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Abbandonare una strada per un’altra

Ciao a tutti! Come avrete letto nel titolo, il tema che vorrei affrontare è di natura esistenziale e penso che prima o poi tutti si siano incagliati in questo scoglio: proseguire per la strada intrapresa, “sicura” ma priva di attrattive, oppure intraprenderne una nuova, ancora poco chiara ma che potrebbe riservare delle vere soddisfazioni?

Mi spiego meglio: sono iscritta al quarto, quasi quinto anno di Medicina, facoltà ambita da molti. La decisione di iscrivermi è stata dettata in parte dall’idea di un lavoro che poteva donarmi soddisfazioni a livello personale, ma soprattutto dalla sicurezza che poteva darmi, in quanto molto richiesta anche all’Estero. Ho affrontato gli scorsi anni abbastanza bene parlando di rendimento, ma ho continuato a provare una sensazione di totale apatia, di estraniazione: studiavo (anche se poco in confronto ai miei compagni) perché era il mio compito, nulla di più. Non ho amato le materie, né tantomeno i tirocini, ma mi sono lasciata convincere da tutti che fosse normale, che prima o poi avrei trovato un campo di mio interesse e tutto si sarebbe sistemato. Ma i mesi e poi gli anni sono passati senza che la situazione migliorasse, finché un giorno ho incontrato una mia vecchia conoscenza, la quale parlando di un’amica in comune ha detto ” è chiaro che non ama ciò che fa” : più parlava di questa persona, più mi sembrava stesse parlando di me. Tornata a casa ho avuto un crollo, sono scoppiata in lacrime disperata e da lì in un qualche modo non mi sono più ripresa. Ormai è passato un anno e mezzo da quell’incontro ed in tutto questo tempo ho come vagato in tondo: ho fatto ricerche su ricerche riguardo le altre facoltà, ho pure visto una psicologa cercando una soluzione. Eppure nessuna mi convinceva per varie ragioni: troppo lunga, troppo superficiale, scarse possibilità di lavoro, interesse nuovamente scarso. 

Qualche tempo fa sono partita per una breve esperienza lavorativa all’Estero, dove ho svolto lavoretti in un ostello e, nonostante non amassi fare le pulizie, ho trovato davvero meraviglioso stare in un ambiente che non fosse l’ospedale, dove avevo la possibilità d’incontrare persone da tutto il mondo! Tuttavia, una volta tornata a casa, mi sono sentita nuovamente soffocare dal quotidiano: aspettative dei genitori, che ovviamente desiderano io continui, convinzione di tutti in realtà. Ho dovuto prendere una decisione e, spinta dal non sapere cosa fare in alternativa, ho dichiarato che avrei finito, solamente per avere una qualche certezza di fondo, ma se avessi avuto poi l’opportunità di fare un altro lavoro, avrei messo nel cassetto la laurea ottenuta. Tuttavia studiare col pensiero di farlo per una carriera che non desidero continua ad angosciarmi, in quanto significa pure apprendere meno e l’ultima cosa che desidero è diventare un medico mediocre: puoi anche scegliere poi di fare il più innocuo dei mestieri, ma devi essere responsabile delle tue azioni e, per quanto m’impegni, non penso potrei mai diventare appassionata e quindi brava nel mio mestiere.

Ma cos’altro fare? Per me è molto importante avere la possibilità di emigrare, è un sogno sempre avuto e confermato da questa breve esperienza lavorativa. Vorrei poter dire di avere una passione particolare, un’abilità da offrire al mondo del lavoro anche senza laurea, ma così non è: ho passato la mia vita a studiare, pertanto l’esperienza lavorativa accumulata è pari a zero! Quando immagino il mio futuro, lo vedo mutare in continuazione ed è pure questo a confondere la mia famiglia ed a portarla ad etichettarmi come sognatrice priva di certezze…

Ho letto tutti i possibili articoli sulla crescita personale, sul seguire la propria strada e così via, ma tutte le mie cosiddette passioni sento che si sono assopite nel tempo, in quanto mi sentivo in colpa a non considerare lo studio in cima ai miei pensieri! 

In pratica le alternative sono due: continuare Medicina sperando di trovare in futuro un lavoro che mi possa piacere o quantomeno non detesti (quindi niente inerente l’ospedale, magari anche come rappresentante farmaceutico) oppure abbandonare l’università e mettermi a lavorare se alla fine preferirei svolgere un lavoro più “umile” ma a contatto con persone sane, in un ambiente meno asettico, per poi riprendere gli studi in futuro, scegliendo quindi un corso di laurea non più in base a vaghe idee ma con l’intento di perseguire una carriera precisa? Sembra una decisione semplice, invece qualcosa mi trattiene sempre dall’abbandonare questo corso: è la semplice paura dell’ignoto, l’orgoglio, la testardaggine, oppure la speranza di poter cambiare?

