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L’assistenza sessuale ai disabili: ausilio a reale integrazione

IL 24 APRILE 2014 è STATO PRESENTATO IN SENATO IL PRIMO DISEGNO DI LEGGE!!!

Perché privare i nostri amici disabili del piacere di vivere un’esistenza appagante anche sotto il profilo dell’espressione delle proprie emozioni sessuali? Come chiunque al mondo, essi hanno il diritto di poter compiere scelte informate e responsabili riguardo alla propria salute sessuale.
E’ noto che il pieno sviluppo della persona, nel raggiungimento di un armonico equilibrio psicofisico, passa principalmente da scambi di “amorosi sensi” in piena autonomia, capaci di sviluppare maggiore conoscenza di sé. Nei disabili mentali in particolare, per ragioni connaturate alla intrinseca fragilità emotiva, la difficoltà di acquisire un proprio benessere alimenta tristezza e perdita di autostima. Per tali ragioni essi necessitano di interventi di assistenza all’emotività e alla corporeità, fonti di benessere. In alcuni Paesi europei esiste già da tempo una figura chiamata assistente sessuale. Ma mentre all’estero è sufficiente un attestato rilasciato in seguito a un corso di formazione per poter intraprendere questo lavoro, in Italia è necessario un riconoscimento istituzionale che la introduca formalmente perché sia distinto dalla prostituzione.

Si tratta di volontari professionalmente preparati che hanno seguito corsi di medicina, di psicologia, di igiene idonei a far conoscere o riscoprire il valore della propria e dell’altrui corporeità, senza tralasciare il superamento di pregiudizi e barriere culturali. Servizio che non va confuso con la prostituzione (maschile e femminile) perché regolamentato da un codice etico e un percorso formativo finalizzato all’inserimento in un elenco degli assistenti o, per certi handicap fisici chiamati facilitatori. Vorrei aggiungere che per la funzione terapeutica che questi professionisti svolgono, sarebbero particolarmente utili anche per quegli adolescenti che per timidezza presentano delle difficoltà sociali e relazionali con l’altro sesso.

Giorno 24 aprile c.a. finalmente è approdato a Palazzo Madama, e sottoscritto da senatori bipartisan un disegno di legge “Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità” inteso ad introdurre anche in Italia la figura professionale dell’assistente o facilitatore sessuale. Leggiamo tra l’alto nel testo del provvedimento, una frase moto significativa: “… indirizzare al meglio le proprie energie interne, spesso scaricate in modo disfunzionale in sentimenti di rabbia e aggressività”. Speriamo che questo testo, elaborato dal “Comitato nazionale promotore dell’Assistenza Sessuale per Disabili” con sede a Bologna il cui portavoce è Max Ulivieri (DDL N. 1442), passi quanto prima in Commissione e venga assorbito anche dalla Camera dei deputati. Per inciso, il suo costo è estremamente irrisorio.

Francesco Pugliarello (autore di “La mia vita con Fabio”, Ali&no Editrice e iscritto al Comitato Promotore per l’assistenza sessuale disabili).

Lettera pubblicata il 2 Maggio 2014. L'autore ha condiviso 15 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Riflessioni - Sesso

La lettera ha ricevuto finora 11 commenti

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  1. 1
    Clara -

    Ciao Francoazzurro,

    da disabile (donna) è un po’ che ci rifletto… Non so, sarà perché sono donna, ma questa storia dell’assistente sessuale mi “disgusta”. Non da bigotta per carità, ma ho l’impressione che finirà come tante cose “fatte” per i diversamente abili. Voglio dire: pensateci bene, se passa l’assistente sessuale NESSUN normodotato ci amerà più… “Tanto hanno l’assistente sessuale, cosa serve a loro un rapporto d’amore?”. E cmq l’assistente sessuale sarà solo donna, agli uomini la donna disabile fa schifo… Le donne se le portano in giro per mostrarle come trofei, di fare la “carità sessuale” non gli interessa. Guardatevi “La teoria del volo” è un film bellissimo dove, alla fine, è una persona che conosce bene la protagonista a toglierle la verginità (potrebbe essere un amico), non lo gigolò…

    Ora criticatemi pure, ho ricevuto un sacco di critiche perché mi sono permessa di giudicare cosi male una cosa come l’assistenza sessuale che sembra “stupenda”… ma dove è finito il volerci sentire uguali ai non disabili… La società comune considera sbagliato andare a donne a pagamento, ma non vi preoccupate, per noi disabili lo legalizzeranno… avranno un problema in meno: farci conoscere l’amore inteso come “affetto” tra due compagni.

    Ciao!

    Clara

  2. 2
    Martina S. -

    Vedo il lato buono della faccenda anche se solo sentire parlare di qualsiasi forma di amore psicologico o fisico venduto, monetizzato o istituzionalizzato mi mette a disagio.

