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La linea sottile tra illusione e realtà

di

Nello strano silenzio di questa calda notte di fine giugno, interrotto dal rumore di qualche rara automobile che passa lungo la strada deserta, torno a scrivere una lettera dopo un bel po’ di tempo, ne avverto proprio il bisogno.

Questa vita meschina e di cui, in momenti come questo, riesco ad intravedere più che altro i lati negativi, mi offre ben poche consolazioni. Tra l’ansia di un futuro che appare ancora nebuloso e la delusione per una realtà che certe volte, tante volte non è all’altezza delle aspettative e, mio malgrado, delle utopie, sono per me un reale conforto dallo stanco e consueto logorio della quotidianità il buon cibo, con cui cerco di alimentare e saziare il mio corpo, è davvero uno dei più grandi piaceri di questa vita a mio avviso, qualche lettura interessante, qualche passione, qualche passatempo, una bella corsa oppure una partita a calcetto, infine alcuni rari momenti in cui mi è piacevole la compagnia di alcune persone, è questo ciò con cui tento di corroborare il mio animo.
Sono un fervente ammiratore del mondo classico e credo che la massima “mens sana in corpore sano” sia uno dei punti cardine del mio pensiero. Il mio obiettivo, per assaporare il benessere, è questo salubre equilibrio psico-fisico, difficilmente raggiungibile.
E’ per questo motivo che talvolta decido di andare a far sesso a pagamento. Ne ho bisogno e come tutte le cose di cui avverto l’esigenza cerco di procurarmelo.
Già in una precedente lettera ho parlato della mai infatuazione nei confronti di una escort. http://www.letterealdirettore.it/mi-sono-infatuato-di/
Un sentimento dapprima forte che poi, con il passare del tempo e con la scomparsa della ragazza in questione, si è progressivamente attenuato.
Ho continuato su questa strada, spinto dal desiderio di stare con una donna, non solo per il sesso, ma anche per avere un rapporto umano con un essere vivente di genere femminile. Non me la sono sentita di gettarmi nuovamente nel vortice dei rapporti normali, troppo sdegnoso della realtà abbietta che mi si para innanzi e, sicuramente, anche timoroso di rimettermi in gioco, di correre il rischio di bruciarmi ancora. Ed in tal modo il sesso a pagamento è divenuto il surrogato di un rapporto normale. Credevo che dopo l’esperienza di quel sentimento verso quella ragazza non potesse più accadermi nulla di simile.

Una sera, dopo un certo periodo di astinenza, sono stato di nuovo con una escort. Aggiungo che dopo la suddetta infatuazione e il suo spegnersi ero stato con altre gentili donzelle, ottenendo ciò che desideravo senza strascichi. Non ci conoscevamo minimamente. Nel giro di poco tempo abbiamo instaurato un bello quanto inatteso feeling, ci sembrava di conoscerci da tempo, abbiamo parlato e scherzato amabilmente e a lungo prima di finire a letto. E per me è stato come far l’amore con la mia ragazza. Non è retorica, è proprio quello che ho sentito dentro di me. La sua passione, il suo calore, le sue manifestazioni d’affetto, i suoi occhi, il suo atteggiamento, alcune sue parole. Tutto così genuino, così vero, così vicino al reale, così incredibilmente reale. Le piacevo, come lei piaceva a me.
Siamo stati insieme tanto tempo prima di salutarci. E, sulla strada del ritorno, mi sentivo incredulo e spiazzato da tutto ciò che avevo appena vissuto. Così come era ben vivo il desiderio di rivederla. Ma non per fare sesso, semplicemente per stare ancora insieme, per condividere, per strappare delle ore in compagnia al continuo fluire dei giorni uguali agli altri..
Ho combattuto alcuni giorni con questa idea, finché non mi sono preso di coraggio. Ci siamo rivisti e lei ha capito che la volevo incontrare di nuovo non perché interessato al suo corpo. Era contenta di questo.
Abbiamo iniziato a frequentarci nei ritagli di tempo che le concedeva il suo lavoro. Ho voluto vivermela fino in fondo, non potevo permettermi anche questo rimpianto, “carpe diem” mi ripetevo. Non mi interessava minimamente che lei facesse questo mestiere, io ero lì per Lei, per la bella persona che ho avuto la fortuna di conoscere.
Era bellissimo passare il tempo con lei, a chiacchierare perdendomi nei suoi occhi, a raccontarci le nostre rispettive esistenze. Non saprei definire tutto ciò. Probabilmente siamo stati due persone che il fato ha fatto incrociare, che si sono piaciute e che hanno scoperto di star bene insieme, di trascorrere bene insieme del tempo.
Ma come tutte le cose belle, anche questa termina. Proprio quando ci eravamo accorti di volerci bene.

