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Malattia rara…

di

Primo maggio 2015. Il mio laido bilocale di periferia (mio… meglio dire della banca che mi ha concesso il mutuo… di mio non ho neanche l’impianto in titanio che mi regge un paio di premolari…) è invaso da parenti della mia compagna che, di solito, si fanno vedere solo ai matrimoni, infatti è proprio lì che li avevo conosciuti, al suo matrimonio intendo dire, e quando dico ‘suo’ intendo proprio quello della mia compagna, dove allora ero un semplice invitato.

Un tipo azzimato mai visto, che immagino essere un altro dei suoi parenti, è venuto a bussare alla nostra porta, da escludere la sua militanza tra i rappresentanti del Folletto, era festa e poi mancava del borsone di ordinanza, perciò gli ho aperto e il tipo mi ha detto lesto, Prestami la tua Fiat Punto.

Il mio bilocale ha una sola porta, a me non mi viene a trovare mai nessuno, perciò di solito, ogni volta che sento qualcuno suonare al campanello mi fingo assente e, solo quando il molestatore si incattivisce, enfiando le gonadi al vicinato (Ma che razza di testa di c**** che non risponde), solo allora urlo alla mia compagna di andare a vedere chi è che disturba, chi è che sbraita come se dovesse consegnarmi un bollettino di Equitalia.

In questo caso ormai avevo aperto, però ho chiamato lo stesso la mia compagna, lei stava chiacchierando con sua cugina, perciò ha chiamato un prozio, questi ha chiamato la seconda cugina, che ha trasmesso l’ordine (che io non avevo assolutamente autorizzato!) di prendere le chiavi a sua sorella maggiore, prima in linea di successione per uno splendido monolocale di Quarto Oggiaro, la quale lo ha trasmesso a sua madre, proprietaria del suddetto monolocale, e così via fino che qualcuno ha riportato l’ordine di consegnare le chiavi direttamente a me, Dagli a quello le chiavi della tua Punto, non vedi che ha fretta, Va beh, gli do le chiavi, ma solo perché è parente vostro, Parente nostro, no di certo, sarà uno dei tuoi.

Almeno ho così saputo che l’azzimato non era parente della mia compagna e non potevo nemmeno ignorare l’innegabile fatto che stava manifestando il proprio desiderio non senza furbizia, piazzando un piede tra lo stipite e l’anta della porta, in attesa che la sua richiesta trovasse il giusto percorso e producesse i dovuti effetti, ed ora quegli effetti avrebbero teoricamente dovuto essere prodotti, ma il postulante era in errore, in realtà non gli rispondevo né un sì, né un no, lo fissavo soltanto.

Alla fine, disarmato dalla sua innocenza, gli ho domandato dallo spiraglio della porta, Per andare dove.

L’uomo, invece di dare una spiegazione plausibile come fanno tutti, ha risposto Voglio andare dal medico di base, Sa bene che oggi è il primo maggio e l’ambulatorio è chiuso, ho osservato io, Allora telefonagli che non me ne vado da questo appartamento finché non viene lui qui, ha concluso l’uomo distendendosi sullo zerbino, poi si è sfilato la giacca traslucida e si è coperto il torace.

Bella rogna, se consideriamo che, in base alla prassi del Sistema Sanitario Nazionale, il primo maggio bisogna rivolgersi al Pronto Soccorso o alla Guardia Medica e poi, per andarsene – quando Dio lo avesse voluto – i parenti della mia compagna sarebbero dovuti passargli sopra, perciò mi è occorso poco per ponderare tra i benefici e gli svantaggi della situazione.

Ho telefonato al medico di base, ovviamente al mio con il quale ho un po’ di confidenza, altri non ne conosco, figurarsi quello del visitatore sconosciuto; mi ha risposto al terzo squillo e io lo ho informato su ciò che voleva quell’intruso che si rifiutava di soddisfare i propri bisogni sanitari attraverso le vie istituzionali.

Mezz’ora più tardi il medico ha citofonato, Aprite la porta di sotto, ha chiesto alla ragazzina che ha risposto, cugina acquisita della mia compagna, Perché dovrei, ha detto lei infastidita.

Il medico ha avuto un attimo di incertezza, dato che per la verità non gradiva molto far capire a tutto il quartiere che lui era disposto a fare visite domiciliari anche nei festivi, questa era solo un’eccezione riservata a un paziente abituale, ha senz’altro pensato di fare diagnosi e prognosi al citofono, ma poi deve aver fatto una riflessione, sarebbe sembrato contrario al giuramento di Ippocrate, oltre che indegno della sua professione, parlare con un paziente attraverso un citofono, in fondo non è un telefono anche se una certa somiglianza, a ben guardare, c’è.

Apra!, ordinò.

L’uomo che voleva la mia Punto si è alzato dallo zerbino quando ha cominciato a sentire il rumore dei passi del medico per le scale, ha ripiegato la giacca traslucida e si è messo in posizione di ‘attenti’.

L’insperata comparsa del medico ha provocato un’immensa sorpresa anche nei vicini che, attratti dalla repentina agitazione, si sporgevano dalle soglie dei loro appartamenti, da ambo i lati della scala.

L’unico a ostentare somma indifferenza era proprio lo sconosciuto sulla mia soglia.

L’ospite indesiderato aveva calcolato, e aveva colto nel segno, che qualcuno avrebbe pur dovuto soccorrerlo, non si lascia morire la gente su uno zerbino senza battere ciglio e quindi, con notevole audacia, si è sfilato la canottiera ed è rimasto in attesa.

