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Coraggio ragazzo (con una provocazione…)

Non serve programmare l’esistenza, ma nemmeno sforzarsi di non programmarla. Laissez-faire, lascia andare.
Se pensi che il vento spiri da ovest poi ti meraviglierai che provenga da est, ti sembrerà un dispetto e persino una maledizione, un segnale negativo di uno dei tanti “dei”. E tutto è dovuto alla previsione di un imprevedibile. Puoi giungere a pensare che esiste una norma che garantisce la tua speranza e la tua previsione, invece, è solo una presunzione stolta di conoscere non solo il passato perché è capitato, ma il futuro che ancora si ignora se ci sarà. E il vento, il vento libero, forse non spirerà più, perché è morto chi doveva soffiare o si è ammalato colui che lo doveva dirigere.
Non devi programmare nulla, ma neppure devi non programmare: è tutto inutile, anche ciò che appare indispensabile per dare un senso alla vita.
La vita e il vivere forse non hanno senso, ma tu lo puoi solo cercare senza mai trovarlo e, lo dovessi incontrare e trovare, non sapresti riconoscerlo perché certo non sarebbe quello che ti aspettavi, quello che soltanto meriterebbe per te la denominazione di senso. Non ha senso cercare un significato e ancora meno pensare di averlo trovato; e guai a trovarlo, perché da allora devi per forza prevedere e non verificare.
La vita la si deve solo vivere senza fatica, senza attese, senza dannazione, senza speranze, senza prospettive, senza l’obiettivo di trasformarla in un “successo”, in una realizzazione “grandiosa”.
Sei un passante in questo mondo, su questa terra, un passante che incontra altri passanti, osserva solo il cielo e la superficie della terra e rinuncia a “cercare una strada di stelle nel cielo dell’anima tua”. Non la troverai! Tu puoi pensare ma mai comprendere…
Non faticare, non sforzarti di organizzare: tutto scorre come l’acqua che va verso il mare, ma si può arenare, scomparire e generare arsura o alluvioni.
Un’ esistenza senza programmazione, una vita senza strategie, senza ideali né ideologie, perché richiedono di essere inventate. Osserva il mondo, non cercare di fare il mondo. Cambiare il mondo significa distruggerlo. Sistemarne i confini significa fare guerre.
Non attribuire a nessuno il governo della terra e la guida del tuo andare, del tuo peregrinare; và dove vuoi e se non ami seguire il gregge, prendi un sentiero da solo e da qualche parte arriverai. Non studiare il percorso, non analizzare l’altitudine, ignora cosa significhi salire e scendere. Abbi cura del tuo fiato corto. Prosegui se i tuoi piedi si muovono o mettiti dietro un sanno se il sonno ti chiede o ti impone di riposare o sostare.
Non eleggere un capo di governo e non togliergli il potere se se ne è cinto. Lascia fare, ignoralo e se puoi allontanarti và dove non giunge il suo imperio. Slalom e dribbling ragazzo. È tutta qui la tattica! Desto e lesto tra slalom e dribbling…
Coraggio ragazzo!
C’è sempre una parte del mondo dove non comanda nessuno, un’anarchia della natura, la mancanza di una società da sistemare, da regolare, da organizzare. Emanata una legge uno la seguirà a fatica e un altro la eviterà senza sapere perché, per il solo fatto di averne avuto indicazione.