Lei ha ripreso la sua strada, io la mia. E’ stata come una gioiosa ma purtroppo breve parentesi.
E la mia mente, la mia fantasia hanno iniziato a fare dei voli tali da rendere labile il confine tra la realtà e l’immaginazione, l’illusione.

Negli ultimi anni sono diventato un convinto assertore della solitudine sentimentale, della cosiddetta singletudine. Penso che bene o male, con tutti gli aspetti positivi e negativi del caso, con tutti i vantaggi e gli svantaggi della situazione, un uomo, un ragazzo può tranquillamente vivere da solo, senza per forza avere al proprio fianco una donna, una ragazza, una compagna. Bastare a se stessi, pensare solo a se stessi, che a parer mio è già una cosa di non poco conto.
Non si sta poi così male da soli. Certo, ci sono quei momenti in cui senti la mancanza di qualcuno accanto a te. Ma la libertà, l’indipendenza, il poter fare sempre e comunque ciò che si vuole, è qualcosa di impagabile e irrinunciabile.
Sono ancora profondamente convinto di questo. Ma…
Ma poi la vita è così imprevedibile e ti fa incontrare persone che mai ti saresti aspettato di trovare lungo il tuo cammino. Lei. E tutte le certezze che mi sono costruito in questi anni, tutte le convinzioni che mi sono plasmato e forgiato con le mie riflessioni e sulla scorta di una consapevole, sincera e lucida analisi della realtà traballano per un momento. Ed è, credetemi, un gran risultato.
Forse anche in me, nei più segreti ed inaccessibili anfratti del mio io, c’è il desiderio, forse anche il bisogno di avere qualcuno al proprio fianco, di qualcuno a cui voler bene, amare. Un desiderio che lei è riuscita a riportare a galla.
Ma perché mi caccio in queste situazioni diciamo rischiose? Mi piace giocare con il fuoco? Forse mi lascio andare perché, inconsciamente, so che sono cose irraggiungibili, impossibili, e questo mi spinge ad avventurarmi?

Da quando è andata via, Lei occupa costantemente i miei pensieri. Mi lascio cullare dai dolci ricordi e dai film che mi produco abilmente. Inoltre si è intensificata la riflessione sul senso della vita, della mia vita. Molte cose hanno perso significato, a volte ho così poca voglia di fare che non mi va più di uscire con gli amici, uscite che non mi soddisfano più, ma questo è un altro discorso, come se molto mi sembrasse insulso, insignificante, di cui posso fare benissimo a meno in questa vita dopo tale esperienza. Mi sono un po’ chiuso in me, niente o poco mi aggrada e nessuno potrebbe comprendere questo mio stato d’animo, probabilmente anche stanco e deluso per essere ritornato all’abituale quotidianità.

Non so come e se si evolverà la cosa. Certo è che mi manca, tanto. Sarebbe bellissimo rivederla, trascorrere del tempo ancora con Lei, fare un viaggio insieme, stare con lei qualche giorno, rivedersi insomma. Capita di sentirci. A volte pare condividere i miei stessi sentimenti e mi dice chiaramente certe cose, altre mi sembra un tantino distante, più frenata, ma come se volesse preservare lei stessa e me, per non farmi illudere più di quanto non l’abbia già fatto da solo, giustamente Lei ha la sua vita, chi sono io per sconvolgergliela?
E io non capisco nulla. Posso solo ringraziare il destino per quanto mi ha donato. A volte credo che sarebbe più utile e sano vivere questi bellissimi momenti senza farci troppe domande e non caricandoli di ardenti ed utopiche illusioni, ma non ci sono riuscito. E’ stato tutto bellissimo con Lei, assolutamente indimenticabile, ma temo sempre più che sia diventata un’altra illusione, temo che sia stato un caso unico ed irripetibile, che sia stato un sogno dal quale mi sto risvegliando, ma io vorrei continuare a dormire…

Lettera pubblicata il 30 Giugno 2012. L'autore ha condiviso 6 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 3 commenti

  1. 1
    ejona -

    Avevi il bisogno di idealizzarla. Non vuoi lei, vuoi la tua idea di lei.

