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Associazioni o agenzie?

Da sempre pratico alpinismo ed escursionismo, mi piace anche viaggiare. E sempre ho viaggiato in modo autonomo; solo negli ultimi anni ho aderito ad alcune proposte di associazioni. In verità ultimamente ho riscontrato che i prezzi per partecipare ai trekking di due o più giorni sono decisamente lievitati, tant’è che una volta ho voluto chiedere dei dettagli dei costi, verificando che i costi vivi venivano praticamente raddoppiati. In particolare, per un trek di tre giorni veniva applicata una cresta complessiva di ben 3000 euro, che mi è stata giustificata con i costi della sede, col pagamento di sei persone per la segreteria e l’organizzazione, con la diaria per il capogruppo, le telefonate e palle varie.
Insomma, visto anche il catalogo dell’associazione suddetta (di cui ometto il nome ovviamente) , a un certo punto mi sono resa conto che le offerte e i prezzi sono da agenzia. Fatto un giro in rete, vedo che sono nate come funghi altre “associazioni” simili, a questo punto mi viene da pensare all’ennesimo modo di fare guadagno sulla buona fede degli “associati”, che credono ancora all’amicizia basata sui comuni interessi, al piacere del camminare insieme e altre belle amenità. Per esempio: per un giro a piedi di 4-5 giorni in qualche isola viene stabilita una “quota guida e assicurazione” euro 250, più le spese vitto e alloggio euro 450 o simili, più, a carico del socio, il viaggio per raggiungere il punto di partenza.
Allora, chi paga la tessera ha diritto anche all’assicurazione, che viene estesa per un costo di 2-3 euro per i viaggi, il resto va alla guida, che, se ci sono 10 persone si fa un guadagno di almeno 2000 euro. Ma che razza di associazione è? Mica si va in prima esplorazione nella giungla selvaggia! No, si va sulle Alpi, sulle isole mediterranee, in Sardegna, per esempio.
Mi viene da pensare che queste presunte associazioni siano già in partenza dei modi per lucrare esentasse: a mio parere chi fa il capogruppo dev’essere spesato dai compagni, ma certo non retribuito. Sarebbe più onesto se invece di presentarsi come “amici uniti dalla voglia di camminare ecc. ecc. “, si presentassero come un gruppo associato di guide (spero certificate) , accompagnatori turistici o altro documentabile, che mette a disposizione la professionalità per accompagnare gruppi. Sono amareggiata da queste constatazioni, possibile che non si riesca ad aggregarsi per interessi comuni e non per lucrare su persone in buona fede? Spero che un giorno queste presunte associazioni vengano smascherate e costrette a trasformarsi in imprese commerciali. Io naturalmente mi rifiuto di farmi abbindolare a queste condizioni che quasi definirei truffaldine, ho fatto alcune esperienze e adesso basta.

Lettera pubblicata il 15 Febbraio 2010. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Cittadini

La lettera ha ricevuto finora 6 commenti

  1. 1
    psYco -

    Bè ma il problema qual’è? Basta esserne coscienti. Sono stato iscritto alla trekking italia per molti anni, poi ho mollato il colpo: per le gite di un giorno dopo un po’ l’associazione non ti serve. Per le altre gite di + giorni se non ti associ e non vuoi girare da solo/a cosa fai? O hai un minimo di esperienza, o non vai da nessuna parte… d’altronde certe gite da soli o in due è meglio proprio non farle (valichi alpini, vecchie vie montane). Forse il CAI è l’unica associazione di trek/viaggi/scalate che si possa definire “senza scopo di lucro”…
    by psYco

  2. 2
    koenigindernacht -

    Qual è il problema? Quello che ho detto: è chiaro e onesto dire “siamo un gruppo di guide autorizzate che accompagna a pagamento i gruppi o i singoli e ci facciamo il nostro (lauto) guadagno”, anziché mascherare delle imprese commerciali come associazioni a fini fiscali o simili, sventolando grandi ideali naturalistici e palle varie. Io non ho fatto il nome di nessuna associazione in particolare per comunque non danneggiare nessuno.
    “Esserne coscienti” quando le cose non ti vengono dette chiaramente come stanno non è cosa da tutti e ravviso una precisa volontà di prendere in giro chi davvero crede e pratica stili di vita lenti e a basso consumo. Evidentemente non mi sono ancora abituata alla tendenza sempre più imperante di fare di ogni cosa un business e di non essere più capaci di relazionarsi col prossimo in modo no profit. Meglio soli che male accompagnati, e qui chi scrive è in grado benissimo di fare da sé; se ho partecipato qualche volta a dei trek organizzati da altri è per il piacere della compagnia, non per incapacità.

  3. 3
    psYco -

    Scusa ma non mi dire che non ti fai due conti quando ti dicono la cifra… ma forse capisco adesso qual’è il problema: appunto il fatto che tu approcci dei gruppi che si spacciano per enti più o meno “no profit”, “amici di qua e di là”, ed invece poi di rendi conto di pagare un po’ troppo queste gite tra “amici”. Ma quello è il marketing cara, “c’est la vie”… Forse all’inizio qualcuno era veramente un appassionato, ma se hai un minimo di struttura, sedi, bollette da pagare… la tentazione comunque di “allargare” il conto è sicuramente forte.
    BYE
    by psYco

  4. 4
    koenigindernacht -

    Gent. Psyco,
    mi spiace, ma non condivido per niente il tuo punto di vista quando dici “ma quello è il marketing, cara, c’est la vie”. I conti me li faccio, ma quando pensi di pagare 80 euro per un albergo e poi scopri che il posto è modesto e il costo reale è 53 euro, e quindi indirettamente conosci i prezzi reali senza che ti venga dato un dettaglio costi onesto e trasparente, allora ti rendi conto che ti stanno turlupinando e anche di proposito in malafede.
    Ti sembrerà sciocco, e forse, non lo so, fai parte di una generazione diversa dalla mia, per cui tutto si può e magari si deve trasformare in marketing con mezzi più o meno leali. Questo non mi trova d’accordo e credo ancora che ci si possa relazionare per il piacere della relazione e della condivisione, e non per fare soldi sempre e comunque. Dal tuo punto di vista sarò una perdente, ma sono certa che ci sono altre persone come me in giro, mosche bianche, certo, ma non sono disposta a rinunciare ai miei principi etici per entrare nell’ottica del marketing sempre e comunque. Certamente quelle presunte associazioni non mi avranno più come cliente e sarà mia cura raccontare il mio punto di vista e la mia esperienza in merito. Cordialmente.

  5. 5
    Pam -

    ciao, ci sono delle cose che vorrei chiederti, ma sinceramente non mi và di farlo “in pubblico”. Hai un indirizzo a cui poter scrivere?
    Mi farebbe piacere. Ciao e grazie.

  6. 6
    koenigindernacht -

    Se ti rivolgi a me, puoi scrivere a piomerlo-canta@yahoo.it.

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