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Cronaca di una tragedia familiare

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Esattamente un anno fa, a causa di problemi familiari dovuti all’alcolismo della propria consorte, l’assistenza sociale allontanava mia nipote, la figlia di mio fratello, dalla propria famiglia. Da quel momento è iniziata una storia che va assumendo i contorni di una tragedia.

La bambina si trova nella comunità “Mafalda” situata a Verolengo (Piemonte), può vedere il padre un ora alla settimana, la madre un ora ogni due settimane e la nonna materna 1 ora al mese, tutte le visite avvengono sotto lo stretto controllo di un “educatore” che annota diligentemente ogni parola del colloquio (perchè alla fine è questo, un colloquio come quelli che avvengono in carcere, quando si va a trovare un detenuto).

Questo nonostante gli psicologi di rito non abbiano riscontrato nessun segno di violenza o maltrattamenti sulla bambina, trovandola, nonostante tutto, in ottimo stato psicofisico, fino ad allora la bambina (che ha 8 anni) ha condotto un’esistenza serena e normale, andando a scuola ogni giorno e facendo la normalissima vita che fanno tutti i bambini della sua età. (tenendo conto che “fortunatamente” ha due genitori senza problemi economici).

Per il resto nulla, il silenzio più assoluto.

Le continue richieste di affidamento avanzate dal resto dei familiari: mia sorella e mia madre, non hanno trovato risposta, nè positiva nè negativa, in compenso l’ottimo risultato raggiunto dall’assistenza sociale è stato che i genitori si sono definitivamente separati e la situazione psichica della madre (già gravata dalla dipendenza dall’alcool) è andata via via peggiorando.

In un anno nessuna risposta dal tribunale dei minori

In un anno nessuna risposta da parte degli assistenti sociali.

Sappiamo solo che “la bambina deve ancora stare nella comunità.”, come a dire: “fine pena mai ! “,questo mentre l’ansia e l’angoscia gravano sui suoi genitori e su tutta la famiglia.

Ciò che ho brevemente descritto è il miglior esempio (per usare un eufemismo) di “difesa della famiglia”.

Si, perchè a provocare tutto ciò è stata proprio una di quelle istituzioni che, con un operato simile, intende “aiutare una famiglia”.

Sarà…, ma se un problema poteva essere risolto ora sembra non esserci rimedio, se non continuare a vivere nell’angoscia, l’angoscia,da parte dei propri genitori, di “perdere” definitivamente la figlia, l’angoscia da parte di noi tutti di perdere definitivamente un familiare.

EDOARDO SCARANELLO

Lettera pubblicata il 17 Luglio 2007. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Controversie - Famiglia - Salute

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    G.VOLTA -

    Buongiorno
    Una compagna di scuola di mia figlia 8 anni e’ stata allontanata dalla famiglia (viveva con i nonni paterni a causa di problemi psichici della mamma) e portata alla comunita’ mafalda di verolengo con immenso dolore sia della ba,bina che dei nonni i quali avevano chiesto l’affidamento
    L’iter da circa 6 mesi e’ lo stesso da lei raccontato e vorrei sapere a quando risale la vs esperienza e come si e’ conclusa – stanno vivendo tutti una situazione molto critica in prima persona la bambina stessa la quale e’ stata letterlmente strappata dalla sua tranquilla vita con i nonni che la adoravano ed ora anche loro vivono questa situazione da ‘pseudo-detenuti’ senza poter comunicare liberamente e trattenendo per proprie emozioni con l’unica colpa di amarsi …. Grazie per vs rispsota

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