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Accettare di farsi assumere o cercare altro

Buongiorno a tutti!
Sono un ragazzo di 24 anni, vivo in una grande città del Nord e ho un problemino.
Attualmente sto facendo un tirocinio per un’azienda e per una serie di motivi si parla di una mia possibile assunzione. Tuttavia io non sono molto convinto della cosa e ora vi illustro i perché.
Sono diplomato e sono iscritto all’università, ma ahimè non sono ancora laureato. Per la precisione sono a circa metà del mio percorso perchè ho sempre lavorato dai 19 anni in poi per non pesare sui miei e per sentirmi indipendente! Ho fatto di tutto: operaio, commesso, impiegato. Ora sto facendo lo stage presso questa società di consulenza e opero nel campo della formazione tramite fondi interprofessionali. La cosa, tuttavia, non mi convince perchè la società in questione tende ad assumere con contratti poco seri essendo la holding di una serie di società in realtà “fittizie”, cioè che esistono ma che in realtà si trovano collocate anche all’interno dello stesso ufficio (io ad esempio lavoro per 3 società diverse tutte collocate in un singolo ufficio). Poi, secondo me, questo settore è troppo specialistico, nel senso che un domani che magari vorrei cambiare lavoro per crescere e ricollocarmi, troverei molte difficoltà nel farlo in quanto le aziende che fanno questa attività sono limitate, mentre ad esempio un classico impiegato amministrativo può trovare più facilmente. Altra cosa è che l’azienda in questione si trova in un momento non molto florido, tanto che ha messo in cassa integrazioni i suoi dipendenti (non cassa tipo aziende metalmeccaniche, cioè la persona che sta di più in cassa lavora circa 6 giorni al mese mentre altri magari si fanno solo 1-2 giorni al mese a seconda dell’ufficio). Inoltre nel momento in cui verrei assunto dovrei svolgere funzioni nettamente diverse da quelle attuali e imparare molte cose in troppo poco tempo, poi cambierebbe il mio capo, perché la persona che c’è attualmente, che mi ha scelto e con la quale c’è un rapporto abbastanza buono se ne andrà, mentre il futuro capo è un’uomo un po’ fissato con questa attività, che è sempre impegnatissimo e con il quale non c’è un gran dialogo, senza considerare che poi siamo troppo pochi per il lavoro da svolgere quindi potrebbe capitare di lavorare dalle 9 del mattino alle 8 di sera senza spazio né per studiare né per avere una vita privata. Infine bisognerebbe fare circa una volta al mese dei viaggi in aereo per partecipare a dei seminari di formazione. Io, purtroppo, l’aereo per il momento preferisco non prenderlo e forse non posso neanche per motivi medici in quanto nel recente passato ho avuto dei problemi neurologici dai quali mi sto ancora curando e ora che sono a fine cura non voglio compromettere tutta la fatica fatta in questi 5 anni per un lavoro che ritengo poco serio. Altro punto a sfavore è che il presidente della società in questione è coinvolto in uno dei tanti scandali politici di questo periodo, perché sembra ricevesse favori e appalti vari e io temo che questa cosa possa ripercuotersi sulla società con relativi problemi di natura economica. Altro punto a sfavore è che inoltre l’azienda in questione non è la prima volta che ricorre alla cassa integrazione, ma spesso si trova in situazioni di difficoltà. Inoltre 4 anni fa aveva organizzato un party per i propri lavoratori escludendo i cassaintegrati e provocando, giustamente, una protesta da parte di questi ultimi. Altra cosa è che parlando tra colleghi sento che molte persone sono scappate dall’ufficio in cui lavoro io (compreso il mio attuale capo), perché ci sono troppe cose da fare e troppe responsabilità da assumersi senza che ci sia un giusto riconoscimento economico e/o personale. Infine c’è un fortissimo turn-over, infatti da quando ho iniziato lo stage almeno 5-6 persone se ne sono andate dall’azienda, su un totale di circa 40 persone.
Tutti questi motivi mi spingono a dire di no, ma quando vedo il momento di crisi e la grande difficoltà che c’è nel cercare un altro lavoro inizio a ripensarci un po’ su, perché temo di fare una sciocchezza.
Cosa devo fare?

