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Il dramma umano di una vita angosciante

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Personalmente con i miei 46 anni; – (benché abbia vissuto anche momenti felici della mia vita) … – Adesso, al fine di dare altresì sfogo alle proprie problematiche, e di far quindi comprendere la mia difficile condizione esistenziale (tra l’altro ancora irrisolta). Io dichiaro quanto segue: “Al momento data la crisi finanziaria del 2009; rivolta purtroppo anche a me, e al mio ente di lavoro; – e tanti altri. Probabilmente io adesso condurrò una vita colma di stenti. – Già al momento ho preoccupanti ritardi negli stipendi. – Tuttavia se non altro (almeno per ora ho ancora un lavoro)!
Del resto: anche il mio passato mi ha dato momenti difficili rattristanti. – Qui all’Epoca, una delle più marcate vicende esistenziali, e la seguente: Torino 17 Febbraio 1997; – Periodo sventurato che ha senz’altro tracciato buona parte della mia esistenza attuale. – Allora vivevo più che mai di “stenti” e di solitudine. – Beh del resto (non che adesso io conduca una vita propriamente socializzante)! … – Tra l’altro dichiaro anche che: a causa della mia problematica depressiva atipica, sono socialmente seguito da un Centro di salute mentale di quartiere. – Qui dal conto proprio, io avrei anche potuto cercare definire le circostanze della mia esistenza, con eventi fantasiosamente surrealistici; … – ma preferisco attenermi ai fatti!
Personalmente reduce di un matrimonio fallito, con le conseguenze economiche del caso – Nel 1997, se non altro mi consolava il fatto, che nelle proprie disgrazie personali, io percepivo nel dolore, un vissuto malinconico a sfondo di speranza; – che mi avrebbe condotto “illusoriamente” a dipingere parte della propria esistenza nell’attesa di un futuro migliore. – Nel ‘97 io avevo 35 anni; – ed oltre ad altre questioni avverse, … ebbi anche la stressante problematica dello sfratto abitativo. Poi, per fortuna (almeno per ora) : problema abitativamente risolto. – Ma adesso ritornando a tale periodo del ’97; nonostante che lavorassi già da tempo, non avevo ancora trovato nulla in affitto in base al mio magro stipendio. – Per cui: per far fronte a tale problema; (con la dovuta premessa lavorativa di chiarimento) che: pur mantenendo il mio precario lavoro scolastico d’operatore logistico di 1° e poi di II° livello dall’ora – Il quale ad oggi, si è trasformato in quello più tranquillo, in un centro internazionale di progetti formativi, sempre dello stesso Ente lavorativo.
In ogni modo: senza scatti di qualifica e di stipendio; poiché oggi (in termini concreti). Tale trasferimento d’impiego è conseguente al quadro clinico della mia sindrome depressiva atipica – che mi pone dei limiti lavorativi. – È che in ogni caso, mi permetterebbe solo di avere un’invalidità pensionabile troppo basa. – Però fortunatamente oggi se non altro, tale mia forma invalidante, mi permette di lavorare in ambienti più idonei alle mie circostanze psicologiche debilitanti; – facendo anch’io personalmente parte, del programma nazionale sindacale d’aiuto a sostegno delle fasce deboli lavorative differenziate. – Qui nei propri limiti, … “Non essendo propriamente impiegato effettivo” faccio un po’ di tutto: “Centralinista telefonico, fotocopie, fax, controllo e ordine, materiale cancelleria”. – È qualche volta masterizzo progetti, e trascrivo al computer relazioni di ricerca, svolgendo anche varie commissioni esterne.
