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Non mi vuole al suo fianco

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Buonasera a tutti… scrivo in preda ad una strana malinconia in un raro momento di estrema ispirazione introspettica, cosa non da poco direi : )
Sono passati 3 giorni con oggi dall’ultima volta in cui ci siamo sentiti. 3 giorni con oggi da un fantastico fine settimana trascorso insieme tra paesini medievali, romantiche abbazie e tanta dolcezza.
Sto vivendo serenamente sospesa in una soffice nuvoletta di zucchero, con la certezza che prima o poi si farà sentire, ma mi manca. Sono quasi passati 3 mesi dal nostro primo, tempestoso e quanto mai desiderato bacio, mesi in cui tra alti e bassi, tra pensieri e conversazioni difficili, ho imparato a conoscerlo meglio.
È un ragazzo stupendo, interessante all’inverosimile, logorroico da far paura, dolce, ironico, sensibile… ma con un’enorme corazza e una muraglia da far invidia a quella cinese. Una difesa inespugnabile, tirata su con gli anni, con una grande delusione amorosa, con una situazione familiare ed economica difficile e gravosa. Ed io, piccola e inesperta, sono riuscita in tutto questo a farmi strada, toccandolo nel vivo, e facendolo chiudere ancora di più con il mio entusiasmo, la mia voglia di vivere e di fare, e sì che di esperienze dure ne ho avute!
Ciò che mi punge di più, e che mi scoraggia è questa sua chiusura. Mesi fa non era così; l’ho conosciuto per lavoro, ho iniziato a lavorare dove lavora lui, quindi pian piano, scoprendo interessi comuni e affinità “elettive”ci siamo venuti incontro. Iniziando con post it negli armadietti, scherzi e piccoli pensieri, regali, lettere spensierate, piccole attenzioni quotidiane… insomma, da parte sua un vero e proprio corteggiamento, mai diretto o esplicito, ma è bastato per farmi perdere la testa.
Ad oggi non so spiegarmi dove sia finito quel ragazzo che faceva di tutto per farmi sorridere e si preoccupava tanto per me. Ho versato tante lacrime per lui, che mi ha detto chiaramente di non essere la persona adatta a me, di sentirsi fuori luogo, di sentirsi inappropriato e non all’altezza, lui che sparisce per giorni e mi tiene lontana volontariamente dalla sua vita incasinata, ma anche lui che mi ascolta, qualsiasi cosa io dica, lui che mi asciuga le lacrime e mi soffia il naso, che mi bacia facendomi perdere totalmente il lume della ragione, che mi tiene tra le sue braccia quasi soffocandomi… lui che con gli occhi lucidi mi confessa di essere innamorato di me, ma di non credere nel nostro amore.
Come fare? Cosa fare? Sembra che ogni mio passo sia sbagliato. Ho formulato tantissime ipotesi, compresa quella dell’essere solo un gioco per lui, di essere presa in giro continuamente, ma dovendomi ricredere ogni volta. Perché lui ha veramente una vita difficile.
Tutto grava su di lui, e non è padrone di niente.
Vorrebbe evadere e avere il controllo sulle sue scelte, ma non può, perché la sua famiglia adesso ha bisogno di lui. Deve finire di studiare, una questione quasi storica ormai, visto che sono anni e anni che si trascina faticosamente di esame in esame. Si ritiene un perditempo, una persona alla deriva che non ha idea di cosa fare della propria vita, e per questo, e per motivi più materiali che crede costituiranno un peso per me con l’andare del tempo, dice che non può essere il mio fidanzato, che dunque non possiamo stare insieme, perché sarebbe un prendere da me tutto, senza darmi niente in cambio.
Io ho sempre cercato di trovare soluzioni, di essere vicina, sortendo l’effetto contrario; un allontanamento maggiore. Vedo che soffre, vedo quanto sta bene quando siamo insieme e il resto del mondo non esiste più, siamo solo io e lui… però non riesce a lasciarsi andare del tutto, per paura che gli sfugga anche quel poco equilibrio che è riuscito ad ottenere con grandi sacrifici.
Abbiamo trascorso la nostra prima notte insieme. Inutile dirvi che è stato un sogno… chiacchiere, risate, amore. Si è tolto un po’ dell’armatura, posandola con cura sul letto. Mi ha raccontato della sua famiglia, di suo padre, di cui non parla mai, dei suoi pensieri, delle sue difficoltà. Si è aperto un po’ e sono stata ad ascoltare ogni respiro, felice perché stava condividendo tutto con me.
Però siamo tornati alla realtà quotidiana e ai problemi.
E lento è passato un altro giorno senza sentirci.
Mi sembra totalmente illogico non dare spazio ad un sentimento che si prova, impedirci di vivere delle emozioni e trattenersi per paura di soffrire e di sbagliare. Vorrei solo che capisse che io sono qui, che non mi importa essere fidanzati, non importa se non può darmi la costanza e la sicurezza di un rapporto di coppia, non è quello di cui ho bisogno. So che mi porta con sé, so che mi ha nel cuore in ogni momento, come io ho lui, ma deve fidarsi di me, deve contare su di me, deve capire che non è da solo.
Grazie a tutti… scusate la lunghezza dello sfogo
Buonanotte : )