Lettera pubblicata il 7 Ottobre 2012. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Lavoro - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 8 commenti

  1. 1
    Julian -

    Guarda che farsi assumere non è una condanna, secondo me ti fai troppi problemi, vivitela in base alle tue esigenze (non solo economiche) e se vedi che non fa per tè, ti licenzi. Dire di no a priori non ne vedo il guadagno, soprattutto di questi tempi,a meno di un alternativa in mano.

  2. 2
    T.D._ -

    Ciao,
    leggo la tua storia e rivedo e rivivo situazioni già note purtroppo.
    Il mondo del lavoro fa veramente schifo. Per i giovani in particolare, ma anche per quei 40-50-60enni che hanno perso il lavoro le possibilità di trovare un impiego “serio”, un lavoro gratificante, non sfruttato e non sottopagato si riducono continuamente. Ma ancora non c’è una reale presa di posizione da parte del popolo, dei cittadini.
    Io non ti voglio dare consigli, ti dico solo quel che penso.
    Penso che l’intento e l’interesse degli sfruttatori sia quello di creare e favorire la credenza comune che “bisogna accontentarsi”. Io credo ci sia di fondo un grande fraintendimento tra l’accontentarsi e l’adattarsi.
    L’adattamento lo vivo come una condizione connaturata nel lavoro, in particolare se dipendente e se si vive in un momento di crisi come l’attuale: ci si adegua (se sono ragionevoli) alle direttive aziendali, ai metodi di lavoro, agli orari, alla distanza, ad imparare, a cimentarsi su mansioni nuove.
    Ma accontentarsi è diverso. L’accontentarsi è seriamente pericoloso, si rischia di adagiarsi sull’abitudine, di autoconvincersi che “in fondo si è anche fortunati e stà anche bene così”. Questo pensiero è il primo innesco per quello che loro, i manipolatori di tutto questo, auspicano: la guerra tra poveri. Oltre a questo è la prima promessa per la frustrazione.
    Questo mio pensiero non è rivolto a lavori considerati “di basso rango”. Mi spiego: fare il cassiere può essere frustrante per uno che tutta la vita ha studiato per fare l’astronauta, può non esserlo per una mamma che dopo anni finalmente ha trovato un lavoro che desiderava. Fare l’operaio può essere il lavoro più gratificante del mondo per uno che fin da bambino amava smanettare qua e là, un peso quotidiano per l’intellettuale. Tu stesso un giorno, provandolo puoi scoprirti divertito e soddisfatto a fare un lavoro che non avresti mai immaginato. Per fortuna siamo diversi, abbiamo inclinazioni diverse e sì, ogni mestiere dignitoso merita considerazione, rispetto e gratitudine visto che tutti ne beneficiamo. Il mio discorso è rivolto allo sfruttamento. Se fare l’operaio a qualcuno può piacere, fare lo sfruttato non piace a nessuno. A nessuno piace essere pagato 700 euro al mese (grazie a contratti che sono reati legalizzati) quando il corrispettivo di quel lavoro sarebbe il doppio o il triplo. A nessuno piace lavorare 2 mesi e poi essere lasciato a casa. A nessuno piace lavorare 10 ore al giorno e ricevere lo stipendio di un part-time. Se a qualcuno piace significa che si è ABITUATO.
    E ho l’impressione che troppi italiani siano ancora assuefatti dall’abitudine. Finchè capiranno che abbassare la testa e farsi andar bene qualsiasi cosa passi al convento non li porterà ad avere più privilegi degli altri e che, comunque vada in termini di guadagni economici, avranno perso la dignità, la capacità di critica, di ribellione, di alzare la voce, di dire no. Manca la vera coesione sociale, manca il senso di Popolo.