  3. 3
    alessandro -

    Io la trovo una cosa positiva, i disabili non sono tutti uguali, non tutti riescono a procurarsi piacere da soli e/o sono in grado di avere una relazione.
    Per molti altri invece non serve e basta non utilizzarli,è sicuramente difficile ma non impossibile trovare un o una compagna, c’è chi non cerca solo il trofeo da mostrare.

  4. 4
    francoazzurro -

    @ Clara: per come hai scritto, posso permettermi di dubitare sulla tua disabilità?
    Saresti una delle poche, forse l’unica donna da noi intervistate, che esprime giudizi fuori dalla realtà umana. Sono contento che tu viva la tua disabilità così serena e tranquilla da privare i tuoi “simili” di una possibilità di bellezza e pienezza di vita! Preferisco non profferire oltre. Auguri e buona fortuna.
    A proposito vieni a conoscere (e magari contestarla con dati di fatto) questa proposta il prox 23 Gennaio in Regione Toscana dove verrà a presentare le argomentazioni sul tema il promotore per l’Italia Maximiliano Ulivieri.

  5. 5
    francoazzurro -

    @Clara, nel rileggere il mio post mi sono accorto di essere piuttosto duro nei tuoi riguardi. Me ne scuso dell’impulsività. Ti prego di accettare la mia sincerità, che potrebbe rappresentare un’apertura di dibattito, cosa che ho espresso anche nel mio primo libro, idoneo per le scuole: edizioni CET di, Firenze, “Fabio, lo specchio nascosto”.

  6. 6
    maria grazia -

    mi dispiace davvero moltissimo per la condizione di vita dei disabili, ma la sessualità non è una cosa che si può imporre. Se non piacciamo agli altri per un fattore fisico o perchè abbiamo degli handicap, purtroppo dobbiamo accettare la realtà e imparare a conviverci . Credo che Clara abbia dato un quadro lucido e preciso di queste situazioni. E in ogni caso un’ assistente sessuale, per quanto preparata/o, non potrà mai sostituire un autentico rapporto di interazione e di passione con un altro individuo. Spiace, ma è così. Una persona disabile che soffre la solitudine sessuale e sentimentale, dovrebbe cercare di imbastire una relazione autentica con un’ altra persona ( anche magari con qualcuno nella sua stessa condizione ) che non appellarsi a improbabili servizi di soccorso…

  7. 7
    francoazzurro -

    @Mariagrazia, grazie per la tua risposta equilibrata. Quando parliamo di “solitudine” affettiva e sessuale, teniamo presente che chi più chi meno nell’età puberale, per scherzo o per curiosità, abbiamo comunque avuto qualcuno (amico/a che ci ha illustrato in teoria o in pratica come affrontare il bello dell’esistenza con l’altro di sé.
    Il disabile no, anche perché non gli consentito dal sentire comune. Di nuovo grazie. Mi auguro di rileggerti.

  8. 8
    maria grazia -

    “il disabile no, anche perché non gli consentito dal sentire comune.”

    franco hai posto l’ accento su un punto interessante. chiunque, non solo il disabile, che per un qualche motivo è stato privato della possibilità di avere rapporti intimi e interazioni SANE con l’ altro sesso, si sente giustamente DEPREDATO DI QUALCOSA, SI SENTE IN CREDITO verso l’ esterno. E’ una reazione umana normale e comprensibile. ed è una situazione che non capita solo ai disabili propriamente detti ! Nella nostra società ci sono molte categorie ritenute “non degne” di ricevere l’ amore romantico: le persone molto povere, le prostitute, o chi, per vari motivi, vive situazioni di disagio e di emarginazione. Questi individui soffrono e provano sentimenti comuni a quelli dei disabili, in quanto sono, per un qualche motivo, PERSONE PRIVATE DI QUALCOSA E OBBLIGATE A UNA TRISTE CONDIZIONE. E’ necessario però, per quanto possibile, uscire dai meccanismi e dagli stati mentali che ci inibiscono verso gli altri, nell’ ottica di avere sane relazioni umane che non si riducono solo a un mero atto di soddisfacimento fisico.
    Sono contenta che apprezzi il mio intervento. Un caro saluto !

  9. 9
    Gaudente -

    con tutti i morti di fi.. che ci stanno in Italia se passasse una legge che garantisce puttane gratis ai disabili sai quanti atti di autolesionismo ci sarebbero per entrare a far parte della categoria.

  10. 10
    francoazzurro -

    Vorrei ripetere, per chi ancora non avesse ben compreso la portata di questa proposta (peraltro già realizzata da tempo in altri Paesi dell’UE) che si diventa ASSISTENTE SESSUALE PER DISABILI colui o colei – selezionato/a – che ha seguito dei protocolli molto particolareggiati, controllati dal Ministero della Salute e remunerata dal c.d. “cliente”.Vorrei ripetere (assieme a Maria grazia) che, grazie alla funzione terapeutica che questi/e professionisti/e svolgono, sono particolarmente utili anche per quegli adolescenti che per timidezza connaturata presentano delle difficoltà sociali e relazionali con l’altro sesso. Francesco

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