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Un amore che fa male

La mia vita è un film a lungometraggio, ogni giorno entro in scena con una nuova parte da recitare. Questo copione che mi ritrovo ha delle battute non sempre uguali , né veritiere , a volte finte a volte possono sembrare vere , tutte parti che devo imparare a recitare con convinzione , ma sarà poi così? Vediamo un po’..Questa è una storia come tante, che può sembrare bella o brutta, oppure lasciare al lettore una dolce tenerezza o amaro fastidio. Non lo so. Ciò di cui sono certa è che si tratta di una storia la cui narrazione mi ha fatto scendere le lacrime … I protagonisti della storia immaginaria sono Ilaria , Oleandro ed i genitori colpevoli a loro volta della loro figlia.
In una città del sud d’Italia, viveva una ragazza di nome Irma, che come molte sue coetanee sogna di diventare qualcuno. La sua maggiore paura è quella di finire come una compagna di scuola che, a soli sedici anni, ha dovuto abbandonare gli studi per svolgere il ruolo della baby prostituta .. Sì avete letto bene baby prostituta. Il suo timore era anche dovuto dalla presenza del compagno della madre, che ogni volta che la guardava nei suoi occhi scorgeva sensazioni libidinose , spesso le guardava il seno o il sedere ,con molta soddisfazione .Irma è una ragazza per bene amava studiare , tanto da desiderare di diventare in futuro un magistrato . Questa sua voglia la spinge a frequentare poco le sue coetanee e a dedicarsi molto allo studio .Tuttavia solo una persona riesce ad entrarle nel cuore, il suo compagno di banco Oleandro, il quale condivide lo stesso sogno di diventare magistrato .I due non solo si amavano ma entrambi si aiutavano negli studi .Oleandro era bravissimo in inglese ma pessimo nella matematica .Aiutava spesso nelle traduzioni d’inglese Irma visto che lei , aveva molte difficoltà nello scritto e nella pronuncia , viceversa lei aiutava lui nella matematica. Tra loro due c’era un intesa forte ed unica, un amore costruito e proiettato verso un futuro . Parlavano spesso di cosa avrebbero fatto dopo gli studi , del loro lavoro ,di sposarsi e pure di avere figli .Irma non sapeva che il futuro per lei le riservava ben altro..Una sera mentre stava chiusa nella sua camera da letto, coperta dalla testa ai piedi ripassando la tesi per i suoi futuri esami sentì aprire la porta della camera, quella che fino a ieri era stata per la ragazza una linea di confine tra lei e la famiglia .Fu spalancata la porta violentemente e sbattuta contro il muro, lasciando entrare il compagno della madre talmente ubriaco che iniziò a inveire contro la ragazza. Irma era terrorizzata e lo intimava di uscire, ma lui non demordeva, anzi, si avvicinava sempre di più ,iniziando a strattonarla e picchiarla facendola cadere sopra il letto. Quando l’uomo la vide in quella posizione iniziò a sbottonarsi i pantaloni lasciandoli cadere lungo le gambe. Con violenza strappò gli abiti di Irma per proseguire in quel gesto che non fa più di un uomo un vero uomo, bensì un animale. Irma smise di lottare spalancando gli occhi e guardando un punto fisso, sperando che quell’ incubo terminasse presto, mentre il patrigno le sussurrava con affanno animalesco di non avere paura, perché l’amava tanto. Al termine di quella furia cieca, l’uomo si alzò, si tirò su le braghe e uscì. Tutti i suoi movimenti furono seguiti da uno sguardo morto e lacrimante che Irma aveva acquisito. La ragazza restò ancora più ferita e terrorizzata nel notare che la madre era rimasta lì immobile sulla soglia della porta, a godersi la macabra scena senza batter ciglio. Irma inorridita da tanta assurda violenza ,si alzò dal letto, si recò in bagno, aprì i rubinetti della doccia entrandovi per togliersi dal corpo tutto quella sporcizia che sentiva addosso. Un dolore le percuoteva l’anima e la mente correndo come brividi sulla pelle provocando vomito e nausea perdendo anche i sensi . Al suo rinvenimento si limitò ad avere conati e convulsioni . Passarono solo due giorni dal quel macabro evento che un tonfo sordo si udì nella strada . La vicina di casa allertata dal rumore si affacciò dal balcone e nel vedere emanò un urlo fortissimo da allertare un intero condominio . Scesero quasi tutti in strada ,dove disteso sull’asfalto, giaceva il corpo moribondo di Irma.. “Sono stata violentata “ furono le ultime parole prima di esalare l’ultimo respiro .Non si seppe mai chi fu ,il vero artefice della sua morte .