Lettera pubblicata il 25 Marzo 2010. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Amore e relazioni

La lettera ha ricevuto finora 10 commenti

  1. 1
    lyra -

    Ciao, mi ha colpito il titolo e non sto qui a spiegare perchè…vicenda troppo lunga.”NON MI VUOLE AL SUO FIANCO” detto così e leggendo la lettere questo lui sembra che abbia proprio dell’eroico.
    MA…ma…potrebbe anche non essere così. Io fossi in te,mi inizierei chiedere perchè.Sono ormai tanti gli interrogativi che mi pongo su coloro che non vogliono farti entrare al 100 per cento nella loro vita e che lasciano la porta aperta solo quando la casa appare perfetta.Ovviamente la mia è una metafora.A pelle…voglio dirti,se la situazione continua così ancora per molto tempo lascialo andare…non puoi immaginare una vita con una persona che nel momento di difficoltà invece di avvicinarti ti allontana.
    giusto?

  2. 2
    key -

    io non capisco.. questo struggersi d’amore per uno che dà le briciole e che tiene sospesi sul filo del mistero e dell’irraggiungibile.

  3. 3
    glosstar -

    Al di la’ dell’impressione “che tutto grava su di lui”, la realta’ sembra essere ben diversa e in quest’ottica anche la sua “storica” incapacita’ di concludere gli studi e’ un’altro indice della sua manifesta immaturita’ nell’assumersi una qualsivoglia responsabilita’ verso se stesso, e ora anche verso te.

    I nosocomi sono pieni di infermieri/e pronti/e a curare l’antico male di vivere che molti di noi portano dentro se. Si puo’ passare il tempo a lenire le ferite dell’anima di qualcuno in una vita mufetica da ospedale o decidere di aprire la finestra e respirare a pieni polmoni l’ossigeno di un futuro condiviso fatto di aspettative, desideri e progetti comuni.

    Cara Mo, mala tempora current e quel che hai visto finora e’ soltanto “un’occhiatina” su cio’ che ti attende in futuro. Se vuoi continuare a sorridere e a guardare avanti, credo che tu debba farlo senza di lui.

    Buona fortuna

  4. 4
    Mo -

     grazie intanto a tutti per aver commentato…

    glosstar, le tue parole mi hanno fatto gelare il sangue. perchè riconosco quanto siano profondamente vere e forse le uniche che esprimano la realtà. il male di vivere. lo spleen…solo che in lui non produce creazioni poetiche. Credo che ancora però non sia il momento per me di andare avanti. So che lo sentirò e lo saprò, mi voglio bene abbastanza da capire che questo non è giusto per la mia felicità, consideriamo anche che ho 20 anni.Già me ne sento molti di più,non ho bisogno di altre aggravanti. Il fatto è che vedo sotto la sua superficie una lotta feroce,un groviglio e un dibattito costante.Vedo la voglia che ha di sconfiggere la patina di tristezza e malcontento che lo avvolge, ma io non posso farci nulla.Siamo tutti soli,lui è da solo con se stesso,e si cade dentro.rifugge i sentimenti,perchè potrebbero smuoverlo…No.non voglio e non posso avere un futuro con una persona così.ma la persona di adesso non è lui,è un surrogato amaro che non piace a nessuno dei due.voglio aprire quella finestra,vorrei spingere lui a respirare l’aria pulita.a cosa serve vivere se non si condivide la vita con qualcuno?siamo uomini nel momento in cui siamo in mezzo agli altri uomini.da soli non saremmo nulla… Odio che la gente non capisca quanto tutto questo sia prezioso.

