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365 giorni ed uno spazzolino

Il titolo è banale, mi rendo conto ma è l’unica cosa che non ho reclamato.
Quello spazzolino che avevo dimenticato da te una settimana prima di tutto quello che è iniziato un anno fa quello spazzolino che anche tu avevi detto che sarei tornato a prendere la volta successiva che mi sarei fermato da te.
Sapevi che non ci sarebbe stata una volta successiva e arrivò quella settimana, quella che dura ancora quella che brucia ancora arrivò quell’ora di quel giorno su quella maledetta panchina quelle poche parole dette sbagliate che hai colto al volo, e poi tutto il resto non vale nemmeno la pena di ricordarlo tutto lo schifo che mi hai versato addosso solo perché piangevo davanti a te, solo perché ti cercavo, solo perché avevo bisogno di te, solo perché avevo la colpa di amarti ancora.
Che pezzo di ghiaccio che sei stata, complimenti l’iceberg costruito con tutte le bugie, reso più freddo dalle attenzioni di un altro, è emerso in superficie con superficialità è emerso così all’improvviso, mentre stavo correndo senza accorgermi di nulla e come un titanic non ho fatto in tempo a schivarlo lo squarcio che ha aperto c’è ancora, e io giaccio sul fondale adagiato su di un lato da ormai un anno.
Dopo tutto dovevo aspettarmelo non eri una persona speciale non lo eri, ero solo io a pensarlo e di pesci come te, pardon, di iceberg ne è pieno il mare ce n’è troppi di pezzi di ghiaccio che galleggiano alla deriva io cerco la mia terra ferma, quella che tu non sei stata ti sei comportata come tutte le persone, mi hai fatto quello che si legge in giro su internet, mi hai fatto quello che fanno le persone nella vita reale.
Dispiace pensarti ancora così tanto e vedere che quella persona che diceva che non mi avrebbe mai abbandonato invece mi ha cancellato.
Dispiace sapere che non potrò riprovare certe emozioni con nessun’altra persona dispiace non avere ancora quell’intimità che ci rendeva unici, anzi, che mi faceva credere che fossimo unici.
Sai, io lo sono sempre stato e lo sono ancora, unico ed ingenuo, ho pagato lo scotto della tua immaturità e mentre purtroppo desidero una vita che non ho, mi guardo intorno e vedo vedo per cosa mi hai lasciato, vedo per cosa hai perso una persona.
E mentre certe notti sembrano non arrivare mai, i pensieri sono ancora molti e una volta finito il giorno e le cose da fare, sono sempre loro a tenermi sveglio.
Perché è inutile desiderare, fingere di stare meglio e dare consigli agli altri quando poi si deve fare i conti ogni giorno con quel pensiero fisso come un respiro, come una malattia cronica con cui dialoghi, convivi, alterni momenti migliori a momenti neri, non vedi l’ora che finisca
E chiedi scusa, e ti farcisci i pensieri di se, di ma, di perché e li lasci li, in sospeso rispondendo con dei forse che cadono subito e allora il ciclo riprende, mese dopo mese, giorno ed ora dopo ora punto e a capo.
Forse non dovrei pormi tutte queste domande, forse non dovrei desiderare tutte queste risposte forse purtroppo le tue erano frasi di circostanza, e di quello spazzolino nemmeno ti ricorderai se dovesse capitarti per le mani non buttarlo via, non ti servirà per pulirti i denti quando tutto questo ti tornerà indietro ma ti tornerà utile se non altro per lavarti la coscienza.

Lettera pubblicata il 13 Marzo 2013. L'autore ha condiviso 28 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    eroma -

    Ciao caro amico,

    ti sono davvero solidale, sto passando anche io questa stramaledetta situazione…..ricordi belli e brutti, parole dette e non dette,pensieri, fissazioni, che non finiscono mai di martellarti la testa, giorno e notte non fa differenza…..un bel lavaggio del cervello, per dimenticare e non soffrire più…..giornate passate decentemente, e giornate dove tutto ti fa schifo……non ne posso più nemmeno io. Tanti saluti

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