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Il coraggio di chiudere, la colpa di chi va via

di

Scrivo perchè ho bisogno di ricomporre il puzzle, per farlo devo cercare tutti i pezzi! La mia vita è esplosa, una bomba nucleare ha spazzato via ogni mia convinzione sulla coppia e sulla vita. Miliardi di piccolissime scheggie sono sparpagliate ovunque e penso di averne irrimediabilmente perse molte. Ho in mano l’essenziale per ricostruire, ciò che si è perso appartiene al passato, ora devo cercare pezzi nuovi e li devo plasmare con le mie mani, come fanno i vasai. Ho faticato tanto ad uscire “mentalmente” da quella casa non mia nella quale ho investito tutto ciò che ero. Emozioni, sentimenti, soldi, tempo, pensieri. Sono nuda e vuota. Dieci mesi di psicoterapia, e ancora ne avrò bisogno per molto tempo, per capire che la mia storia d’amore era in realtà una malattia. Come altro si può definire una situazione che crea malessere 365 giorni all’anno. Un malessere subdolo e sotterraneo che si insinua in ogni minuto della giornata, anno dopo anno, fino a quando un giorno ti ritrovi senza la voglia di rientrare a casa la sera. Lo stomaco si chiude e l’unica cosa che desideri e dormire, o almeno fingere di dormire. Come si può odiare tanto una persona e affermare di amarla contemporaneamente? Me lo sono chiesta per anni. Ora sto smettendo e la distanza, il non essere più sotto lo stesso tetto mi aiutano ad essere più serena. Ma è solo superficiale, per ora, questa serenità. Già! perchè io e lui abbiamo una figlia e la bambina ha la priorità su tutto (per me). Anche il suo diritto di vedere il papà va tutelato. Sono io che devo tutelare questo diritto? Avere a che fare con lui è pericoloso per il mio equilibrio. Non sono ancora abbastanza forte per fronteggiare la pressione che esercita volontariamente su di me. A lui non interessa la bambina in quanto figlia, a lui interessa vedere soffrire me! Io che ho deciso di guardare in faccia la nostra storia, io che ho aperto il vaso di Pandora ed ho liberato i fantasmi. Io che ho dato un nome, finalmente, ad ognuno di quei mostri che hanno tormentato i nostri giorni e le nostre notti. Io che ho riconosciuto apertamente che la nostra storia era una malattia per entrambe. Lui mi urla in faccia che l’ho tradito, mi accusa di disertare, di allearmi con il nemico. Si, ho tradito il sottointeso patto di omertà che si era instaurato tra noi. Omertà! si litiga su tutto, ma la malattia che ci sta divorando la vita, quella non va nominata. Facciamo finta di essere sani, la malattia non esiste. Fino a quando eravamo solo noi due io riuscivo a sostenere la vita di coppia malata, ma dopo che è nata nostra figlia tutto è cambiato. La malattia stava contagiando anche lei, stava intaccando le sue radici psicologiche proprio alla base, nei primi anni di vita. Non potevo lasciare che invadesse la mia bambina. Non potevo rischiare che anche lei crescesse considerando NORMALE vivere in una storia d’amore malattia. Quindi ho tradito, ho tolto le tende scure ed ho lasciato che il sole evidenziasse la muffa, la polvere densa. Sono colpevole perchè ho preso coscienza di aver bisogno di cure?
Sono colpevole e devo andare alla fucilazione perchè ho deciso di dire basta? Non mi sento in colpa!! però mi sento in pericolo e percepisco la presenza di un predatore che ha fiutato la preda e la sua preda è la sua stessa figlia. Come posso fare per scuoterlo? per fargli aprire gli occhi? Non posso… non è compito mio. Vorrei essere un gabbiano, vorrei volare via con la mia piccolina. Chiudere gli occhi e riaprirli contornati di piume e penne.

