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Invece di dare voce alle nostre ansie, le abbiamo negate

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La mia ex mi ha lasciato da ormai due mesi, perché secondo lei, molto semplicemente, non riuscivamo più a stare bene insieme come in passato. In realtà, dato che non è stupida né superficiale e non è una ragazzina (ha 29 anni), sa benissimo che è assurdo liquidare 6 anni di rapporto senza neanche cercare di spiegarsi le ragioni della sua fine. Del resto la nostra storia è stata l’unica storia vera ed impegnativa sia per me che per lei, e la sua fine rappresenta una morte e un fallimento per entrambi, tanto più che fino a natale le cose sembravano andare bene, eravamo felici e stavamo concretamente cominciando a pensare al matrimonio. Fattostà che alla fine di marzo mi ha mollato in tronco e per un mese e mezzo è completamente sparita, e io non l’ho cercata, perché mi aveva scritto un’email dicendomi che aveva bisogno di tempo per capire cosa voleva dalla vita. Quello di cui aveva bisogno, diceva, era riuscire a distinguere ciò che la legava a me dalla paura di stare sola.

Non c’è nessun altro, ne sono praticamente certo. Non mi ha lasciato perché ha perso la testa per qualcuno. Dopo due mesi continua a dire che ultimamente stavamo male insieme, come in effetti è vero, ma non ha voluto e non vuole fare nulla per cercare di ricostruire il rapporto. Venivamo tutti e due da mesi molto difficili sul lavoro (abbiamo entrambi iniziato a lavorare su cose molto impegnative con contratti a progetto non ci danno nessuna garanzia per il futuro), e lo stress accumulato era davvero tanto. Ora come due mesi fa, rimango fortemente persuaso che se è finita è per stanchezza ed incapacità di affrontare la prima situazione di reale difficoltà da quando ci eravamo messi insieme. In effetti, inizio ad accorgermi come con lei dovesse sembrare tutto sempre a posto, della sua incapacità di accettare la mia debolezza o le mie difficoltà, mentre da parte mia c’è sempre stata troppa accondiscendenza nei confronti del suo vittimismo e delle sue infantilità. Fino a quando la vita è stata relativamente semplice per noi spensierati universitari fuori corso, le cose sono rimaste più o meno in equilibrio. Nel momento in cui le difficoltà si sono moltiplicate, è crollato tutto in pochi mesi.

Quello che mi fa più male è sapere come lei – eterna insicura, con i suoi traumi infantili di abbandono dovuti ai problemi neurologici del padre, in psicoanalisi da anni e con una famiglia a cui rimane attaccata con un legame morboso da brava bambina ubiddiente – stesse negli ultimi anni crescendo molto, come del resto stavo cambiando io. Avevamo finalmente la possibilità di progettare un futuro insieme e lo facevamo, impegnadoci come matti sul lavoro, pensando a come arredare la casa dove andare a vivere. Tutto questo però si accompagnava ad una forte ansia, per cui agivamo in modo spasmodico, spinti dalla fretta di recuperare il troppo tempo perduto nella nostra lunga post-adolescenza. Invece di dare voce a questa tensione, siamo andati avanti negandola, facendo finta che le cose andavano bene, quando invece stavamo malissimo. Non riuscire a sostenerci a vicenda in modo sano, ha fatto sì che finissimo con l’aggredirci a vicenda, fino a perdere la capacità di vivere momenti di serenità ed intimità. Questa situazione è andata avanti per almeno tre mesi, dopo di che, in occasione dell’ennesimo stupidissimo litigio su un motivo inesistente, ha deciso di troncare.

In questo periodo di tempo so che lei si è concentrata totalmente sul lavoro, rifiutandosi di riflettere sulla fine del nostro rapporto. Alla fine io l’ho cercata dicendole che non potevamo continuare a fare finta di niente e lei mi ha detto chiaramente che in questo periodo era stata bene da sola e che non se la sentiva di tornare indietro. Questo primo contatto è avvenuto due settimane fa. Dopo il nostro incontro, è iniziata una strana fase in cui ogni tanto ci telefoniamo o ci vediamo (non la cerco solo io, anche lei si fa sentire) per chiaccherare e passeggiare come se nulla fosse. Ieri ci siamo visti di nuovo e siamo persino andati a bere qualcosa fuori (l’ha proposto lei). Siamo stati bene e abbiamo parlato, ridendo e scherzando anche, ma al ritorno, senza che io le dicessi nulla, ha tenuto a specificare che non riesce a pensare di tornare con me, che non sente un trasporto tale per cui riavvicinarsi. A quel punto le ho detto che se fossi in lei e avessi preso una decisione chiara, non la chiamerei né cercherei di vederla, perché mi sembrerebbe sadico fare altrimenti. Ora lei è alcuni giorni fuori città per lavoro, ma quando ci siamo salutati mi ha fatto capire che le piacerebbe continuare a vederci. Io francamente non so che fare, in ogni caso quando ci rivedremo vorrei che riuscissimo a confidarci come mai siamo risuciti a fare in passato per paura di perderci.

Lettera pubblicata il 24 Maggio 2007. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Amore e relazioni

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    raffaele -

    Ahi ahi ahi, classiche psicopatologie italiane sentimentali molto frequenti, a volte ho notato che figli arrivati di sorpresa, ma logicamente molto accetti, sono il rimedio a tutti questi tira e molla, un motivo che spinge due persone che si amano veramente a decidere di vivere finalmente insieme.

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