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L’iniziativa dei musulmani moderati ha il nome di donna!

Proprio una donna marocchina dalle mille risorse, Souad Sbai,, giornalista e ricercatrice universitaria di diritto islamico presso l’università di Caserta, presidente della confederazione delle donne marocchine in Italia, nonchè direttore responsabile del giornale “Al Maghrebiya” ( unico giornale marocchino in Italia, distribuito in 50.000 copie ) ha mantenuto fede alla sua fama di rappresentante dell’ islam moderato presentando, nell’ultima riunione della Consulta Islamica del 7 marzo u.s., della quale fa parte, un documento di importanza vitale nell’ottica del dialogo intereligioso e della condanna di ogni forma d’intolleranza ideologica – religiosa.
La prima parte del documento, afferma Sbai, è stato proposto con l’intento, “di dire agli italiani, prima di iniziare i lavori della Consulta, che la pensiamo come loro, che siamo d’accordo con il popolo italiano. E ringraziare per questa opportunità”. Il documento, auspicando che “la pace e la democrazia si affermino come realtà concrete in tutti i paesi musulmani”, ribadisce “il diritto di Israele a convivere a fianco dello Stato palestinese indipendente nella pace e sicurezza reciproca”. Un documento, quindi, di fondamentale importanza nel processo di formazione dell’islam italiano. In esso, infatti, la denuncia del terrorismo, è chiara: « Rigettiamo ogni forma di estremismo, fondamentalismo, violenza e discriminazione. Rifiutiamo il terrorismo quale strumento di lotta nel nome della religione o di una ideologia politica……Crediamo nella necessità di debellare la radice ideologica dell’odio che, strumentalizzando arbitrariamente l’islam, ha finito per legittimare e diffondere il terrorismo nichilista e barbaro…….Siamo contrari a ogni forma di proselitismo e predicazione che fomentino l’odio contro i cristiani, gli ebrei e gli occidentali, che rifiutino l’integrazione dei musulmani in seno alla società italiana ». Determinanti sono i punti in cui si afferma «la libertà di coscienza e religiosa come valore universale fondante la convivenza in una società laica e pluralista. Tale libertà dovrebbe essere pienamente attuata e tutelata in ogni Paese musulmano» e dove si ribadisce «il diritto di Israele a convivere al fianco di uno Stato palestinese indipendente nella pace e nella sicurezza reciproca» e «si chiede la piena trasparenza nella gestione finanziaria delle moschee….. e che i sermoni tenuti nelle moschee siano in lingua italiana». L’unica nota negativa di tutto cio’ è risultato, invece, che questo documento, un vero e proprio «Manifesto dell’islam d’Italia» ( sottoscritto da 11 dei 16 membri della Consulta, uno si è astenuto, due gli assenti e due i contrari ) non sia stato sottoscritto proprio dal membro di spicco della Consulta, il presidente dell’Ucoii (Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia) Nour Dachan, che, invece, si è impegnato ad affermare l’entità islamica all’interno dello Stato italiano, attraverso la richiesta di un censimento dei musulmani, la censura dei testi scolastici, le scuole private islamiche, la celebrazione delle feste islamiche nelle scuole, la pausa per la preghiera del venerdì nei luoghi di lavoro, le banche e i mutui islamici, l’erogazione dell’8 per mille ai musulmani e un «bollino verde» per i cibi islamicamente corretti. Una differenza di vedute notevole quindi tra i due “ intenti “, proprio in questa fase iniziale in cui era necessario dare un segnale forte di compattezza contro ogni tipo di intolleranza. Cosi’ come ribadito dal vicepresidente della Comunità religiosa islamica, Yahya Pallavicini che sostiene che il primo intento “ è quello che ha ottenuto maggiori consensi e che definisce le linee guida di orientamento dell’Islam italiano: un Islam, cioè, ‘distinto’ e ‘distante’ da ogni forma di terrorismo e di fondamentalismo. Il secondo dell’Ucoii invece, punta su una islamizzazione formalista e sulla legittimazione dell’Islam all’interno della società italiana, più che su una vera integrazione, con il rischio di creare società parallele”. Un confronto, quindi, tra il coraggio di una donna musulmana che si schiera apertamente a favore del dialogo e la strategia del presidente dell’associazione piu’ orientato, anche se velatamente, verso un’islamizzazione della società e che teme di perdere consensi seguendo le tracce moderate della Sbai. Mai come questa volta mi auguro che l’uomo ritrovi il coraggio dimostrato dal rappresentante musulmano del “sesso debole “ ! Buona fortuna !
CLAUDIO BRAGAGLIA