L’anarchia è il regno dell’uomo, un regno senza una testa da incoronare, senza una delega da dare, senza una volontà da attribuire e poi da verificare. Guarda solo che il tuo cuore batta e che il tuo respiro faccia rumore, perché se non lo senti, non sai nemmeno se sei vivo o morto. E se ti pare di vivere, in realtà ti porti a spasso e trascini il tuo cadavere e quando senti che pesa troppo ti fermi, lo butti per terra e ti ci addormenti accanto, per sempre.
Non dare a nessuno il tuo comando, gira per il mondo e “tieni alta l’attenzione”, e se incontri un vecchio o un bambino, un manager o un dannato mostragli la tua serenità e condividila; se siedi a tavola, mangia e bevi e sorridi e parla, evita la violenza.
La violenza è il frutto e il risultato dell’organizzazione della vita, della programmazione della non violenza. Se esiste un esercito per la pace, sii certo, si faranno solo guerre. Devono lavorare cavolo. Sennò sai Brunetta, i suoi strali…
Se c’è un organismo per garantire l’applicazione della legge, da quel giorno è garantito che si perpetuerà il crimine. Chi controlla va controllato e il controllore più alto va persino ammanettato e il tuo re va perseguitato, perché non si fida di te che lo hai generato.
L’anarchia è contro il potere, l’anarchia non genera l’ingiusto delle corti di giustizia. L’anarchia è la conseguenza del non fare, del non programmare, del non voler comandare (neanche la propria esistenza) . Il comando genera disubbidienza e violenza!
I legami non vanno programmati: se giuri fedeltà a una moglie, fai il gioco delle amanti. Se pensi di avere un amico per sempre, incominci a pensare di avere scelto male. A me è capitato! Se incontri uno per strada che va nella tua stessa direzione, accostati a lui e parla, ma quando pensi di averlo conosciuto, allora salutalo e torna indietro e ripercorri da solo la stessa strada: ti sembrerà più bella e persino di non averla mai percorsa. Vivi e guarda ognuno negli occhi e poi segui il tuo cammino, continua i tuoi percorsi e osserva non l’uomo ma le stelle, oppure immergiti nel buio che, nel segreto, mantiene la tua identità e la tua generosità.
Se proprio hai bisogno, inventa un Dio capace di dare soluzione non a un’esigenza, ma a ogni più strana idea di sussistenza.
Non pensare mai di avere qualcosa di tuo, da quel momento è come l’avessi perduta e non ne sentissi più la necessità. La proprietà è la morte della necessità: cerchi sempre ciò che non hai e appena lo ottieni, lo seppellisci nel cimitero del desueto e del banale e corri a cercare ciò che diventerà desueto e banale tra un po’. Non aspirare mai ad avere, ma sempre a conoscere, anche se mai conoscerai, e tutto deve rimanere lontano e straniero da te, lontano dall’appartenenza…
Rispetta sempre l’altro perché non ti appartiene e non ridurlo mai a cosa tua. La proprietà è la morte della società e la fine della libertà. Chi ha tanto, ha pochissima libertà.
La libertà non va cercata, ma semplicemente mantenuta; se la cerchi è segno che non la conosci.
E se pensi di conoscere l’uomo e il suo pazzo mondo, affacciati sul tuo e capirai e saprai l’abisso quanto è profondo…
Vedi? È tutto complicato a meno di non vivere al buio, in una notte continua. Ma tu, tu la cerchi la tua luce?
Coraggio ragazzo…
Sinceri auguri a te, per tutto, per ogni cosa, per la tua sensibilità, per la tua vita. Non sprecarla, non buttarla, non umiliarla!
Alessandro