  5. 5
    key -

    Siamo anche uomini nel momento in cui tendiamo la mano all’altro, umilmente, lasciamo che la sua mano si stringa alla nostra.

    E’ sacrosanto, il male di vivere non sempre si sconfigge con un “io ti salverò” e rischia di divenire un vortice nel quale viene coinvolta la persona più forte, ma che ha più da rimetterci quando il vortice la risucchia, la consuma, la distrugge.
    Mi dispiace se sono stata cinica e sbrigativa ma in un certo senso mi sono specchiata in alcune cose. La differenza è che io ho 20 anni più di te e non è poi così facile ricostruire se stessi.

  6. 6
    glosstar -

    Inizio dalla tua ultima frase perche sento centrale alla discussione. Credo infatti che ESSERE uomo (o donna) non si manifesti soltanto di fronte agli altri ma al contrario nell’accettazione della solitudine e del malessere del proprio esistere.

    La nostra vita infatti DEVE avere un senso prima di tutto per noi stessi e soltanto poi per tutti gli altri che arrivano ad arricchirne le giornate. Solo così è possibile uno scambio maturo e adulto fatto di dare e ricevere valore. Diversamente si è incapaci di comprendere la qualità di quanto si riceve.

    Molti anni fa, proprio come te, anch’io incontrai qualcuno in cui vidi “…una lotta feroce…e la voglia di sconfiggere la patina di tristezza e malcontento…” che la attanagliava. Dalla mia avevo la freschezza dell’età e la gioia di vivere; avevo la forza del voler capire e soprattutto tanto, tanto amore da regalare a chi pareva celare sotto la corazza, un cuore che desiderava essere salvato.

    Giovane e forse anche un po’ ingenuo pensavo che il mio amore, la mia allegria, la mia voglia di vivere sarebbero bastate per salvarla dal suo male oscuro. Mi sentivo forte in quel ruolo da infermiere–in fondo era lei quella malata– e grazie alla sensibilità che mi rendeva diverso dagli altri che erano passati nella sua vita, io avevo capito l’arcano (o così pensavo) e stavo lentamente facendo breccia in quella sua corazza.

    CONTINUA

  7. 7
    glosstar -

    Fu un violentissimo risveglio, quando ormai perdutamente innamorato, fui scaricato come uno strofinaccio da quella donna che inconsciamente mi aveva percepito come una minaccia alla mascherata difensiva che da una vita recitava con se stessa e col mondo.

    Finì malissimo ma non fu inutile. Quell’esperienza mi insegnò che chi passa la vita a distruggere se stesso, alla fine si ritrova arido e insensibile. Persino la soglia del dolore si innalza in un gioco al suicidio nel quale soltanto un essere malato può competere, e io che malato non ero, mi ritrovai a gestire un dolore immenso da parte di chi non aveva neppure la consapevolezza di ciò che aveva causato.

    E’ estremamente difficile salvare chi odia se stesso. Prima o poi si resta imprigionati in un pessimismo cosmico che inquina il nostro esistere e ci aliena persino da noi stessi. Detto questo non ho purtroppo una ricetta da proporti se non un semplice “stai attenta a non farti troppo male”.

    Leggere il tuo modo appassionato di narrare le emozioni è come aprire una finestra sul bosco e lasciare entrare il profumo di muschio e foglie. Proprio questo fa di te una bella persona che merita molto, molto più di quanto quest’uomo potrà mai darti.

    Con affetto. G.

