresentavo per lui. Per me è fondamentale. E poi l’ho “seguito”, altra cosa fondamentale. In genere mi blocco quando all’inizio il ragazzo si mostra troppo romantico e/o quando mette dei vincoli. Io, a primo impatto, devo vivere la presenza: la devo sentire. Perché per me quel ruolo è bello che finito. Il resto è carattere e da quel punto di vista non ci sono grandi problemi. Quando dico che voglio manifestarmi intendo la presenza. Una presenza che per lui ha un significato ben preciso… che sa di vita. Molte persone strabuzzano gli occhi quando sentono che ho premura di concludere (alla mia età)… oggi ho sentito anche una canzone che faceva riferimento all’estemporaneità del sentimento… di cosa stiamo parlando? Ma io m’innamoro dopo. Il punto è quello. Prima devo avere il modo di calarmi nel ruolo e dopo ti posso dare anche la vita. Sono fatta così. Potrei innamorarmi anche prima, a patto di sentirmi già la fidanzata. Fidanzata. Quando vedo che la cosa mi sembra fattibile mi vengono le farfalle allo stomaco. Significa che sono cotta! Ma ormai sono troppo grande per riuscirci… posso farlo, ma non voglio farlo. La vita mi ha cambiata.

  2. 2
    rossana -

    Rossella,
    “Sono riuscita a capire immediatamente che cosa rappresentavo per lui. Per me è fondamentale. E poi l’ho “seguito”, altra cosa fondamentale.” – il tuo è un mondo meraviglioso. peccato che non troverai molte persone in grado di apprezzarlo quanto merita!

  3. 3
    rossana -

    Celi_lois,
    SECONDO ME, la serietà è una connotazione genetica, spesso rafforzata dall’educazione ricevuta in famiglia. la maturità è un percorso che non prevede punto d’arrivo: hanno peso i sassi che si raccolgono e si mettono in bisaccia strada facendo. i granelli di sabbia non contano, essendo troppo leggeri per incidere sul volume d’insieme. occorrono esperienze di un certo spessore per diventare maturi.

    le esperienze si scelgono. il più delle volte d’impulso, per una necessità interiore di sperimentare e crescere.

    forse sei ancora troppo giovane per essere attratta da qualcosa di particolare. forse è nella tua natura adattarti a quanto si presenta sul tuo cammino piuttosto che volgerti a cercare percorsi diversi dal solito. cerca di conoscerti, come stai facendo, ma soprattutto di accettarti per come sei o via via diventi.

  4. 4
    Golem -

    Speriamo che non cancellino anche questo intervento, mentre ti dico che è in quello che scrivi in questa frase che sta il nocciolo del problema :”non è che i o non mi ci senta ma mi vedo sciocchina, sempliciotta, sempre con la testa fra le nuvole per non prendersi le sue responsabilità”. Ti stai accorgendo che il nella vita serve altro, che non si cresce se si resta nel mondo fiabesco e illusorio dei sogni infantili, come molti fanno anche in età adulta per fuggire la realtà. La serietà richiede impegno e non corrisponde alla seriositá che è solo apparenza di serietá.
    La serietà é il frutto di una serie di applicazioni del proprio modo di affrontare le cose, e che hanno dato il risultato sperato, cosa che conferma la validità delle proprie valutazioni. E gli errori servono più dei successi, ma bisogna saperli riconoscere, e non essere autoindulgenti, rischiando di reiterare gli stessi sbagli. Ma bisogna affrontarla la vita, prefiggendosi degli obiettivi, anche piccoli, ma che serviranno a conoscersi, e per fare questo non c’é bisogno di essere “musoni”, cosa che qualcuno confonde con la serietá, anzi, una bella dose di allegria e senso dell’umorismo é un ingrediente importante del successo.
    Non c’è niente di genetico nella “serietà”, è una delle tante cose che si impara vivendo DIRETTAMENTE, e non attraverso gli esempi altrui, che peraltro spesso sembrano ma non sono per niente seri, anche se li sembrano. Devi ascoltare tutti se vuoi, ma decidere da sola.
    Però se non ti butti in un progetto che persegua un obiettivo, che una volta raggiunto aumenterà la tua autostima, non uscirai mai dal “quell’impasse” di cui oggi cominci a lamentarti, finendo per crearti una “serietà” di facciata, di cui purtroppo il mondo è pieno, ma che non è un buon motivo per alimentarne la già abbondante produzione.
    La vita è angosciante solo per gli smidollati, diveva suppergiù Kierkegaard.

  5. 5
    Genny -

    Ciao celi_lois, io dico che ce la puoi fare. Come va? Cosa hai pensato di fare?

  6. 6
    celi_lois -

    Rossana,
    grazie per il tuo parere. Un po’ penso anche io che sia “predisposizione” – come per ogni cosa. Ma ho come la sensazione che, arrivati ad un certo punto della vita, tutto dipenda dalle scelte che si decidono di fare. Perché si è adulti ormai, e non c’è ragione o trauma o limite che tenga. O meglio, noi siamo proprio i limiti che decidiamo di superare. Questo è solo un parere chiaramente.

