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Alla corte di Vasco sono me stesso

Diario di Bordo – Torino, 22 Settembre 2007
Caro Diario, mi apro, mi confido.
Ti racconto di un viaggio, una vita che ai più disattenti può sembrare banale o spericolata, il giudizio lo lascio a loro.
Io qui, alla corte di Vasco, sono me stesso, qui non ci sono opportunismi, non ci sono false verità, qui si vive costantemente la nostra realtà, quella di pochi, quella di ottanta mila persone. Non ci sono chilometri o barriere che tengano, non esistono nazioni o regioni. Il nord e il sud sono solo l’incontro di energie diverse per esperienza e nuove per natura.
Ogni volta rivivo la stessa energia e lo stesso forte affetto che dal palco è lanciato verso il pubblico, verso tutte quelle persone che sono pronte a vivere nuove emozioni e, girandosi, si uniscono, gli uni e gli altri; sono, siamo i fratelli di Vasco, i figli di una generazione che ci ha donato carestia di cuori e pochezza di umanità.
Io, partito da Milano, ho viaggiato per la mia vita, per la mia essenza, per incontre il mio destino che la quotidianità ti offusca.
Io, solo di quotidianità, mi sono trovato ad affrontare questo viaggio con le persone che hanno inconsapevolmente disegnato la mia vita, hanno accompagnato, stimolato ed accolto il mio modo di essere senza porvi giudizi.
Io ringrazio con tutto il cuore queste due persone, perchè capaci di accettare il mio modo di essere, inconsapevolmente capaci di smuovere quelle energie e quelle intime emozioni che ti fanno capire come la vita sia meravigliosa e ricca di sorprese, e ringrazio il popolo di Vasco, che di generazione in generazione non muta ma migliora….
Avvolto in uno stadio delle alpi gremito di cuori, ho potuto far brillare la mia corazza per assimilare la voglia di vivere di infinite persone, di cuori e di dolori, di anime pronte al confronto diretto, senza veli o finte immagini di copertina.
Persone semplici nell’intimità, che si ritrovano capaci di amare ancor più della norma, di amare se stessi, la vita e un uomo; semplice, fragile, emotivamente forte e ricco, povero di pregiudizi e profondo nella sua semplicità.
Non parliamo di eroi, di miti o di giochi commerciali…. parliamo piuttosto di un uomo che, fra carisma e timidezza, tra energia e fragilità, riesce a dar vita a 2 ore e trenta di puro amore, gioia, ironia, godimento, sesso, urla, sfoghi, affetto, amicizia, unione, emozione, condivisione, ironia, sensibilità, coerenza, eccitazione… per due ore e trenta siamo tutti uguali, tutti vivi, tutti in costante viaggio verso la meta, verso quel limite che permane in equilibrio sopra la follia e che, in sopravvivenza, ci raccoglie e ci trasporta dove uomo civile del 2000 non riesce ad arrivare, nel limbo dell’amore.
E dopo l’ultimo colpo, torniamo inesorabilmente alla realtà o all’irrealtà della vita quotidiana, soli ed in attesa di una nuova albachiara.

Grazie Vasco, come sempre grazie della tua energia e della tua voglia di far brillare le nostre cariche emotive.

Con riverente rispetto, GRAZIE!!!!

Marco M. – Milano

Lettera pubblicata il 24 Settembre 2007. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Cultura - Me stesso

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