Lettera pubblicata il 31 Dicembre 2010. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 63 commenti

Pagine: 1 2 3 7

  1. 1
    Route66 -

    Non so se quel ragazzo sia io. L’ho pensato per lo scambio, il confronto che abbiamo avuto nel contesto dei commenti ad una lettera molto sofferta. Stavo per ringraziarti e salutarti. Lo faccio ora, in calce a questa tua lettera. Mi hai dato un momento di verità e di riflessione su me stesso, non facile, ma per cui ti sono profondamente grato. La paura di perdermi rimane, è più forte. Ma torno alla mia vita, a una vita reale e che non esiste solo nella mia testa, cercando di non umiliarla e di viverla, come dici.
    Ti rivolgo un sincero saluto,
    Davide

  2. 2
    Route66 -

    Il tuo scritto è molto intenso e complesso perchè lo comprenda subito. Le tue parole mi rimangono dentro. Le dovrò elaborare, capire, fare mie, perchè trovo una verità in esse. Nella mia presunzione penso sempre che sia rivolto a me, ma comunque mi ritrovo. Non ti voglio disturbare ulteriormente. Non aspetto una tua risposta. Mi hai già dedicato un’attenzione che non meritavo. Solo che dovevo rispondere con la stessa onestà che, in modo disinteressato, mi hai dimostrato nei tuoi commenti. La domanda che sento come una provocazione è “e tu, tu la cerchi la luce?”. Ti rispondo che ne ho bisogno, della luce. Ma questo è normale. E’ parte di ogni essere umano il bisogno di luce. Chi non ha bisogno di luce? Ma la cerco?. No, non penso. Finora non l’ho cercata. Ho finto. L’ho cercata dove sapevo di non poterla trovare. In questo modo potevo giustificare il mio vagabondare senza meta, dirmi che mi impegnavo, che il mio tempo lo impiegavo verso un fine. Ma era un vile alibi. Il bisogno però si faceva sentire. E allora, come un satellite spento e freddo, uscivo dal mio isolamento per accostarmi ad un sole da cui farmi riscaldare e illuminare di luce riflessa. Sole che diveniva per me un’ossessione, che volevo possedere e imitare. Per poi discostarmi furtivo, non avendo nulla con cui contraccambiare quell’energia donata senza chiedere nulla in cambio. Così ho mascherato il mio vuoto. Attingendo senza creare. Cercando dove sapevo di non poter trovare ciò che mi avrebbe reso responsabile di una mia vita. Ora l’unico passo che ho fatto è allontanarmi da ciò che mi faceva male. Cercherò di ripulirmi dai rifiuti lasciati da questi anni. E lasciare che il tempo scorra tranquillo, senza gorghi che mi trascinino in fondo, e nemmeno paludi, senza barriere artificiali, un fiume che scorre e che, perchè è il mio fiume, mi porterà, con il suo corso naturale, dove avrò un senso, senza più un mio intervento violento che ne possa modificare la sua natura, ma ascoltando ogni suono, dando valore ad ogni incontro, percependo ogni sfumatura che mi possa arricchire. Spero sia così.
    Con grande riconoscenza e gratitudine, mi congedo da te, Alessandro. Davide

  3. 3
    ventolibero -

    Caro Davide,non darti pensiero di avermi “disturbato”,confronto volentieri con te le mie sensazioni,le emozioni che mi prendono,i sentimenti che mi agitano.Sono solo in questi giorni,ho i miei (che altri non sono che mamma e nonna…mia sorella chissà dove agita il suo male di vivere)a Genova,da una zia,sorella del mio immensamente amato e mai dimenticato nonno Lorenzo.Avrei potuto passare questa serata di euforia e gioia falsa e artificiale coi miei amici di sempre,con quelle tre teste matte che sono Cesare,Lorenzo (un altro) e Gianmaria,ma proprio non mi andava.Perchè,mentre io sarei stato nelle mie liete stanze dove celebrare la liturgia del convenevole e del vuoto,altri,girato l’angolo del locale,nella sua più prossima strada,stanno stramazzando al freddo minacciati da un overdose,dal freddo,dalla miseria e dall’abbandono…Io,per mia dannazione,sono un medico e francamente,perdona il mio linguaggio,di brindisi,spumanti e panettoni me ne sbatto i co......!Mi sono messo a bordo della mia stramaledetta seat leon e sono andato giù fino a Santa Maria di Leuca.Per fortuna però,solo gente lieta,solo giovani volti felici e rilassati,solo euforie e eccitazioni da pubescenti.Non ho dovuto,per fortuna,fare il “missionario”.Altre volte mi è capitato invece,perchè non ce ne frega un c.... degli altri,ma gli altri siamo noi.Ascoltavo proprio questa canzone in auto.Avevo bisogno di sentirmi vivo,perchè sto inpegnando una vita per dare una possibilità di vita agli altri ma sto accorgendomi che ora,nell’esiguità dei mei ventotto anni di vita,rientro in casa che mi manca il fiato per respirare.Sosto un attimo a pensare su di me e mi dico “io ascolto tutti,cerco di comprendere e essere vicino,ma a me,a me chi c.... mi comprende e mi è vicino?”.Se vuoi che sia ancora più schietto e sincero,ti dico,con molta franchezza,che se questa sera mentre passeggiavo sul lungomare,mentre in cielo si agitavano luci false e bugiarde,avessi avuto a disposizione una pistola,beh amico credimi,non sarei qui a scrivere queste stronzate.Ho scelto un mestiere che non è adatto a me,al mio carattere,alla mia concezione dell’uomo e della vita ma ormai non riesco più a rinunciarne.E mi sento inutile,vuoto,incapace,impotente e manchevole.Sento lo scorrere dei miei giorni come una sopravvivenza e non come la costruzione quotidiana di un senso e di un valore da attribuire alla vita!