Lettera pubblicata il 26 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Amore e relazioni - Famiglia - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 1.662 commenti

Pagine: 1 2 3 167

  1. 1
    cogito -

    andyyyyy dove 6??? urgi tu…

  2. 2
    remo -

    Complimenti per la lettera davvero encomiabile. Una delle più belle lette su questo sito. Aver riconosciuto che l’amore era malato, esserti arresa, è stata di per se già una scelta salvifica. Hai dimostrato di essere una persona sana, equilibrata ed obiettiva. Non è da tutte. Sai quante e quanti non riescono a riconoscere questi legami simbiotici deteriorati e passano il resto dei loro giorni ad arrovellarsi che la storia ritorni ai fasti di un tempo. Che illusione…. un amore malato rimarrà tale per l’eternità. E’ come una guerra perpetua ogni santo giorno una battaglia e qualche lieve attimo di serenità…e poi si ricomincia a cannoneggiare.. in una dimensione atemporale. Stai ponendo le basi per rimetterti in gioco. Vedrai un giorno magicamente ti sentirai le ali al tuo umore e la vità ti risorriderà. Per la bambina certo il padre ha il sacrosanto diritto di vederla e un giorno ti accorgerai di non pensare più all’amore malato vissuto e lo vedrai con indifferenza…nè più e ne meno che il padre di tua figlia. Non vorrei credere che il suo unico scopo nella vita continuerà ad essere quello di punirti utilizzando magari la leva della bambina. Se ne dovrà fare una ragione col tempo.

  3. 3
    dolcevita -

    Ciao Aleba, mi trovo d’accordo con remo. Penso che hai fatto una scelta sofferta, ma necessaria per garantire uno sviluppo sano e sereno alla tua piccina. Sei stata coraggiosa, tienine conto, perchè sei più forte di quel che pensi, sei una super-supermamma! Vedrai che la bimba da grande capirà, e te ne sarà grata, le stai dando un’ottimo insegnamento. Vedere lei che cresce più serena ti darà quella forza che ora senti vacillare. Combatti, il grosso l’hai già fatto. Sei stata proprio in gamba, ti ammiro tanto. Un grande bocca al lupo!

  4. 4
    aleba -

    Grazie Remo per la tua risposta, le tue parole sono di aiuto perchè mi fanno sentire meno sola, eppure siamo tutti soli e fino a quando non capiamo profondamente che l’unico modo per stare bene con gli altri è imparare a stare bene con noi stessi, siamo sempre a rischio di infilarci in qualche rapporto malsano. Per ora conto letteralmente i giorni e mi accorgo che non occorre fare tutto e subito, che non si può stare bene dall’oggi al domani. Stabilire le priorità è essenziale. Vedo mia figlia serena, felice della nostra nuova casa. E’ una casa ancora nel caos, con tanta roba imballata ammassata nelle stanze vuote, ma io e lei ci sediamo in tavola a cena e ci raccontiamo la giornata senza l’ansia che da un momento all’altro si possa scatenare l’uragano. sono consapevole che ci vorrà tempo per guardare indietro con l’indifferenza di cui parli tu. Prendere atto di avere un problema è il primo passo per risolverlo. Poi ci sono tanti muri da abbattere, alcuni sono di cartone, ma altri sono di spesso cemento armato e il lavoro deve essere meticoloso. Farsi le domande giuste per capire come si vuole vivere. Guardo avanti, ma navigo a vista, devo tutelare me stessa e la bambina e so di non essere in grado di farlo da sola, per il momento. Per questo scrivo, per questo non smetterò con la psicoterapia. Le risposte alle domande giuste sono state sempre dentro di me, eppure ho deliberatamente ignorato la loro esistenza dimenticando che il tempo, se molte volte aiuta, comunque non guarda in faccia nessuno e va avanti sempre e comunque. Quando gli anni passano senza progetti in comune, senza complicità, senza la benchè minima empatia o un briciolo di affetto, ti ritrovi a chiederti come sarai da vecchia. Solo la morte di uno dei due libera l’altro dalla schiavitù della malattia? Io credo che siamo nati per vivere e realizzarci nel corpo e nella mente. Ho investito male tanto tempo, tempo che era mio. La responsabilità è mia per non aver guardato in faccia il problema prima. E’ inutile spruzzare il profumo sul letamaio, bisogna rimuovere il letame per non sentire la puzza. A mia figlia voglio dare l’opportunità di crescere sapendo che nella vita ognuno è responsabile verso sè stesso per la propria realizzazione, e che se una situazione porta più male che bene, è un sacrosanto diritto mettersi di traverso e dire: no, per me non va bene. In famiglia è indispensabile sentirsi amati, apprezzati, stimati e soprattutto liberi di esprimersi.
    Day by day, un giorno alla volta.