  3. 3
    T.D._ -

    (continua…) Vedi, sono la prima sostenitrice della concretezza, della praticità. A parole sono capaci tutti, i fatti parlano, con le chiacchiere non si mangia, col lavoro sì.
    Eppure io credo che siamo arrivati al fondo. Viviamo in contesto socio-economico-politico talmente misero in cui una persona con un minimo spessore intellettuale, morale, civile, con un minimo di coscienza e buon senso, con una minima capacità di riflessione personale e collettiva, non può vivere bene. E allora ritengo diventi importante soffermarsi seriamente a parlarne. Tra sé e sé, confrontarsi in famiglia, con gli amici, con gli altri. Io credo che sia importante ritrovare la bussola del buonsenso e ricordarsi che siamo uomini, milioni, che permettono ad altri uomini, pochi, di pilotare le nostre vite. Questi altri uomini (politici, uomini della finanza, grandi imprenditori, capitalisti, banchieri, ecc) a cui stiamo dando un’importanza talmente elevata alla potenza da permettere loro di farci vivere male un’esperienza di vita che abbiamo in prestito e in diritto quanto loro. Qui la questione è semplice: siamo talmente sprofondati in questa m… che davvero siamo convinti di non potercela fare senza questi personaggi. Sopravviveremmo comunque, anzi vivremmo anche senza loro o senza dare loro tutta questa rilevanza…e Dio solo sa quanto meglio!
    Però ci vuole un intero popolo, un popolo italiano ma il mio discorso è globale che si svegli, si scuota, smetta di lamentarsi solo al bar e mobiliti questo malsano, pericoloso, squallido sistema, screditi non solo a parole ma a fatti questi vertici impazziti. Qualche centinaio di cittadini che manifestano in piazza una giornata è un segnale, ma non porta risvolti concreti. Un’intero Paese che si ribella un giorno, due, una settimana, un mese, facendosi forza, aiutandosi nel frattempo l’un l’altro….beh, credo che sarebbe una differenza sostanziale.
    Con questo mio intervento non ho voluto darti una risposta, quella sarà dentro di te. Spero solo di aver aperto uno spiraglio di riflessione e confronto.
    ciao

    ps. coraggio! c’è poco da essere contenti ma cerchiamo di stare su col morale!

  4. 4
    IO -

    molto sinteticamente vorrei dirti:
    “le persone sveglie si fanno assumere e poi nel frattempo cercano altro”
    gli altri, invece, sono disoccupati..

  5. 5
    robert88 -

    Mmmm..non è proprio così come dici tu..io conosco molto bene come avviene la selezione di un profilo in ambito professionale e so anche che se hai maturato un’esperienza troppo lunga in un settore risulti ancorato a quel tipo di attività senza possibilità di cambiare…esempio se tu fai l’operaio per 4-5 anni difficilmente verrai assunto come impiegato da un’altra impresa!!!Al massimo sarai assunto sempre come operaio con stipendio maggiorato (se ti va bene)…soprattutto se non ti viene concessa l’opportunità di formarti x fare un’altro lavoro!!!..poi parliamoci chiaro si tratterebbe di un’assunzione per qualche mese con contratto a progetto..ma in quel “qualche mese” rischio di dovermi davvero rompere la schiena per non dire altro!!!Non so se il gioco vale la candela…
    A me sinceramente già il fatto che non mi hanno ancora proposto nulla di ufficiale, ma che già si parla da diverso tempo di questa opzione, mi irrita alquanto in quanto vorrei poter valutare una proposta concreta e poi prendere la mia decisione su questa senza farmi prendere dalla fretta e senza inutili riflessioni preliminari…poi è vero ci si può sempre licenziare, ma se uno può evitare penso sia meglio!!!
    …se tutto fosse rimasto più o meno come adesso..(stesso capo, + o meno stesse mansioni ecc…), non avrei avuto nessuna difficoltà ad accettare la proposta..mettetemi nei miei panni..se da un giorno all’altro nel vostro lavoro arrivasse un capo peggiore e cambiassero radicalmente mansioni non penso sareste contenti..certo guadagnerei un pò di più..ma i soldi non sono tutto nella vita!!!