Mi scuso per la lunghezza e la pesantezza di questa lettera-sfogo, ma soprattutto vi ringrazio per averla letta. Spero in una vostra risposta, magari qualche racconto personale!

Buona giornata!

 

Lettera pubblicata il 14 Agosto 2015. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 7 commenti

  1. 1
    marinella -

    Ciao.. Penso che potrebbe esserti utile spegnere un po’ la parte razionale, che raffronta “tempi” “possibilità concrete” e “pratiche” (che sono indubbiamente importanti) per poterti concentrare su quella parte viva, pulsante, gioiosa e se vogliamo anche spirituale che potrebbe darti le risposte che cerchi 🙂 penso che l’approccio razionale nel tuo caso sia cosi pregnante da impedirti di vedere cosa vuoi ‘davvero’, cosa ami e ti fa vibrare di soddisfazione e gioia. Ti faccio una domanda per farti capire cosa intendo: C’È un’attività, un progetto o qualcosa che ti piace cosi tanto da esser disposta a lavorare anche gratis? E non potresti credere di essere pagata per farlo? Una passione magari per cui saresti disposta a investire le tue energie anche senza un ritorno economico… Naturalmente per semplificare, immagina di essere miliardaria e non aver bisogno di lavorare per vivere… Spesso la risposta a questa domanda ci porta a orientarci verso le attività che ci fanno stare bene… Il non plus ultra sarebbe inventarsi un lavoro che sembr cucito apposta per noi 😉 e visto che vuoi andare all’estero penso che le possibilità di farlo siano infinite rispetto all’Italia dove ci sono tanti ostacoli in questo senso… Credo che se trovassi chiarezza nel sapere quel che ami, avresti anche le energie per finire senza intoppi il tuo percorso di studi, valorizzandolo e inglobandolo all’interno del ‘tuo vero lavoro’. In bocca al lupo <3

  2. 2
    rossana -

    Funny Face,
    per come sono strutturata, parto dal principio di portare a termine, anche solo alla meno peggio, quanto ho iniziato, per mettermi al sicuro dai rimpianti, nel caso sia costretta ad abbandonare una strada per seguirne un’altra, indotta da eventi non dipendenti soltanto dalla mia volontà.

    Dovresti essere facilitata in tal senso non avendo in effetti specifiche passioni. A volte è la famiglia a impedirne la nascita.

    Se fossi in te, cercherei di terminare al meglio gli studi intrapresi, per sentirmi poi libera di seguire al cento per cento un percorso lavorativo che possa assolvere almeno in parte alla necessità di fornirmi elementi di sussistenza senza essere del tutto privo di un qualche interesse. Se non si è ricchi di famiglia, si dovrà quasi sempre mediare…

    A mio avviso, l’importante è che tu scelga con fermezza la prossima tappa, qualunque essa sia, e che ti lasci definitivamente alle spalle tutte le altre possibili alternative.

  3. 3
    Rossella -

    Fare una scelta di vita significa mettere in conto lo scoraggiamento. Quando s’incontra qualcuno sarebbe meglio essere molto evasivi. L’ammirazione è un rito pagano, non ho mai ammirato nessuno in valore assoluto. La mia ammirazione finisce come comincia… non la vivo come una fede, quando non vedo smetto di credere. Infondo il consenso non è mai scontato e soprattutto quando fai scelte di vita importanti dovresti evitare di farti condizionare da chicchessia. “Come stati?” “Non c’è male! E tu cosa mi dici?” Ecco: sempre spostare l’attenzione su chi ci sta davanti. Non per mettersi sulla difensiva s’intende. Per dargli l’attenzione che merita. A tal proposito è importante non perdersi nei propri pensieri. Farsi sorprendere dal saluto di un conoscente significa dargli il vantaggio di guidare la conversazione. Le distrazioni incidono sulla qualità della reazione e lo scoraggiamento farà il resto. Del resto: – del senno del poi ne sono pieni i ponti!-La fede va vissuta con una certa immediatezza. Ne parlavo oggi con mia madre. Dicevo per l’appunto che non è semplice fidarsi di un uomo che ha avuto occhi per donne molto sicure di quello che rappresentavano; molto autonome e determinate ad avere il mondo ai loro piedi. Se cominci a ragionarci non ti fidi più di nessuno e cominciano quei processi alle intenzioni (es. l’idea che dopo il matrimonio potrebbe continuare a inseguire lo stesso ideale di donna) che potrebbero minare la tua stabilità psicofisica. Il disegno di Dio non è un’imposizione, si deve perseguire con grande determinazione. Cambiare per cambiare non ha senso. Resta il ricordo di qualche giornata in cui ti sei sforzata di stare al passo con i tempi e sei passata decisamente meno inosservata di chi vive con disinvoltura il modernismo.