  4. 4
    ventolibero -

    Ogni sforzo,ogni impegno,ogni scrupolo li sento vani e privi e di risultato.Vedi,caro amico,anche uno psichiatra,uno che per “mestiere” deve ridare vita a cuori morti,può rischiare che il suo cuore si spenga,e si spenga per sempre.Ci sono cose,ci sono eventi,arrivano notizie che ti devastano con la loro forza tragica e improvvisa che ti si avvente sopra con una furia che non puoi controllare. A me è capitato questo,sta capitando questo.Io,che cerco di dare forza agli altri,io,che mi sono attribuito,per una laurea di merda,questo ingrato compito,io,che a volte sono aspro e crudo ma sempre leale e sicero,e sempre intenzionato ad aiutare,ecco,adesso io,proprio per questo,a soli ventotto anni,non più stimoli,non ho più motivazioni,non ho più desiderio di combattere.Dice un poeta a me caro,Fernando Pessoa,”mi porto addosso tutte le ferite delle battaglie che non ho fatto”.Dio,quanto mi appartengono queste parole!Mia sorella dov’è,dove c.... è? Mia madre che fa,vuole vivere,vuole morire,vuole piangere? E tu,tu la senti la mia voce eh? La senti la mia voce,la senti la mia voce,la senti la mia voce eh nonno?Ti sto gridando,ti sto invocando,ti sto cercando…Mi ricordo ancora quando mi misi a correre col mio camice bianco da specializzando dal reparto dove ero applicato mentre tu agonizzavi in quello di Geriatria,ricordo che buttai a terra un ragazzo e nemmeno me ne scusai,ricordo,ricordo,non mi sono rimasti che quelli.
    Ora mi sento inutile,vuoto,perso,come tante volte è stato,ma ora non ci sei,e molte cose mancano,sono fuggite e non torneranno.
    Perdonami caro amico,perdonami davvero,non mi sono saputo trattenere e forse ti ho rattristato e turbato.Non era nelle mie intenzioni comunque…
    Quel ragazzo sei tu,certamente,ma sono anch’io e tutti coloro che cercano una propria,personalissima,strada di salvezza e di luce.
    Quanto alla provocazione,quella che tu hai colto,condensa il senso del discorso che ho voluto fare.
    Ti saluto caramente,e mi scuso ancora con te,
    Alessandro

  5. 5
    Route66 -

    Non devi scusarti con me di nulla. Ringrazio il cielo che tu non abbia avuto una pistola e mi auguro che tu non l’abbia mai. Sarebbe perdere una ricchezza di cui tu non ti rendi conto di avere. Avessi io una minima parte della tua umanità, del tuo capitale di entusiasmo, partecipazione, amore, complessità, mi sentirei un uomo. Nei tuoi scritti mi hai parlato di un amico che hai conosciuto in questo blog. Il consiglio che ti ha dato è saggio. Ti devi tutelare, dare dei limiti. Non è disinteresse verso l’altrui dolore. Concediti quella pace, quella serenità che vai cercando. Nessuno più di te la merita. Non so se farai il medico o no nella tua vita. Le qualità umane le hai. Nei miei confronti, uno “sconosciuto”, hai avuto comprensione, capacità di ascolto e partecipazione. Hai quelle qualità che questa missione richiede. Ma prima di tutto sei un uomo che ha diritto alla sua felicità. Tu, che cerchi una felicità in valori e ideali di vita veri, non puoi evitarla. La tua pace, la tua serenità daranno luce al mondo. Sono confuso ed emotivamente coinvolto dalla tua storia. Ora è questo che mi viene da dirti d’istinto, e se ci penso troppo poi non scrivo più nulla. Ora pensa ad essere sereno. Non pensare agli altri ora. Se tu non stai bene, non puoi aiutare nessuno. Devi economizzare le tue energie. E una donna la troverai. E quella donna sarà una donna forte, profonda, viva come te, con cui crerai una famiglia. Concediti una speranza. Esci con i tuoi amici, senza pensare al mondo qualche volta. Il ricordo di tuo nonno ti accompagnerà per sempre e sarà per te un rifugio, dove trovare conforto. Io non ho un ricordo così. Non ho una persona che mi abbia dato un amore così intenso e sincero. Non posso immaginare il dolore per la sua perdita. Ma il suo ricordo non te lo può togliere nessuno.