Giulia Gabbia

Lettera pubblicata il 13 Novembre 2013. L'autore ha condiviso 23 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Cultura

La lettera ha ricevuto finora 5 commenti

  1. 1
    Angelo9 -

    Cara Giulia, stavolta la tua storia mi lascia in bocca un “amaro fastidio”, per usare la tua espressione, ma anche rabbia e angoscia. E’ una storia che mi riporta in qualche modo al passato, un passato non mio ma che ho sfiorato attraverso un’amica di mia moglie, vittima come Ilaria del patrigno ma anche dell’ostilità della madre che mai ha voluto credere a quanto aveva sotto gli occhi ed ha anzi accusato la figlia di cattiveria e calunnia. Solo che quella storia ha avuto in lieto fine: la ragazza ha trovato la forza per andarsene di casa e iniziare una nuova vita…lieto fine?… ma forse storie come questa non possono mai avere un lieto fine, forse chi ne rimane vittima se le porta dietro per l’intera esistenza,forse da quel momento si arranca alla ricerca di una condizione che non può più tornare e si rimane disperati per sempre….. o forse c’è anche chi ha la forza per iniziare davvero tutto di nuovo. “Innocenza è iniziare da capo” dice Nietzsche. Peraltro, questo vale per chiunque sia stato colpito da una sofferenza di quelle che non si possono cancellare, per chiunque si accorga che sta recitando un copione che non piace più, scritto da altri ( per riprendere la tua immagine iniziale )… io forse sto recitando un copione non mio, che spettava a qualcun altro, di cui mi sono impadronito senza merito. Pochi giorni fa una ragazza mi ha chiesto aiuto contro la crudeltà dei genitori. Crede che io possa aiutarla. Perchè proprio io? Ha capito bene chi sono io? Ha capito che quelle battute non sono destinate a me?…. Basta, prenderò delle pagine bianche e scriverò io le battute… Non sono in grado di aiutarla, è qualcosa più grande della mia debolezza, ma ormai ci sono. La tua storia, Giulia, è venuta a spronarmi……Grazie.

  2. 2
    Giulia -

    Un racconto crudo … Una cronoca purtroppo ampiamente ripetuta, ma a volte dimentichiamo solo per omertà o per vergogna.. Ogni giorno donne , bambine o bambini , subiscono proprio nei loro ambiente violenze del genere con conseguenze psiche molto gravi, tutto lascia indifferente la società, che giustifica con scuse più banali.. spero che chiunque legga questo mio racconto possa alzare la voce o per lo meno unirsi nella lotta contro la violenza su donne e bambini .. Grazie Angelo per la tua presenza e per la tua sensibilità al problema .Continua e non ti fermare nella tua lotta .. lei ha bisogno anche di te ,solo con il nostro aiuto possiamo fermare il male, il male che uccide non solo l’anima ma anche la vita … Angelo ti invito a leggere anche ” Mamma non farmi male (tratta da pagine di un diario)” questa è una storia vera la puoi trovare pubblicata sempre su questo sito ..ciao a presto

  3. 3
    vito59 -

    Un ennesimo racconto su cui riflettere. Non si può vivere, continuamente, con l’angoscia e col sospetto che qualsiasi situazione può comportare un rischio d’aggressione fisica da parte dell’uomo.
    Vivere in tal modo, significa che qualcosa non funziona nella nostra società e nella nostra testa. Significa che il maschilismo non è stato vinto e che la donna è e rimane un oggetto da rispettare solo a parole.
    Andando oltre, una società che giudica e assolve certi comportamenti maschili, ponendo come colpa a carico della donna, il fatto di non essere stata prudente, è una società che colpevolizza chi ha già subito un danno e che approva e giustifica l’operato del colpevole.
    Comprendo il tuo sfogo, ma credo che la consapevolezza delle donne, sostenuta dalle persone serie e di buona volontà, debba assumere una forma più incisiva rispetto alla sola denuncia sfido chiunque a condividere le tue parole, ma saranno pochi come sempre .. Giulia , continua a scrivere ancora racconti ,storie, ecc..darai forza alla tua voce contro ogni forma di violenza.

  4. 4
    Angelo9 -

    Grazie Giulia. Leggero’ anche la lettera che mi hai indicato. Per quella ragazza, un mio amico avvocato e’ disposto ad assisterla gratuitamente. Ci sono concrete speranze che il tribunale la affidi ad una casa famiglia, che e’ proprio cio’ che lei vuole. Nel frattempo posso contattarla solo di persona perche’ i genitori controllano il suo cellulare, e- mail,ecc. Anche uno dei fratelli subisce violenze. Vedremo di fare qualcosa anche per lui ovviamente. La cosa piu’ triste e’ che le violenze sono partite proprio dalla madre anni fa e il padre, dapprima imbelle, ora si e’ allineato per cosi’ dire. Ma ce la faremo. Ciao.

  5. 5
    Angelo9 -

    Ho appena letto quella lettera. Dire che e’ terribile e’ poco ed e’ qualcosa di molto simile a cio’ che accade alla ragazza che mi ha chiesto aiuto e al fratello. E’ proprio vero che la societa e le istituzioni non fanno abbastanza e non si da’ la giusta risonanza al problema. Io ho 4 figli e non vorrei mai sapere che esistono genitori di questo genere. La ragazza mi ha detto: voglio solo andarmene, per me non saranno mai mamma e papa’. Non posso che darle ragione. Magari un giorno mi decidero’ a
    scrivere anch’io una lettera: potresti scoprire una persona molto piu’ complicata e molto meno angelica di quanto credi. D’altra parte siamo esseri umani. Ed ora devo arrivare fino in fondo proprio in nome dell’umanita’. Ciao.

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