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L’insostenibile leggerezza dell’essere ‘comune’

La strada e i marciapiedi che attraversano l’area della Montagnola al quartiere 4 di Firenze sono da anni costellati di buche di varia forma, larghezza e profondità, e sono l’idonea cornice a luoghi che da anni versano in condizioni di autentico abbandono. Questo è noto  a quanti per necessità frequentano la zona.

E’ altresì necessario rendere noto che, il Comune di Firenze ritiene che la consapevolezza del rischio sollevi l’Ente da qualunque responsabilità in caso di incidenti legati alla presenza delle buche stesse.

Per quanto mi riguarda, Il 2 dicembre 2015, mettendo inavvertitamente il piede destro in una delle tante buche mi procurai una frattura della caviglia. Nei giorni seguenti, avvisai la Polizia Municipale e il Comune perché intervenissero e il Comune di Firenze perché riconoscesse il sinistro. Risultato della denuncia? Nessun cartello o segnale di pericolo installato, nessuna buca coperta, inclusa quella da me indicata. Dulcis in fundo, dopo un anno, ho ricevuto il laconico parere del Comune, pervenutomi tramite la compagnia di assicurazione: ‘ll sinistro viene respinto poiché la conoscenza dei luoghi esclude l’imprevedibilità dell’evento e pertanto l’insidia’.

Sarà il dettato del Codice Civile? Si vedrà. Sarà la classica beffa che si somma al danno? No, a mio avviso molto di più. Si tratta della insostenibile leggerezza dell’essere ‘comune’, dietro la quale si cela la reale condizione di pesantezza delle istituzioni che grava quotidianamente sui cittadini. Perché le buche onnipresenti insidiano quotidianamente il calcagno di quanti percorrono quelle strade, numerose eppure invisibili. Invisibili al crepuscolo, invisibili quando celate dalle foglie d’autunno, dalla folla di ombrelli d’inverno. Invisibili a chi volge lo sguardo avanti, oltre la punta delle proprie scarpe. La ragione suggerisce che numerosità e la persistenza delle buche non rendono di per se l’incidente plausibile.

Le buche ancora lì, dalle quali il Comune vuol fuggire, appaiono come vuoti ineliminabili che inghiottono molto più che un piede; possibile che un ente così prossimo sia in realtà tanto lontano e distratto al punto di non accorgersene, se non dopo essere precipitato in esse?

Giancarlo Renella

Lettera pubblicata il 22 Dicembre 2016. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 4 commenti

  1. 1
    Sofia -

    E si caro Giancarlo..siamo in Italia….paese dei menelcazzo e dei falliti..in cui i deboli e il giusto non vengono mai ascoltati!

    Mi spiace molto per la sua caviglia…

  2. 2
    Menelcazzo -

    Caro Signore,

    il comune risponderà che non sono suoi problemi in qualunque circostanza, ma lei non è obbligato a starsene zitto. Può prendere un avvocato e fare causa al comune, che dovrà comunque risarcirla. I giudici sono molto propensi a dare ragione ai cittadini, contro assicurazioni e governi locali, specialmente se ci sono danni fisici documentabili.

  3. 3
    Fallito -

    Senti Giancarlo,

    non prendertela con il comune. Prenditela invece con i cittadini che fanno la fila per pagare le tasse locali, come se fosse qualcosa di grandioso che va fatto senza discutere!

    Fino a quando avremo milioni di persone paganti, i comuni si sentiranno autorizzati a spremere i poveracci.
    Al contrario in un moderno sistema democratico, i cittadini hanno diritto di dissenso rispetto alle politiche dei loro governi, peccato che nessuno abbia il coraggio di esercitarle.

    Vedo file di pensionati che corrono a pagare tutto quello che arriva… e allora chi siamo noi per fermare i loro sfruttatori ?

  4. 4
    Yog -

    Gli enti trasmettono le pratiche dei sinistri alle assicurazioni, le quali cercano di non pagare mai. Vai da un avvocato e fatti preparare una raccomandata, se ti fermi al primo rifiuto vuol dire che non sai come girano queste cose.

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