Lettera pubblicata il 9 Marzo 2006. L'autore ha condiviso 5 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Spiritualità

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    Yoel -

    Caro Claudio,
    Veramente belle parole…mi sono commosso e lo dico davvero…
    Ma ti sei chiesto perché i così detti musulmani moderati fanno queste dichiarazioni…solamente fuori dal loro paese d’origine?
    Perché in primis questi esponenti musulmani moderati non intervengano anche sul sistema scolastico in tutti paesi musulmani, nel quale i libri di testo adottati svolgono per lo più una funzione di indottrinamento degli studenti alla «guerra contro gli infedeli». (in questo caso siamo te ed io e altri 5 miliardi di persone su questo pianeta).

    Ti darò un esempio di un paese Islamico “moderato” … l’Arabia Saudita. “un promotore di un piano di pace per il medio oriente”. E bene, questo paese moderato ha pubblicato dei veri manuali per il musulmano all’estero (occidente)…
    Il codice di comportamento che Riad consiglia ai musulmani in America e non solo impone centinaia di regole che incitano all’oddio… “Dissociatevi dagli infedeli, detestateli per la religione che professano, abbandonateli, non contate mai sul loro appoggio, non esprimete loro la vostra ammirazione e opponetevi a oltranza, conformemente alla legge islamica”.
    Le regole saudite per il musulmano in occidente sono una specie di manuale di arruolamento dei terroristi, un’arma micidiale perché assemblata nelle nostre città approfittando della libertà di pensiero e di culto. I libri distribuiti nelle moschee americane e non solo forniscono le istruzioni dettagliate per costruire, parole testuali, “un muro di risentimento” tra il musulmano e l’infedele: “Non salutare un cristiano o un ebreo per primo”, intima il manuale, al massimo rispondere con un semplice “a te”.
    “Non augurare mai all’infedele le buone feste”, sarebbe una bestemmia più grave “del bere alcol, dell’omicidio, della fornicazione”. Questo significa che fare gli auguri a un non musulmano è apostasia, reato da punire con la morte. Ancora: “Non diventare mai amico dell’infedele a meno che l’obiettivo sia la sua conversione”; “Non imitare mai l’infedele”; “Non lavorare mai per l’infedele”. Non ci si può vestire come un infedele, gli uomini non devono indossare abiti di seta, le donne mai i pantaloni. L’altro obiettivo del musulmano è “la distruzione dello Stato di Israele”. Gli ebrei sono “peggio delle scimmie”, una forza corruttrice “dietro il materialismo, bestialità, la distruzione della famiglia e la dissoluzione della società” etc. etc. ci sono altre decine e decine di “regolamenti” di comportamento che incitano all’oddio verso l’occidentale…Caro Claudio, questo manuale è stato scritto e distribuito da un Paese così detto “moderato”…

    Qualcuno dice che negare l’esistenza di un islam moderato equivale a fare un “regalo” agli integralisti…ma io non lo nego, metto soltanto in evidenza i contrasti che spesso hanno questi moderati e le loro patrie.

    Ti invito a vistare questo sito http://www.apostatesofislam.com (in inglese) creato da un gruppo di ex musulmani (sicuramente moderati) per farci vedere cosa succede dietro le quinte di questa religione.

    Cari Saluti

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