  2. 2
    Dorian -

    Si, sicuramente a causa della distanza e di un rapporto che si è tenuto in piedi, se così si può dire, soltanto sentendosi per telefono, mi rendo conto di aver idealizzato la situazione, caricandola di sgnificati che forse vedo solo io. Nei momenti di maggiore socnforto temo di aver costruito un “mostro”.

    E’ ormai passato un bel pò di tempo, ma se dentro di me quel sentimento è ancora ben vivo, ho tanti dubbi e timori per quanto riguarda lei. Una volta mi sembra di fare un piccolo passo in avanti, ma la volta successiva mi pare di averne fatti tanti indietro. E’ una continua altalena, un continuo su e gù di emozioni e stati d’animo che mi scombusssola, non mi fa bene.
    Mi reputo una persona razionale, ma faccio sempre più fatica a gestire tutto e a sopportare con lucidità e raziocinio quanto sto vivendo. Ormai penso solo a questo, è il pensiero dominante che occupa la mia mente. Noto con dispiacere che tutto il resto mi tocca poco, poco mi interessa, mi sono un pò isolato, voglio stare lontano dai clamori della vita, per ritagliarmi uno spazio tutto mio da dedicare alla riflessione su questa situazione, anche perchè non posso e non voglio parlarne con nessuno. Vedo che la qualità della mia vita non ne ha tratto giovamento, devo essere sincero. Con gli altri indosso la maschera della mia solita persona, ma nessuno può mai sapere cosa abbia dentro. E la notte a fatica prendo sonno, riposo male.
    A mente lucida so che non va bene, così non va. Mi sembra, rileggendo le ultime mie parole, di essere tornato indietro di qualche anno, quando stavo male per amore e non riuscivo ad intravedere alcuna via d’uscita. Fortunatamente mi sbagliavo e fortunatamente non sono ridotto a quei termini. Ma vedo che non la vivo bene. Io che avevo promesso a me stesso che non mi sarei fatto fregare più da nessuno. In tante cirocstanze sono riuscito a salvaguardare me stesso da possibili sofferenze, ma stavolta no. Stavolta però non potevo tirarmi indietro. Era tutto così bello, così bello e così vero, anche se ben consapevole del pericolo che avrei potuto correre. L’ho corso e difatti ecccomi qua. Mi sono buttato con tutto me stesso, con leggerezza, infischiandomene delle controindicazioni, che avverto adesso, probabilmente il giusto dazio da pagare in una situazione del genere.

    Credo che rivederla dopo tanto tempo non potrà farmi che bene, soprattutto per capire qualcosa di più, cercare di capire cosa pensa lei. Certe cose non sono possibili via telefono.
    Ma in questo momento ho tanti timori, ho paura. Paura di scoprire di essermi fatto un film, di scoprire che quella è stata solo una casuale parentesi, paura di quello che provo, paura di farle del male, paura di stare male. Ho paura di me. Non ho gestito bene la situazione. Perchè io sin dall’inizio mi sono infatuato, mentre lei, da cui è partito tutto, questo non me lo caccia dalla testa nessuno, dando il là a tutta la mia costruzione, è stata sempre più abile di me a manovrare tutto.

  3. 3
    Dorian -

    Ma la cosa che mi dispiacerebbe di più sarebbe perderla. Mi farebbe male sapere che non esisterebbe più neanche l’illusione di lei. Perchè credo che lei abbia riempito un vuoto dentro di me, qualcosa di cui sentivo il bisogno ma che non ero mai riuscito ad accettare o anche solo provare a comprendere.

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