  6. 6
    ventolibero -

    Il guaio e che sono già medico (laurea il 29 luglio 2006 a Bologna…avevo ventiquattro anni)e anche specializzato (Psichiatria,il 14 aprile 2010,sempre a Bologna).Quanta fatica,davvero molta,troppa e sfiancante.Ma oggi vedo andare ogni cosa in fumo!
    Comunque grazie per le tue parole…grazie di vero cuore!
    Ora vado a dormire,sono stanco e logorato,e non solo nel fisico.

  7. 7
    Route66 -

    Non so che parole usare, Alessandro. Non sono una persona adulta. Tu, che hai 10 anni in meno di me, lo sei. Io ti sono vicino, e sento il tuo dolore e la tua disperazione. Ma la tensione che provi ora è tensione verso la vita. Concentrati su di te. Ritrova le energie nelle tue amicizie, nelle tue passioni, nel ricordo di tuo nonno Lorenzo, che ti protegge e ti è accanto sempre. Per un periodo affronta la tua missione di medico con meno trasporto, ma senza venir meno ai tuoi ideali. Accetta il sistema come una struttura dove comunque rimani te stesso e che non cambia il tuo modo di svolgere la professione di psichiatra. Prova ad accettare quelle regole come un dato di fatto che non puoi cambiare, che non dipende da te. La società è questa e in essa bisogna vivere per portare avanti quello in cui crediamo. Sei all’inizio della tua missione di medico, e devi impiegare tempo per conoscere quel mondo, come agire dentro quelle regole. Tu sei un vero medico. E’ quello che sento. Avessi incontrato uno psichiatra come te, sarei uscito da questa apatia in cui sprofondo. Hai molto da dare. La scelta di medico è una scelta giusta. Se non riuscirai a sopportare il sistema, hai altre scelte che, come medico, puoi fare.
    Tu la luce La cerchi dove la puoi trovare. Tu sei vivo. Il dolore che provi ora, la disperazione che hai lo dicono. Non sei manchevole. Chi si limita a se stesso e al proprio piccolo orticello non si sentirà mai manchevole, sarà sempre soddisfatto e felice. Ma manca di umanità e di verità. Vorrei dirti qualcosa di vero, di non banale. Ma non ho la tua capacità. E’ stato stupido dirti, di fronte al tuo dolore,di ignorarlo. Non posso nemmeno immaginare quanto profondo sia. Ora impiega le energie che dai agli altri per accettarlo. Permettiti di piangere e incazzarti, come hai detto a me. Ma tu hai un futuro. Hai un futuro. Hai 28 anni, sei una grande persona, e hai un futuro e una vita che, forse, sta iniziando ora, da questa disperazione che deve trasformarsi, dopo anni di sofferenza, in una tua forza.
    Con stima e una profonda e sentita partecipazione,
    Davide