  5. 5
    aleba -

    La bimba è davvero più serena, spero non sia solo apparenza e che si tenga tutto dentro, ma ogni volta che ne parliamo lei mi dice che sta bene, che le piace la casa.
    Dolcevita, non sono una super mamma, (grazie comunque!!) ma di una cosa sono convinta: allevare un figlio è il compito più importante che una persona possa assumersi nella vita ed è indispensabile aguzzare la vista, rizzare le orecchie e ascoltare le parole non dette con tutta l’anima.

  6. 6
    Robert -

    Figuriamoci se io potessi fare una cosa simile… Questa non è democrazia. Io mia figlia me la scorderei per SEMPRE. Nonostante sia un buon padre e un buon marito.
    Hai ragione a dire che non sei una supermamma. I figli danno una forza immensa e, se li hai dalla tua parte, chi puó mai fermarti????
    Nessuno. Nemmeno il migliore dei padri.
    Comunque in bocca al lupo

  7. 7
    Fuori dal Coro -

    Perdonami Aleba. Ho letto tutti commenti positivi al tuo sfogo. Il mio sarà una risposta fuori dal coro. Forse son io che non ho capito ma….cos’era che ti dava malessere in questo amore.
    Hai espresso il tuo malessere nella tua lettera. Ma onestamente non ho capito da cosa è stato causato. E’ colpa di tuo marito ? E se si cosa ha fatto di così grave per causarti tutta questa insoddisfazione ?
    O è solo una tua insoddisfazione causata da….cosa ?
    Perdonami di nuovo. Ma non ho capito.
    Ciao e in bocca al lupo comunque

  8. 8
    aleba -

    L’errore di base è stato il mio. Ero innamorata. Ho pagato cara la mia convinzione che l’amore ha un senso se è completo. Amare, che parola assurda quando è una malattia. Lui è un accentratore narcisista egocentrico. Mi sono affannata per anni nel tentativo di essere “alla sua altezza”. La mia missione era farlo sentire amato, accudito, apprezzato. Lui che rimarcava continuamente la sua solitudine, e il suo bisogno d’amore. Nel tempo ho perso di vista me stessa, la mia vita. Ho dimenticato di avere diritto ad un ritorno affettivo, ogni volta che ho avuto bisogno di lui, lui si è spostato seccatamente, infastidito dalla mia inadeguatezza. Mentre io per lui dovevo essere sempre disponibile. Sono inconsciamente arrivata al punto di valutarmi attraverso i suoi occhi, di non avere più stima di me e rinnegare ogni mia necessità, per non vederlo destabilizzarsi sul suo trono. La venerazione voleva (parole sue) e io l’ho venerato. Bastava che fosse a posto lui, che i pasti fossero di suo gradimento (e non lo erano mai) che non si parlasse di cose seccanti, che la televisione fosse la sua regina e che il suo tempo fosse solo suo. Ha sempre sentito come un dovere la convivenza con me, ma mi ha sapientemente legata a sè prosciugandomi anche le riserve di energia, prendendo a piene mani dai miei sentimenti senza mai rinfondere. Assetato di soldi e potere mi ha prosciugato anche il portafogli, perchè io dovevo sanare il mio debito a tassi usurai, e non bastavano mai.. Convinto di essere l’unico giusto, anche al di sopra di Dio ha deliberatamente sputato su ogni persona che aveva opinioni diverse dalle sue, ha chiuso rapporti importanti pur di evitare il confronto. Io l’unica…idiota…sono rimasta al suo fianco, convinta che prima o poi avrebbe visto oltre la coltre scura di pece che ha sugli occhi, si sarebbe convertito alla sua condizione di essere umano, pieno di pregi ma anche di difetti e avrebbe capito che l’amore, la tolleranza e il perdono sono i pilastri di una vita serena. Il rancore, l’odio, la cupidigia divorano, corrodono, svuotano l’anima. I beni materiali non hanno senso quando manca la serenità.
    Un giorno mi sono ritrovata a pensare alla morte come unica strada per la libertà, la pace. Non potevo morire fisicamente, mia figlia aveva bisogno di me. Così ho cercato aiuto e ho inquadrato il problema…tutto qui.