  6. 6
    LUNA -

    Son d’accordo con TD. Purtroppo c’è chi ti paga poco perché tanto c’è chi si fa pagare anche meno. Oppure è ciò che ‘è bene’ crediamo. D’altra parte è chiaro che ci si fa pagare poco o meno ancora lo fa per necessità. Anche se in alcuni ambiti anche per scarsa professionalità. E questo è un altro aspetto dolente: oggi la professionalità – in certi campi – sembra o deve sembrare valere poco o zero. Anzi, i professionisti pagano di più poter esercitare e hanno pagato e sudato per formarsi e gli approssimativi -diverso da precari- rovinano, anche inconsapevolmente, un mercato in cui, è vero TD, per ragioni dall’alto si batte sull’accontentarsi e in cui sembra che quando vieni pagato ti viene fatto un favore e pagato equamente sia una bestemmia. Che l’antisociale sia chi pensa correttamente. E’ vero TD che si gioca sporco, tantissimo, su percezioni sfasate e induzione alla scarsa autostima da questi punti di vista. Ed è vero che una coesione cambierebbe le cose. – hai elencato tante ragioni per dire di no. Razionali e istinto e ‘compatibilità’. Dici di aver sempre lavorato. Ti sei mai fatto tante perplessità? Se questo non fosse un periodo di crisi, e in assenza di mutui e rate diresti semplicemente no? A me è capitato di rifiutare proposte e di aver fatto benissimo, tra valutazioni mie e istinto, col senno di poi (a parte che comunque avevo di per me le mie ragioni) anche ciò che mi pareva non tornasse era un bidone davvero. Mi è capitato di dire dei sí no straconvinta ma neanche così ‘contro’ da dire di no e di stare bene o cmq normalmente in posti in cui altri erano scappati. Ho passato anni in una realtà molto problematica, con orari assurdi, ma sulla bilancia un’esperienza per me positiva e altamente formativa, anche perché ero lì per imparare ciò che mi interessava molto e io penso che invece di pagare io per dei master ho avuto un reddito. Vero che qui entriamo nel discorso di td, però avevo la tua età, stavo imparando, avevo una mansione più che interessante e quel ruolo me lo sono ‘inventata’ io, perché era vuoto. E proprio per le responsabilità che mi son assunta e mi han dato è stato altamente formativo e da c.v. – quando una fase si è conclusa me ne sono andata io, in meglio, e perché era tempo di orari più umani e avere spazio per vivere e crescere. Per inciso i tempi son stati un mix di volontà, istinto e casualità. Me ne son andata mesi prima che la nave affondasse, ma senza razionalmente saperlo. Altre volte mi è capitato di assumere due incarichi per cui il mio istinto dicevano NO urlando. In un caso in due settimane – e non esagero – ho avuto

  7. 7
    LUNA -

    più stress e rischi di problemi collaterali di anni nel posto, problematico, che dicevo più su. E pensa che ricordo perfettamente che un’allarme di perplessità etc scattò in me, prima di dire di sì a una collaborazione da fare con una tipa veramente assurda e paracula. Ma qdo l’allarme scattò gli indizi eran sussurrati. Chiesi ad un’amica che era con me e che sarebbe stata più marginalmente coinvolta cosa ne pensava. Lei, che era arrivata al colloquio più tardi, e era stata meno attenta di me, non aveva la mia (corretta!) percezione. Io, poiché in quel periodo era più stanca, non mi ascoltai. – tanti esempi, scusa, per dire che è relativo. L’ascoltarsi no, mai. Relative son le bilance tue o di altri. Leggendoti è chiaro che vuoi dire di no, e il punto dell’aereo non mi pare marginale per te, fermo restando però che magari non vuoi viverlo come un limite, e che in una cosa di cui fossi convinto magari ti faresti meno il problema. Concordo con IO che potresti anche provare (se te la senti) e andartene. E’ un tuo diritto, no? In questa folle Italia non è solo che tutti i padroni han diritto di sfruttare e licenziare e bistrattare e sottopagare e i dipendenti in qualsiasi forma non hanno più però il diritto di recedere e valutare e scegliere per sè anche in corso. Certo dipende anche da cosa c’è scritto nel contratto e da come tu ti rapporti con il fatto di sentirti libero di andartene qualora ti trovassi male davvero. No in senso ‘lasciarli in braghe di tela’ o mancare ad un senso di responsabilità, ma poter andartene qualora davvero fosse il caso. Di vero c’è che se lavori undici ore (sottopagato pure?) tempo per cercare e trovare altro ne hai poco. Se hai già individuato altri obiettivi, concreti, forse temi di girare a vuoto. Banalmente raccogli i dati di valutazione (ne hai, direi) anche oggettivi, ascoltati e scegli. E se scegli di no, però, stai sereno e non tormentarti. Se scegli sì vivi ciò che accade in te e attorno a te con attenzione. E ricordati sempre che la tua salute, fisica e mentale, è centrale.

  8. 8
    James -

    ho visto il video di un corso che promette di insegnare come preparasi al meglio per il colloquio di lavoro…e soprattutto quali lavori cercare per le nostre naturali inclinazioni professionali. Spero possa interessare

    https://www.youtube.com/watch?v=ipAnxrXQxyo

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