Il medico, incerto tra la scelta di svolgere la visita su un pianerottolo o il fastidio di entrare nel mio laido bilocale straripante di gente, ha cominciato a fare domande al tipo, una dietro l’altra, Come si chiama, Arturo per gli amici e per i nemici, Perché mi avete fatto chiamare, pensate forse che io non abbia altro da fare, Datemi una medicina, ha detto Arturo.

Il medico lo ha guardato sconcertato, tanto che la mia compagna si è premurata di portargli un seggiolino pieghevole da pic-nic, uno di quelli che si infilano nel tavolino pieghevole trasportabile.

E voi, perché volete una medicina, si può sapere, questo il medico gli ha domandato quando finalmente è riuscito a sedersi sul seggiolino a righe bianche ed azzurre, Per guarire, ha risposto Arturo.

Guarire da che, ha domandato il medico con sarcasmo, quasi avesse davanti a se il solito ipocondriaco, di quelli che la mattina fanno la coda nel suo ambulatorio, e che non è bene mandare al diavolo perché, in fondo, sono quelli che ti fanno portare a casa pane e companatico.

Guarire, ha ripetuto Arturo, Balle, lei sta benissimo, non ha niente, La mia malattia non è sui libri, E quale sarebbe questo morbo mai scoperto, Se lo sapessi non avrei chiesto la visita di un medico, Ma allora avete letto qualche articolo su Panorama o L’Espresso, ha controdedotto il medico, ora più cupo, Non leggo riviste, E allora chi vi ha ficcato in testa questa cosa della malattia sconosciuta, E’ chiaro, i giornali non ne parlano per non scatenare il panico, Ed è venuto qui per chiedere una Punto, Sì, sono venuto qui, ma ora non mi serve più perché c’è lei a visitarmi, Ma non siete un mio paziente, E io voglio un consulto privato, Io sono il medico di base di questo quartiere, e ne curo gli abitanti, Piuttosto loro curano voi, Che volete dire, ha domandato il medico inquieto, Che voi, senza pazienti, non siete nulla, e che loro, senza di voi, potranno sempre andare al Pronto Soccorso o chiamare la Guardia Medica, vi chiedo solo una visita, e questa malattia sconosciuta, se la diagnosticherete, potrebbe valerle un premio Nobel.

A questo punto i parenti della mia compagna, nei quali, fin dall’inizio della conversazione, continuava ad aumentare la curiosità per solidale simpatia verso quello strambo soggetto, hanno deciso di prendere le sue parti, cominciando a berciare, Fate questa diagnosi, trovate questa malattia!

Il medico ha aperto bocca per dirmi di chiamare il 118 e far venire la Guardia Medica ma, in quel momento, i vicini che assistevano dal parapetto della scala si sono messi a urlare anche loro, Fategli la diagnosi, fategli la diagnosi.

Preoccupato per la piega che stavano prendendo le cose, il medico ha intimato il silenzio estraendo lo stetoscopio, Vi farò la diagnosi, ma se la malattia è sconosciuta la cura dovrete trovarla da voi, la scienza arriva fin qui, almeno la mia.

Le urla di plauso dei parenti della mia compagna e dei vicini sono subito state soverchiate dal canto ossessivo dei caprimulghi, da quando l’indagine sulla malattia sconosciuta di Arturo è cominciata hanno cominciato ad agitarsi a migliaia, ora il medico ausculta il torace del suo paziente, seminudo sul pianerottolo, adesso si lamenta, dev’essere perchè sta piangendo, sta solo piangendo, e se quel dolore derivasse dall’ignota malattia, sarebbe pura supposizione, niente di più. Lo stetoscopio lascia gelide impronte rosse sulla pelle, fra poco non servirà più, basterà che un soffio d’aria entri nell’androne del mio condominio e porti l’anima di Arturo verso la meta, oltre l’abbaino dove l’attendono stupefatti i caprimulghi, dovevano essere lì nascosti da tempo e hanno deciso di uscire allo scoperto il primo maggio, forse perchè un giorno vale l’altro, o forse perché non si vede ogni giorno un uomo innamorato.

Lettera pubblicata il 7 Maggio 2015. L'autore ha condiviso 17 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 9 commenti

  1. 1
    Vale -

    Yog, mi è piaciuto molto leggerti. Hai del talento.

  2. 2
    Golem -

    Applausi.

  3. 3
    Yog -

    Vale, Golem, 😉

    Occhio però ai caprimulghi, nella loro follia riescono a terrorizzarmi, specie a primavera.

  4. 4
    Golem -

    Ti capisco. Il caprimulgo come il padulo crea reazioni a volte fatali quando esagera. Specie in coloro che ne subiscono gli attacchi, dal momento che quest’ultimo è un uccello che vola all’altezza del c..o. E qui abbondano. Non solo al tramonto, come fa il noto volatile crepuscolare.
    I miei rispetti.

  5. 5
    Yog -

    Non mi è ignoto il pericolo rappresentato dal temibile padulo, semmai mi è un po’ arduo capire come faccia a svolazzare in un forum e per di più in abbondante numero, ma presterò l’attenzione del caso. Mai scoprire le retrovie (cito Lèbed).

  6. 6
    Golem -

    Il Padulo nidifica in posti impensabili. Si accoppia con volatili di altre specie paludandosi (anzi padulandosi) sotto mentite spoglie per svolgere la sua missione in incognito. Si tratta dello sfuggente “ornis padulis camaleontis”.

  7. 7
    Vale -

    Non so, temo molto di più le misteriose malattie di cui narrano Panorama e L’Espresso….;)

  8. 8
    Cassandra -

    Trovo confusi i dialoghi per come sono graficamente stesi…

    Mi ricordi holden… di lds

  9. 9
    Golem -

    Si: William Holden, ne i ” Ponti di Toko Ri”.

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