  8. 8
    Route66 -

    Mi chiedo quanta sia la forza che ti permette di sopportare i tuoi recenti e più antichi dolori e di vivere così intensamente e in modo così vero e partecipe la tua missione di psichiatra. Ho letto una tua lettera e i commenti successivi. Le mie parole sono piccole rispetto alla tua umanità. Non tenere conto di esse. La rimpiccioliscono solo per pensare di poterla capire. Non posso consigliarti nulla, ho sbagliato a farlo, perchè non riesco nemmeno a comprendere quanto sia grande il sacrificio che comporta in una giovane vita tutto questo. Quello che ti lascio di vero è la stima, la mia condivisione e partecipazione, la mia sincerità nel dire di avere incontrato nel mio cammino un uomo, un medico, uno psichiatra di un animo così grande da contenere e accogliere in sé il mondo, le sue bellezze e i suoi dolori. Concludo dicendo e ripetendo che tu sei già un Vero Psichiatra, come dovrebbero essere gli Psichiatri. Franco Basaglia, di cui parli, era uno psichiatra. Continua ad esserlo, nel modo in cui lo fai. Avessi avuto te come psichiatra, invece di quei cosiddetti medici incontrati al centro psico sociale, mi avresti salvato. In quel momento avevo bisogno di parole come le tue, appassionate, colme di senso della vita, della fatica, delle lacrime, della possibilità di una sconfitta, ma anche della necessità di tentare perchè è questo che la vita richiede.

  9. 9
    erika -

    Grazie!Non ho mai incontrato persone come voi,sapere che esistete mi fa emozionare.Scusate l’intromissione,ho approfittato di voi…fossi capace di regalarvi un sorriso vero..

  10. 10
    toroseduto -

    Mio caro amico, lasciare un commento alla tua lettera , mi fa sentire come al solito; una voce fuori dal coro. Tu parli di crisi giovanili, dovrei limitarmi a leggere i commenti di chi è più giovane di me. Mentre leggevo è saltato fuori un passo della Bibbia, si è insinuato nella mente un ricordo lontano, un qualcosa che potrebbe essere il rovescio della medaglia di quello che tu, con i tuoi 28 anni hai cosi magistralmente descritto. Sai che non mi piace stare sugli spalti devo scendere in campo, devo prendermi la mia razione di calci, perché apparentemente esco fuori tema e rifugiarmi in una cosa che normalmente aborrisco: ricorrere alle citazioni. Ma in questo caso, dal mio punto di vista,non riuscirei a rendere meglio l’idea dello scrittore sapienziale.
    QOELET (Ecclesiaste) dal vecchio testamento.
    LA VECCHIAIA- Ricordati del tuo creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni tristi e giungano gli anni di cui dovrai dire: “Non ci provo alcun gusto”, prima che si oscuri il sole, la luce, la luna e le stelle e ritornino le nubi dopo la pioggia; quando tremeranno i custodi della casa e si curveranno i gagliardi e cesseranno di lavorare le donne che macinano, perché rimaste in poche; e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre e si chiuderanno LE PORTE sulla strada; quando si abbasserà il rumore della MOLA e si attenuerà il CINGUETTIO degli uccelli e si affievoliranno tutti i toni del canto; quando si avrà paura delle alture e degli spauracchi della strada; quando FIORIRÀ IL MANDORLO E LA LOCUSTA si trascinerà a stento e il CAPPERO non avrà più effetto, poiché l’uomo se ne va alla DIMORA ETERNA e i piagnoni si aggirano per la strada; prima che si rompa IL CORDONE D’ARGENTO E LA LUCERNA D’ORO s’infranga e si rompa l’anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo e ritorni la polvere alla terra, com’era prima, e lo spirito torni a Dio che lo ha dato. Vanità delle vanità, dice QOELET, e tutto è vanità”.NOTE- Le porte sono le labbra, la mola è la bocca; il cinguettio è la capacità uditiva. Il mandorlo che fiorisce indica i capelli bianchi; la locusta, i piedi; il cappero allude ai bollori della libidine; la dimora eterna è la tomba. Il cordone d’argento e la lucerna d’oro s’infranga e si rompa l’anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo, sono immagini della morte. Aggirandomi nei meandri dei misteri della vita, ho letto e in qualchesenso“studiato” e approfondito dei concetti che arricchivano la mia sete di sapere.CONTIN

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