  8. 8
    Mo -

    Grazie ancora a tutti coloro che mi hanno risposto, è molto importante per me.
    G. di nuovo mi scrivi e di nuovo mi congeli 🙂 non in senso negativo,ma comunque sorprendente.
    Rifletto sulla condizione umana da tutta una vita,o meglio da quando ho scoperto,a partire dai pollici opponibili,tutta una serie interessantissima di faccende riguardo all’animale uomo, che adesso non citerò.In ogni caso,sono d’accordo sull’accettazione della solitudine e del malessere del proprio essere, però dovrai concordare sul fatto che non sia il nostro punto di partenza;voglio dire che non si può apprendere nessun tipo di sentimento o affetto da soli.E il ciclo inizia nel momento della nostra nascita,con il calore e l’amore, per i più fortunati di un padre e una madre.Crescendo ci confrontiamo con il resto del mondo, ma è solo in una fase più tarda in cui ci rendiamo conto,e non tutti, della tremenda verità, dell’unica verità, cioè della ineluttabile solitudine.
    E’ vero che è necessario accettare tutto questo, avere una percezione chiara e sicura di ciò che si è, amare se stessi, amare la vita, amarne il significato, capirlo.
    Ci sto lavorando.
    Mi dispiace sapere della tua esperienza, immagino quanta sofferenza può averti causato, ma spero,e così pare, tu ne sia uscito comunque con un bagaglio arricchito,anche se con dolore.
    In ogni caso ci sono stati degli sviluppi se così vogliamo chiamarli.
    Diciamo che mi sto smuovendo.Non ho la pretesa di smuovere lui,però sto pian piano considerando l’effettivo dislivello emotivo tra noi.
    Vorrei solo che smettesse di dirmi quanto io conti per lui, quanto desidererebbe poter stare con me e quanto stia male accorgendosi di non esserne in grado. Mi colpisce due volte nello stesso punto.
    Starò attenta…camminando nel bosco. Anche se d’autunno ha tutto un altro sapore.
    Grazie davvero. M.

  9. 9
    glosstar -

    Non smetterà di dirti quanto sei importante per lui, continuando a destabilizzare anche quel minino di certezze che i tuoi dubbi alimentano. Senza fare nulla per cambiare veramente continuerà a crogiolarsi nel disagio che lo avvolge, perché questo è il suo modo di “sentire”, di “percepire” se stesso e la sua vita.

    In questo modo, sebbene da fermo, almeno si “guarda” vivere. La sofferenza, la tensione interiore che in altri produce capolavori—la letteratura, la pittura, il cinema sono ricchi di esempi illustri, in lui è soltanto uno sterile esercizio autolesionista che si traduce in un’immobilità priva di genio e di spleen.

    Detto questo, sono felice per la presa di coscienza del “dislivello emotivo” che esiste tra voi e che trova origine non certo nell’età bensì, nel vissuto personale e nel quale l’accettazione delle dinamiche relazionali è parte fondante. Sono infatti convinto che tu andrai avanti, lui no.

    Come te, e da prima di te (soltanto perché arrivato prima sul planetum) anch’io mi interrogo sulla ragione dell’umano peregrinare, ma non per questo carico gli altri, e soprattutto chi mi ama, dei dubbi derivanti da tutte quelle domande che non hanno trovato, e forse mai troveranno risposta.

    CONTINUA

  10. 10
    glosstar -

    Sono arrivato infatti alla convinzione che nasciamo soli e in alcuni casi moriamo anche soli e a dare senso a questi due eventi che non dipendono da noi, è soltanto ciò che mettiamo in mezzo, ciò che decidiamo di essere. In fondo, se non decidiamo noi quale vita vogliamo vivere, prima o poi ci ritroviamo a vivere quella che qualcun altro ha deciso per noi. E mi sembra proprio una scelta mediocre.

    Riguardo a me stesso, il pregresso, anche il peggiore, serve come cassaforte di esperienze per il futuro a cui attingere quando mi sento confuso ma certamente non a condizionare le opportunità che la vita mi offre. Per riconoscerle però ho imparato che devo tenere non solo la mente bene aperta ma anche gli occhi. E questo è particolarmente vero l’autunno, quando il profumo di muschio e foglie si mescola alla tavolozza di colori che nessun pittore, in nessun’altra stagione potrà mai dipingere.

    Cara Mo, so che lo sai, ma voglio scriverlo…a volte basta poco per dare senso al quotidiano vivere

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