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La mia vita rovinata, ma…ora???

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Lettera pubblicata il 19 Dicembre 2016. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Famiglia - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 30 commenti

Pagine: 1 2 3

  1. 21
    azure4891 -

    Cara Gegi90, leggo ora su questo sito e ti ringrazio per la tua risposta, sei davvero tanto dolce. Sono felice per te, per esserti stato d’aiuto.
    Profondo io? Ma che dici! 😛 😛

    Io è da poco che scrivo qui ed è stata davvero la coincidenza di innumerevoli fattori che mi ha portato a leggere e rispondere alla tua lettera. In questo sito ci sono brave persone e ogni consiglio è utile per costruire qualcosa di buono per il futuro.

    Tu ascolta sempre quello che senti dentro di te. Non importa se ti capiteranno cose belle o brutte. Tutto serve e tutto fa crescere. Ma alla fine la bilancia sarà sul “+”. Tu sei così per via del tuo vissuto e puoi esserne fiera.
    È la tua forza.

    Ritengo che tu sia stata sempre “accesa”, ora però “illumini” un pò di più la tua strada.

    Per i commenti di Pace e degli altri, penso che la miglior risposta alla cattiveria è un gesto di bontà insieme ad un graduale allontanamento da chi ci ha ferito, se questo continua imperterrito. Questo sembra assurdo in questo mondo “crudo”, ma non è così. Ciò non vuol dire arrendersi o sottomettersi all’altro. No. Non si conclude qualcosa di buono nel ripagare occhio per occhio.
    (Se fosse così vivremmo in un mondo vuoto e di ciechi 🙂 ). Si ottiene invece serenità per noi, dimostrando a noi stessi di non essere come l’altra persona.

    Capisco che ci sarebbe molto da dire e l’argomento è lungo, ma spero di aver espresso al meglio come la penso su queste cose. La strada che percorriamo è per sua natura incerta e piena di sorprese, la maggior parte positive e chissà se un giorno le nostre strade non si incroceranno per coltivare questo argomento.

    Un abbraccio forte forte!!!

  2. 22
    rossana -

    Gegi,
    secondo me, alcune persistenti tragedie familiari dovute a carenza d’affetto o a incapacità di esprimerlo in modo positivo derivano da catene d’isolamento interiore e di frustrazione emotiva che risalgono a più generazioni. quasi impossibili da spezzare perché di solito non si può dare che quello che si è ricevuto.

    esiste indubbiamente la fragilità del singolo, che tende a perpetuarsi nei figli o a suscitare la reazione opposta. di scarsa utilità pratica identificare il primo o il principale “colpevole”, alimentando odio.

    può succedere anche che formazioni educative che sarebbero state accettabili in passato non lo siano più nel presente, oppure che alcune particolari sensibilità ne restino comunque ferite, a differenza di altre, maggiormente in grado di superare il disagio.

    a mio avviso, devi sconfiggere innanzitutto il senso di colpa. NON sei stata tu la causa di un’incapacità d’amare e di pensare innanzitutto alle proprie creature. questa è la sensazione di ogni bambino abusato, non abbastanza amato o amato male. ora sei adulta e non è razionale continuare a penalizzarti da sola, oltre a quanto già non sei stata ingiustamente penalizzata da altri.

    lavora mentalmente su questo concetto e sgretolalo il più possibile, una volta per tutte. sembra facile ma non lo è per niente. questa però non è una ragione sufficiente per non affrontarlo in modo deciso, fino al punto di ridurlo ai minimi termini. comincia da lì a ricostruire la tua identità.

  3. 23
    suzanne -

    Cara Gegi, non devi preoccuparti, sei giovane e hai tutto il tempo per crescere e trovare i tuoi spazi. Io fino a 25 anni ho vissuto con mio padre e ho subito il suo carattere irruento ed egoista; piangevo continuamente per la rabbia e per l’impotenza. Poi, quando finalmente ho potuto allontanarmi da lui, è stato come rinascere, e pian piano ho iniziato a riguardare la mia infanzia e adolescenza con più distacco, accorgendomi di come in primis queste persone si distruggano la vita da sole. Il rancore non può che pesarti come un macigno, anche perché mi sembri una ragazza molto sensibile. Vedrai che, una volta raggiunta la tua indipendenza, riuscirai a trovare un equilibrio emotivo. Coraggio!