Ora però, dopo di tale propria parentesi lavorativa, io riprendo a descrivere il mio inquietante sfratto abitativo del 1997, che ha determinato parte rilevante della mia vita attuale. – Personalmente allora costatai su pelle, che: chi non ha nessuno, e non dispone di sufficienti risorse economiche, quello della casa non è solo un problema organizzativo logistico. Per ciò: proprio in quel periodo, (pur mantenendo le mie già citate mansioni d’impiego scolastico d’Operatore Logistico allora). Sotto raccomandazione di praticanti religiosi valdesi, il 17 Febbraio del 1997, io soggiornai come custode in una piccola villetta collinare di Torino. – Poi però purtroppo, dopo solo tre mesi di permanenza abitativa e di lavoro, a seguito a controversie di mansione fui minacciato di essere cacciato via. – Personalmente rammento anche che: (non avendo alcun contratto abitativo) ero parecchio disperato. – Questi detti padroneggianti, come si vuol dire, mediante tale vincolo alloggiante restrittivo: mi tenevano proprio per le palle, schiavizzandomi! – Purtroppo non avevo proprio altre possibilità abitative di riferimento; – se non quella di accettare le loro condizioni opprimenti. Ma al culmine di tale situazione, io mi ribellai alle loro pretese; – ed a conseguenza di ciò, gli stessi mi proposero definitivamente di andarmene. – Personalmente, quindi sentendomi buttato in mezzo ad una strada, psichicamente io crollai nello sconforto più totale.
Allora non sapevo proprio come muovermi … È ben poco mi lusingava l’idea di divenire un aspirante barbone piuttosto sfiduciato. – Poi contemporaneamente a quella fatidica serata del 97, che io ebbi la triste notizia di dover sloggiare, dalla disperazione, mi trovati alle due di notte, in piedi in pigiama, davanti alla finestra, con gli occhi spalancati fissi nel buio.
In quel momento mi sentivo intrappolato ad un forte opprimente demoralizzazione. – Senz’altro istintivamente io percepivo solo che dovevo in qualche modo reagire … Personalmente, senza applicare altre vie di sorta più ragionevoli… Nella stessa notte del 21 Maggio del 1997, in preda alla disperazione io scesi dalla collina in pigiama, vagando per le strade di Torino, con il presupposto scenico di farla finita …
Poi successivamente, mi appoggia in pigiama ad un parapetto di un ponte. Ma non né ero pienamente convinto di porre del tutto fine alla mia grama esistenza – Di certo, quella stessa notte io mi proponevo più che altro, di attirare l’attenzione a riguardo dei miei problemi. – Nella mia profonda desolazione esistenziale, avevo proprio toccato il fondo umano!
/ Poi inoltre, dopo essere stato fermato dai carabinieri, mi portarono in osservazione all’ospedale psichiatrico delle Molinette. – In ogni modo al tempo: per quanto misero e disperato sia stato il mio tentativo di propormi, io non passai di certo inosservato. E il giorno seguente, gli addetti dell’ASL di Torino, dopo aver parlato con i padroni di casa, entrambi avvocati marito e moglie, mi riaccompagnarono come custode in Villa. – Evidentemente qui gli stessi padroneggianti (forse richiamati in parte alla loro coscienza) furono fortunatamente comprensivi nei miei confronti riaccogliendomi -. Probabilmente, dopo di tale il mio disperato gesto dimostrante, gli stessi preferivano evitare di distruggere “ulteriormente” una vita oramai colma di tribolazioni; – “Psichicamente ed economicamente gia di per se rovinata” … – Ora per fortuna, grazie al sostegno economico assistenziale di competenza, già da diversi anni ho trovato un’altra sistemazione abitativa.
Ovviamente, in ambito psicologico, non nego d’avere difetti in parte debilitanti… Tra i quali: il fatto che in ambito di difficoltà quotidiane, a differenza di altri (psicologicamente più resistenti) io reggo meno lo stress giornaliero. – Sfortunatamente inoltre, in condizioni di disagio economico, sono poco tenace! – Tra l’altro: quando sono senza soldi io mi deprimo più facilmente. – Senz’altro, cosa che, “ovviamente” accade pure ad altri.

Lettera pubblicata il 4 Febbraio 2009. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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