  4. 4
    Funny Face -

    Grazie a tutte per avermi risposto, era la prima volta che scrivevo su un forum! ^^

    Andando nello specifico, per quanto riguarda la risposta di Marinella, è proprio a questa domanda che non so dare una risposta definitiva: se mi fermo a pensarci, in fondo ci sono tante cose che mi piacciono ma non ho idea se una di queste possa mai diventare un lavoro. Adoro il cinema e la musica, ma razionalmente parlando (ah maledetta razionalità!) dubito di trovare un lavoro inerente… però mi piace pure scrivere e so di essere portata per le lingue… diciamo che ho una magnifica pappardella d’interessi! Grazie della risposta e crepi! 😉

    Quanto a Rossana, ho apprezzato molto anche il tuo commento: penso anch’io che sia importante l’aspetto economico e la consapevolezza di aver sprecato i soldi dei miei genitori negli ultimi anni mi attanaglia lo stomaco! Credo che il mio piano sia sempre stato di studiare Medicina e dedicare il tempo libero ai miei veri interessi, ma si tratta di una facoltà molto impegnativa e lo stesso vale per il lavoro: se non apprezzo né le materie né il futuro mestiere, è facile cadere in depressione e svolgerlo al peggio! Anche prendere questa laurea sperando di avere poi l’occasione della vita e fare tutt’altro significherebbe aver buttato via soldi e soprattutto è quasi impossibile accada se nel frattempo le mie energie sono dedicate al lavoro di medico! Comunque grazie anche a te per la risposta, è stato bello leggere due pareri discordanti fra loro! 🙂

    Per finire ammetto che il commento di Rossella trovo sia molto sibillino: se per caso vuoi approfondire la tua risposta mi farebbe piacere, in quanto non sono certa di aver dato il giusto significato e non vorrei risponderti in modo superficiale!

  5. 5
    Golem -

    Funny Face. Forse Rossella col suo post voleva darti un esempio allegorico di cosa vuol dire avere le idee confuse. Tu segui il disegno di Dio con determinazione, ma soprattutto vivi con disinvoltura il modernismo e ti realizzerai.
    Tu hai capito il messaggio sotteso? Io no.
    Qui siamo o in piena genialità gratuita o l’esatto contrario. Scegli tu.
    Trascurando le genialità incomprensibili ai comuni mortali, ti direi di non fare il medico se non lo “senti”.
    Scusa la banale ovvietà di un normodotato intellettualmente, ma è l’unico consiglio che mi viene spontaneo di darti leggendo delle tue pesanti incertezze al riguardo.

  6. 6
    rossana -

    Funny Face,
    per me il tempo, i soldi e l’impegno non sono mai “buttati via”. Qualsiasi sia il risultato conseguito rappresenta sempre un arricchimento, che può non servire al conseguimento della laurea, se non è tuo interesse farne una professione, ma magari rivelarsi utilissimo in qualche saltuaria circostanza. Forse è sufficiente che da questa preparazione non voglia trarre il massimo. Potresti magari ipotizzare di trascorrere qualche anno vaccinando bambini in Paesi del terzo mondo nell’ambito di una qualche ONG…

  7. 7
    Melfalan -

    Ciao, sono al quinto anno di Farmacia e diciamo che capisco il tuo stato d’animo, ne soffri’ di uno simile pochi anni fa e tutt’ora ogni tanto mi torna a visitare. Come te, non sono del tutto convinto della facoltà che ho scelto, scelta dovuta al fatto di essere all’epoca un ragazzino confuso e insicuro sul proprio percorso di vita. Spinte genitoriali, sicurezza lavorativa e anche un pò di “prestigio”, se può essere chiamato cosi, mi spinsero semplicemente a provare senza avere una chiara visione sull’effettivo impiego che avrei dovuto adempiere conclusi gli studi.

    Dopo innumerevoli pippe mentali e i più oscuri viaggi all’interno del mio animo, ed essendo al quinto anno, sto cercando di finire tutto questo percorso in modo da almeno liberarmene. Non so se mai farò il farmacista o se userò questa laurea in qualche modo ma solo dopo questo passo potrò iniziare a fare qualcos’altro, senza troncare di netto una strada, magari pure “senza cuore”, che sto percorrendo da un bel pò di tempo.

    La questione a parole è indescrivibile, ti comprendo benissimo, e non sono proprio la persona giusta che ti possa dare consigli preziosi, ma se sei in grado di continuare a terminare gli anni di studio forse è meglio farlo. Nulla viene e verrà buttato via, comunque tu scelga di agire, ogni cosa può tornare utile in quest’altro enorme cammino della vita.

    Ottimo il consiglio dello spegnere la razionalità, inganna troppo la nostra vita.
    Perdona gli eventuali errori : )

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