    Golem,
    il tuo contributo è stato il più utile, ne leggo spesso di così lucidi su questo sito e ti faccio i complimenti per riuscire sempre a prendere il capo nelle questioni che vengono proposte. Sei un aiuto sempre prezioso!
    Dunque le tue riflessioni mi son d’aiuto, specie perché descrivi meccanicamente l’importanza delle scelte passo per passo.
    Diciamo che io mi interrogavo su qualcosa che forse nn sono riuscita a dire: nn tanto l’autostima che deriva dal trovare un modo di adattarsi al contesto (e quindi di fare esperienze utili per sé, positive, etc) ma proprio il saper riconoscere cosa ha importanza profonda e pratica per la propria vita, insomma essere seri e responsabili assieme. Come dire, essere persone con una spina dorsale, non voglio nemmeno dire con dei valri, ma insomma con una personalità.
    Ecco questo è il mio problema…h sempre avuto paura e del nulla a conti fatti. Certo a volte non sono stata nemmeno così tanto fortunata come alcune ragazzine…sono cresciuta in una famiglia isolata per scelta, ho frequentato ambienti arricchiti e classisti ma con cultura e buon senso zero, poche amiche, quasi tutte di famiglie non colte perchè speravo di trovare amicizia e valori comuni ma ho sempre e solo trovato invidia per le classi più alte e lotta estrema per la sopravvivenza, uomini sempre in rapporto di 1 a 30 rispetto alle ragazze, attività extra scolastiche zero, nell’adolescenza mille complessi legati al mio aspetto e scarsa vita sociale già nel nucleo d’origine per cui sempre sola e con poca vita vissuta. In fondo cosa mi aspettavo…

  7. 7
    celi_lois -

    *cosa mi aspettavo d’essere?
    Attorno a me vedo 25enni e 30enni che, a parte quello che hanno costruito, mi sembrano aver avuto tutto: famiglie numerose, cugini, amicizie, amicizie con il sesso opposto, fidanzati, fidanzate “come se piovesse”, feste di compleanno, sport agonistici, strumenti musicali, etc…per dire…oggi sono medici, ingegneri, scrittori, addottorati, cantanti lirici in giro per il mondo…mi viene da piangere, non c’è uno di lor che non abbia fatto grandi cose. Ma è chiaro, hanno sperimentato tutto e quindi arrivati all’università erano scaltri, furbi, sereni, desiderosi di mettersi in gioco con delle personalità ben definite. Io ero piena di mancanze emotive, dopo un’adolescenza disastrosa mi si poneva davanti lo spettro della mia adolescenza parte II, “la vendetta”, cme se non avessi già sofferto abbastanza la solitudine, il non avere amiche con cui condividere cose importanti, il non aver potuto sperimentare l’amore e quindi confrontarmi con l’intimità…ero a pezzi…mi dicevo….”perché non ho avuto un’adolescenza normale? Con quali premesse posso passare al prossimo stadio della mia vita?”…e anche dopo è andata pure peggio…ora a quasi 30 anni sono solo distrutta mentalmente e scoraggiata!! Ma rendendomi conto che così nn vado avant…che m sento terribilmente inutile e mi vergogno di fronte a me stessa…ho deciso che devo sperimentare nuove vie cominciando dal capire le mie difficoltà, dal comprendermi nelle MIE mancanze e nn farmene più una colpa come facevo prima!
    Solo così posso identificare le mie priorità ed prendermi il coraggi delle mie azioni!

  8. 8
    rossana -

    Celi_lois,
    “Io ero piena di mancanze emotive, dopo un’adolescenza disastrosa mi si poneva davanti lo spettro della mia adolescenza parte II, “la vendetta”, cme se non avessi già sofferto abbastanza la solitudine, il non avere amiche con cui condividere cose importanti, il non aver potuto sperimentare l’amore e quindi confrontarmi con l’intimità…” – PER ME la radice del tuo attuale scontento sta qui. si tratta di vuoti non sempre superabili con la volontà. giusto, comunque, provarci, con il massimo impegno.

    il coraggio, poi, viene d’impulso quando s’intravede qualcosa di forte interesse. ammesso che si possa delineare, rivelando parti inesplorate di sé.

  9. 9
    Golem -

    Ti devi vedere come un “unicum”, e mai confrontarti con gli altri di cui vedi solo quello che apparentemente ti manca. La vita è fatta di cose banali tutto sommato, accettando le condizioni di “partenza” come un dato di fatto.
    Perseguire un obiettivo è una delle poche possibilità di conoscere i nostri limiti oltre che le nostre qualità. Perseguirlo può significare anche non riuscire per tanti motivi che spesso non dipendono da noi, ma questo non significa aver necessariamente fallito. Il sicuro fallimento sta nel non aver provato, o averlo fatto senza lucidità.
    Se si ha paura si è perso comunque. Tu hai delle capacità, come tutti, tirale fuori “dall’armadio” e cerca di farle fruttare. La sicurezza di sé è il miglior biglietto da visita per qualunque cosa.
    Non elencare più quello che secondo te ti manca, ma quello che hai, e CREDICI.
    Ciao.

  10. 10
    Genny -

    celi_lois, tu sei la somma delle tue esperienze. É un dato di fatto da accettare. Tu pensi di essere immatura e poco seria? Senza personalità? Ma ti sei guardato intorno quanti hanno questi tuoi stessi tratti? Anche io penso che confrontarci ci fa solo male. Poi ci sentiamo o superiori o inferiori. 1′ Non ti giudicare ma cerca di fare pace con te stessa. Nella situazione che ti trovi qualcosa puoi fare di positivo. Trovalo e agisci. Oggi stesso. Anche io mi giudico e gli altri e comunque so che posso imparare a essere meno severa e più amorevole. E per questo ci vuole impegno. Imparare a volersi bene e a perdonarsi.

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