  4. 24
    maria grazia -

    Ciao Gegi. Tua nonna è la classica persona che utilizza meccanismi coercitivi per piegare la volontà di figli e nipoti ai suoi voleri. Era il comportamento assunto anche dalla mia nonna paterna, la quale – esattamente come la tua – si serviva dell’ arma della maldicenza e del pettegolezzo per risultare credibile e “pulita” agli occhi altrui e per imporre la sua supremazia, grazie anche ad una fitta rete di “alleanze” parentali e non solo. Sono dinamiche che possiamo osservare spesso in donne di una certa età che non ammettono un modus diverso dal loro, o che non hanno mai accettato – per motivi unicamente egoistici – alcune scelte dei loro figli. E quindi ora sperano di riprendere o di mantere il loro controllo instillando in chi gli è scomodo un forte senso di colpa e di inadeguatezza. E’ tipico della pochezza umana che caratterizza queste persone, che sono in fondo individui molto fragili che hanno bisogno del sostegno e della fede incondizionata di chi le circonda per sapere di valere qualcosa. Se poi, come nel caso di mio padre con sua madre, abbiamo di fronte anche un figlio che proprio non accetta il fatto che i suoi familiari non sono individui degni di affetto, di dedizione e di considerazione e si illude che obbedendogli ciecamente verrà finalmente riconosciuto il suo impegno e valore come figlio, allora il disastro è praticamente annunciato. Però naturalmente davanti a lui, questi nostri parenti ( mia nonna in primis ) facevano in modo di apparire come le “vittime” che lo consigliavano e lo difendevano dalla presenza nefasta di me, mia madre e mio fratello, che venivamo regolarmente dipinti come un peso gravoso che gli stava rovinando la vita. Così a 23 anni, stanca di vedermi attribuire di tutto e di più senza che avessi fatto nulla per meritarmelo, e stanca nell’ assistere al fatto che mia madre era incapace di reagire perchè dipendeva economicamente da mio padre, me ne andai di casa e cercai di rendermi indipendente…

  5. 25
    maria grazia -

    ..Ma non ebbi il coraggio di proseguire gli studi e di iscrivermi all’università, sapendo i grandi sacrifici che questo per me avrebbe comportato non avendo io il sostegno dei genitori ( nè materiale e nè morale ) per questo mio progetto. Non è assolutamente vero che il riconoscere il vero colpevole, in questi casi, è del tutto inutile ( come dice qualcuno ). E’ invece la chiave di volta per trovare la “soluzione del rebus”. Poi è chiaro che in queste situazioni intervengono anche le diverse modalità e sensibilità che ogni individuo applica come risposta, ma questo è scontato e non ci sarebbe neanche bisogno di puntualizzarlo. E’ invece interessante capire la radice di certe circostanze e dinamiche nei rapporti umani e familiari, ma non per “alimentare odio”, ma solo e unicamente per sapere come affrontare determinate situazioni. Perchè è chiaro che se non si conoscono determinati antefatti, è impossibile trovare metodi adeguati. Io per anni rimasi in lotta con mio padre, anche dopo che me ne andai di casa, perchè ero convinta che tutta la responsabilità dei nostri scontri e della sua rigidità fosse unicamente sua. E questo mi ha fatto stare malissimo, oltre al fatto che pure lui ci soffriva terribilmente. Se mi fossi resa conto molto prima di certe questioni, forse il nostro rapporto si sarebbe potuto recuperare e tante cose sarebbero andate diversamente. Anch’ io ammiro il modo con cui Suzanne e Golem hanno reagito alla loro situazione familiare ( che per certi versi era molto simile alla mia ). io purtroppo in quel frangente non ebbi il loro stesso slancio, la loro stessa energia e il loro stesso coraggio. O forse semplicemente ero annicchilita da tutte le insicurezze e le paure che mi avevano inculcato in tanti anni, ad un punto tale che chi voleva “paralizzarmi” ci era momentaneamente riuscito. Quindi è proprio per esperienza personale e diretta che non insisterò mai abbastanza sulla necessità di dover reagire.

  6. 26
    Sofia -

    Cara gegi. .leggo solo ora la tua lettera. ..e di conseguenza anche tutti gli altri commenti…

    Hai vissuto una situazione brutta e violenta in casa e mi spiace molto..sono cose che ti segnano per sempre!

    Trovo sbagliate due cose..la prima è cercare di giustificarlo che tuo padre è stato condizionato da sua madre o suo padre o suo fratello..e bla bla …tutte balle! Se uno è una merda di uomo dentro come lo è tuo padre…lo è solo ed esclusivamente perché ha solo merda dentro di sé e basta! Ho conosciuto parecchie persone che hanno avuto genitori di merda..ma loro con i loro figli sono stati totalmente diversi e hanno fatto proprio tutto il contrario dei loro genitori..proprio per evitare gli stessi errori! OK sei circondata da dementi..i tuoi parenti cioè.. Ma tuo padre ha un anima malvagia dentro e NON MERITA NESSUNA GIUSTIFICAZIONE NESSUN PERDONO E NESSUNA COMPASSIONE…

    Scordatelo che ammetterà i suoi errori…perché non lo farà mai..

