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Ma … e gli altri come fanno?

Già: ma come fanno, gli altri?
Classica domanda che ciascuno di noi si sarà pur posto di fronte a difficoltà pesanti incontrate negli studi, nel lavoro, nella vita di coppia o di relazione, etc.
La risposta che si tende ad avere (o a darci da soli) è: ‘se ce la fanno loro, perché non dovrei farcela io?’.
Ma tutto questo non funziona con lo stato di solitudine, e la domanda assume un altro valore.

Quanta gente, infatti, è disperatamente SOLA ma noi non riusciamo a vederne tratti evidenti, se non nelle persone ormai fiaccate dalla vita (anziani, clochard, alcolizzati …).
Ho un negozio dove entrano centinaia di clienti al giorno, ma i più sembrano avere una situazione evidentemente soddisfacente, o almeno normale. E’ così?
Me lo chiedo, confesso, perché anch’io sono appunto del tutto solo e mi piacerebbe individuare qualcuno nelle mie condizioni per solidarizzare, per trovare un modo di sostenerci a vicenda …
E del resto, a parte blog come questi, non esistono spazi dedicati al problema della solitudine che è oggi probabilmente uno dei più devastanti e insieme effetto e causa di altre degenerazioni sociali.

I soli, noi soli, siamo come appestati, che non vogliono mostrarsi o non devono essere mostrati?
Una minoranza che va rappresentata come se quasi non esistesse?
E così, chi come me ha 53 anni, poco tempo lasciato libero dal lavoro, pochissime occasioni per socializzare (che non siano di tentata vendita in negozio), una vita precedente stroncata senza rimedio, si ritrova a vegetare senza senso.

Se lancio qui il mio messaggio in una bottiglia, approderà da qualche parte?

Lettera pubblicata il 25 Giugno 2011. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 4 commenti

  1. 1
    silentry -

    Il web e socializzazione libera e anonima
    con qualche compromesso e qualche rischio
    lo si puo portare nella realta

  2. 2
    Almost-Imperfect -

    Credo che domandando a mille persone se si sentono sole, tutte, o quasi, ti risponderanno di sì.
    O nella vita non siamo più in grado di gestire il nostro io e fare delle scelte autonome credendoci, anche a costo di allontanarsi dalla molteplicità, oppure questo gran casino che regna all’esterno ci allontana tutti quanti.
    Siamo tutti presi ad essere ed apparire, sempre tutti perfetti ed al massimo… E la solitudine ci spaventa, al punto che scansiamo quelli che ci sembrano o si dichiarano tali, quasi per paura che ci attacchino lo stesso male

  3. 3
    robert -

    guarda… io sono credo all’apice della mia felicità, finora avuta.
    ebbene, non so come, ma proprio dalla realizzazione dei miei sogni progetti, ho scoperto di aver fallito tutto nella vita.
    ovviamente lo tengo ben nascosto, prima di tutto agli altri e poi a me stesso. ovviamente con me non funziona tanto

  4. 4
    ciapaciapa -

    caro roberto 57,mi ha colpito la tua lettera,perché mi sembra innanzitutto una richiesta di umanità.Hai ragione sul fatto che nonostante si viva in mezzo ad altre persone,fondamentalmente si é soli,il carattere, le vicissitudini le esperienze fanno in modo che ci si avvicini o no agli altri. Ho 47 ANNI sono invalido civile e ho problemi che ognuno di noi ha nei contatti con gli altri.fortunatamente nonostante tutto ed al di la di tutto ho un carattere espansivo simpatico e sono buono d’animo e questo fa si che non mi avvicino agli altri pensando che possono avere difficolta nel porgersi agli altri ancora percio non credo che il solo problema sia l’indifferenza ma proprio il volere non essere soli perché soli ci si sente.basterebbe anche solo provare ad avere contatti,e poi provare cambiando l’approccio e poi riprovare ancora.io vivo a torino che ha un milione di abitanti.Possibile non trovare interessi comuni o sforzarsi di farsi dei NUOVI interessi.Spero di essermi spiegato e non ho la presunzione di avere trovato la panacea comunque spero che almeno una riflessione te la abbia suscitata.un saluto e un augurio per una prosecuzione come tu vorresti. CIAPACIAPA.

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