  9. 9
    Fuori dal coro -

    Cara Aleba
    Da come lo descrivi sembra un “mostro”. Ma perdonami. Lo dico a te ma a volte a molte donne che la pensano come te. Ma come si fa ad accettare una cosa simile. Io parlo all’inizio eh non alla fine. Cioè come si fa ad essere innamorarsi di una persona così ?
    Non so io non credo potrei mai innamorarmi ad esempio di una donna che dice continuamente parolacce. Quindi come hai fatto tu ad innamorarti di una persona che non accettava la convivenza con te ?
    Ma con che occhi lo guardavi ? Sarà che per me l’Amore non può essere cieco fino a certi punti. Non posso innamorarmi di una donna che mi sbatte un piatto di minestra in faccia. A meno che a me non piaccia una donna che mi sbatta la minestra in faccia.
    Ripeto un uomo così (se è proprio così come lo decsrivi) non merita di essere amato. Ma mi chiedo: come si fa ad innamorarsi di un uomo così ? Nel senso; prima ti andava bene o non ti eri accorta di questi suoi lati orribili ?
    Un saluto con affetto

  10. 10
    aleba -

    Caro Voce fuori dal coro, lui è stato il mio primo amore, era tutto perfetto e mi sembrava di toccare il cielo con un dito. Con la convivenza tutto è cambiato. Prima lentamente si mostrava sempre affranto e demoralizzato, a volte arrabbiato, per ogni mia esigenza personale, che fosse anche una semplice passeggiata con il cane. Io vivevo in casa sua, anzi era una casa dei suoi genitori ed io ho sempre contribuito con TUTTO il mio stipendio perchè lui continuava a farmi pesare che la casa era gratuita e che era giusto che io lo facessi. Oggi mi sorprendo di quanta tenacia assurda ho avuto, ma ero convinta che a fronte del mio massimo impegno, lui avrebbe smesso di considerarmi una nullatenente sfruttatrice.Che si sarebbe reso conto che da me aveva tutto. Io mi rendevo conto che era come salire su una scala mobile che in realtà scendeva ad una velocità maggiore dei miei passi. Eppure perseveravo. Eravamo io e lui e lui non mi vedeva, non potevo avere problemi o gioie, solo lui lui e lui. Poi è nata la bambina e poco prima è morto suo padre. L’eredità è stata come una valanga e oggi mi rendo conto di quanto sia peggiorato da allora. Ho accettato una relazione assurda che mi ha tolto tutto. Ero invischiata, non vedevo, non capivo. Proprio io che non sopporto le ingiustizie mi sono trovata ad accettare la prevaricazione quotidiana 24h/24. Che sia stata una di quelle donne che più vengono maltrattate e più si legano? Non lo so, certo che se un’amica mi avesse confidato anche metà delle cose che ho vissuto io, l’avrei pregata di scappare. Io pensavo di farlo per amore, invece la mia era diventata una sorta di dipendenza. Avevo bisogno di un briciolo di riconoscimento da parte sua per essere conscia di esistere. Ma ad un certo punto qualcosa è scattato in me, mia figlia di soli tre anni aveva il coraggio di dire a suo padre “non puoi dire queste cose a mamma”. Così, l’nsima volta che mi ha vomitato addosso il suo “tu non sei nessuno” io ho risposto:”ti sbagli, io sono una mamma” rimase spiazzato da questa risposta, e penso che abbia cominciato ad odiarmi di più. Sentivo un contrasto pazzesco dentro, io ero scomparsa, non avevo tenuto niente per me, nessun motivo per essere viva oltre al fatto di far sentire lui non solo. Come potevo avere qualcosa da dare a mia figlia se non avevo più niente. Sono andata in analisi, ci avevo provato più volte in passato ma avevo sempre disdetto l’appuntamento. Quella volta ci sono andata e gli ho chiesto di insegnarmi ad essere una buona moglie (seppure non fossimo sposati perchè lui aveva il terrore che io potessi mettere le mani sul suo malloppone) e nel contempo una brava mamma. Il dottore mi disse di portare anche lui, 3 sedute gli ho detto vieni, vediamo insieme. Lui ha negato violentemente ogni possibilità di confronto. Alla quarta seduta, me lo ricorderò sempre, il dottore mi disse “Io non le insegnerò a fare la brava, le farò capire che lei è una persona e come tale ha diritto di essere rispettata” Eccomi qui!

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