    Se tu non ti stacchi per sempre in modo NETTO E TOTALE dalla tua famiglia loro ti rovineranno la vita per sempre… Tu sei debole ragazza..ti farai consumare da loro!

    Dov’era tua madre invece di difendervi!? Dov’era invece di prendere una posizione e lasciarlo??!

    Era li..ma essendo una fallita totale come donna ha permesso che lui vi rovinasse..e non ha mosso un dito ovviamente…

    SALVATI FINCHÉ SEI IN TEMPO..

  7. 27
    Yog -

    Ma non avete letto la storia della candida Erendira e di sua nonna snaturata?

  8. 28
    suzanne -

    Gegi, è vero come ha scritto Rossana che certe dinamiche famigliari sono frutto di errori ripetuti per generazioni, ma io credo che ciascuno di noi abbia il dovere di liberarsi dalle catene di ciò che non si è scelto. Se io ripetessi gli stessi errori di mio padre sarei doppiamente colpevole, e tutta la mia sofferenza non sarebbe servita assolutamente a nulla. Certo, non so se per te sia così, ma io purtroppo non ho potuto far a meno di assimilare per imprinting certi comportamenti genitoriali, come l’impulsività o una difficoltà, in certi momenti, a gestire la rabbia. Bisogna lavorarci sopra a lungo per sbarazzarsi totalmente dei fantasmi del passato, cercando di rivedere tutto con occhi distaccati. Io ho amato profondamente mio padre, l’ho sempre difeso davanti ai parenti: poverino, è solo ( mentre aveva un’amante già durante la malattia di mia madre); poverino, deve crescere due figli ( ma lui non si è mai occupato di noi, né materialmente, né economicamente). Poi, con la lucidità sono arrivata a provare un odio cieco, ma ti assicuro che mi faceva stare ancora peggio. Oggi, in certi momenti, provo addirittura tenerezza nei suoi confronti, perché questa forza ostentata mi appare solo un rozzo disperato bisogno di amore. Non voglio sembrarti mielosa, ti dico solo di cercare di non indurirti troppo. Non sono cristiana, ma il perdono è un dono che facciamo a noi stessi.

  9. 29
    rossana -

    Suzanne,
    ci si libera dalle catene se si ha la forza di farlo, dopo averne preso piena consapevolezza. a mio avviso, è la miglior conclusione di un processo di crescita favorito da temperamenti che sono dono di natura, difficilmente conquista.

    personalmente, malgrado tutto l’impegno mentale, non ne sono venuta a capo in modo soddisfacente ma mio figlio l’ha fatto per me. tu hai dovuto fronteggiare la rabbia, io avrei dovuto superare l’indifferenza oppure la carenza di comunicazione profonda, al di là dei comportamenti e dell’apparenza.

    ammirevole, comunque, riuscire a vedere i propri genitori come semplici esseri umani, con i loro vissuti, pregi e difetti, e poter perdonare loro quello che non sono stati capaci di dare per il futuro benessere dei loro figli.

    un abbraccio.

  10. 30
    suzanne -

    Ma sai Gegi che pensando a quel che ti ho scritto mi è venuto in mente che pure col mio fidanzato sono sempre stata “giustificazionista”. Poverino ha un blocco psicologico e non studia, poverino non trova lavoro, poverino ha una madre esaurita. Vedi, alla fine siamo condizionate a tanti livelli da non rendercene nemmeno del tutto conto. Comunque, non c’è nulla che tu non possa fare, se lo vuoi davvero. Io ho iniziato a lavorare a sedici anni tutti i fine settimana in un ristorante, avendo un reddito familiare basso e voti alti mi hanno dato per cinque anni una borsa di studio. Con questi soldi, visto che la prima laurea è stata alquanto inutile, mi sono pagata la seconda e ho trovato un lavoro stabile, che amo. Mio fratello ha lavorato per otto anni in fabbrica, poi ha mollato, si è laureato in scienze infermieristiche e nel frattempo ha vinto il concorso per vigili del fuoco. Ci siamo rimboccati le maniche, lui più di me perché mi ha sempre aiutata, e abbiamo fatto tutto con le nostre forze. Forse la voglia di rivalsa ci ha dato una carica maggiore, la stessa che devi trovare tu per dimostrare che non hai bisogno di nessuno!

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